Page 2 - Forestale N. 70 settembre - ottobre 2012
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Il Forestale n. 70  17-10-2012  15:32  Pagina 3
















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                 Le ecomafie internazionali dietro la deforestazione


                     ra il 50% e il 90% della deforestazione nei paesi tropicali è in mano alla criminalità organizzata. Un’azione
                     che minaccia tutti gli sforzi della comunità mondiale contro i cambiamenti climatici, la tutela della fauna
                 T selvatica e lo sradicamento della povertà. Lo afferma l’ultimo rapporto del programma Onu per l’Ambiente
                 (Unep) e dell’Interpol, secondo cui la quota dell’industria illegale del legname nel commercio a livello globale
                 adesso è tra il 15% e il 30%.
                 I polmoni verdi nel mirino dei criminali si trovano nel bacino dell’Amazzonia, in Africa centrale e nel Sudest
                 asiatico. Il commercio fuorilegge di legname, che vale fra i 30 miliardi e i 100 miliardi di dollari l’anno, ostacola
                 gli interventi per la riduzione delle emissioni di carbonio, accresce la deforestazione, rallenta lo sviluppo soste-
                 nibile, la creazione di posti di lavoro e la riduzione delle emissioni a livello globale. La malavita ha un’enorme
                 responsabilità rispetto alla morte lenta dei più efficienti “polmoni” della Terra. Uno dei metodi più usati è ovvia-
                 mente la falsificazione dei documenti, seguito subito dopo dalle “bustarelle”. In alcune nazioni il costo di un
                 singolo permesso ottenuto grazie alla corruzione  è di 50 dollari. In questi ultimi anni c’è anche chi ha perso la
                 vita per proteggere le foreste tropicali. Nella Repubblica democratica del Congo, ad esempio, oltre 200 guardia-
                 parco del Virunga National Park sono stati uccisi per difendere i confini della riserva dalle milizie che operano
                 nella vendita del carbone prodotto dagli alberi della zona. Un traffico che - nonostante la lotta dei rangers - con-
                 tinua a generare in quel paese 28 milioni di dollari all’anno. “Il taglio illegale non sta diminuendo, anzi sta
                 raffinando le sue tecniche per eludere i controlli e i cartelli sono sempre meglio organizzati”.
                 “Ciò che è davvero scioccante è l’enorme quantità di legname che non viene registrato”, infatti i dati di import
                 ed export non garantiscono una fedele fotografia di questo commercio.
                 Un altro trucco messo in atto di frequente dai contrabbandieri è quello di accaparrarsi i finanziamenti governa-
                 tivi fingendo di aver ottenuto il legname da foreste create dall’uomo, come quelle impiantate per la riduzione del
                 CO 2 . Nel 2009, il governo brasiliano, nel corso di un’inchiesta volta a smascherare proprio questo tipo di truf-
                 fa, incriminò circa 3.000 società per aver esportato finto legname “eco-certificato” negli Stati Uniti, Europa e
                 Australia.
                 Il rapporto dell’Interpol ha anche rilevato crimini associati, come omicidi, violenze a atrocità contro le popola-
                 zioni indigene delle foreste. “La minaccia posta all’ambiente dal crimine organizzato - commenta Ronal K.
                 Noble, segretario generale di Interpol - richiede una risposta di applicazione del diritto internazionale forte, effi-
                 cace e innovativa, per proteggere queste risorse naturali e combattere la corruzione e la violenza legate a questo
                 tipo di crimine, che può anche influire sulla stabilità e la sicurezza di un Paese’’.
                 La notizia deve far riflettere e indurre ad una seria presa di coscienza da parte di società, istituzioni e politica. In
                 Italia, dove invece le foreste sono in aumento, il termine ecomafia ha sinonimi diversi ma altrettanto pericolosi
                 per l’ambiente come: traffico di rifiuti, agropirateria, ciclo del cemento, cave, discariche ecc. Il Corpo forestale
                 dello Stato ha tra i propri compiti la difesa dell’ambiente, del territorio e del paesaggio da ogni aggressione. Spesso
                 però gli strumenti messi a disposizione dagli istituti penali in questo settore non sono sufficienti a contrastare i
                 crimini ambientali. Eppure il contesto è stato studiato e approfondito da tempo. È ora giunto il momento di tra-
                 durre in importanti scelte legislative quello che ormai gli Italiani hanno compreso: distruggere o degradare
                 l’ambiente e il patrimonio agroalimentare corrisponde a commettere un grave reato e non una leggera “disatten-
                 zione”. Per questo è prezioso il contributo che il Corpo può dare tanto nel controllo del territorio quanto in
                 contesti complessi come le sezioni di polizia giudiziaria e la lotta alla criminalità organizzata che sempre più spes-
                 so guarda all’ambiente come teatro di traffici illeciti altamente remunerativi e in fondo ancora poco rischiosi.
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