Page 10 - Forestale N. 48 gennaio - febbraio 2009
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Arriva il fenicottero, avocetta addio

          Qual è la ragione del calo repentino di una specie tipica degli ambienti costieri, per decen-
          ni zoccolo duro della riserva statale pugliese? “Il fenomeno si è accentuato con l’arrivo del
          fenicottero rosa: un gigante di 3 chili aspira dal fango il nutrimento necessario per decine
          di avocette”, chiarisce l’ornitologo Nicola Baccetti, ricercatore dell’Ispra (ex Infs). In effet-
          ti, dal 1996, quando si sono riprodotti la prima volta (80 giovani involati), i fenicotteri si
          riproducono stabilmente in Salina - nell’estate 2008 gli agenti della Forestale hanno conta-
          to 200 pulli - e vi svernano in grandi numeri, 5.000-6.000 esemplari l’anno. Ma c’è solo la
          competizione alimentare. “Quella di Margherita è la più grande salina d’Italia, è un’indu-
          stria naturale dove si producono dai 5 ai 6 milioni di quintali di sale l’anno. Spesso le
          esigenze industriali contrastano con quelle della natura. Per esempio, se si allagano i luo-
          ghi dove sono i nidi è chiaro che la riproduzione degli uccelli è compromessa. Inoltre, per gli
          alti costi economici, non si fa la manutenzione degli argini interni, che con il tempo si sono
          erosi e sono stati sommersi dalle acque, così gli uccelli non hanno spazi dove riprodursi e
          acque basse dove alimentarsi”, chiarisce Roberto Tinarelli, presidente dell’Associazione orni-
          tologi dell’Emilia-Romagna e buon conoscitore della Salina. E aggiunge: “La
          compromissione degli ambienti naturali costieri, pur-
          troppo, è un fenomeno diffuso in Italia, da
          Margherita di Savoia al Delta del Po e alle Valli di
          Comacchio, dalle zone umide alle
          saline della Sardegna e della
          Sicilia. Così le avocette, che
          sono uccelli legati alle zone
          salmastre, che nella dispensa
          delle saline pescano insetti,
          larve di zanzare, piccoli cro-
          stacei come le artemie
          saline e vermi presenti
          nel  fango   molle,
          hanno iniziato a
          colonizzare gli
          habitat interni di
          acqua dolce e si
          possono avvistare nella Bassa Modenese, nell’oasi Lipu di Torrile, vicino Parma, negli
          ambienti allagati del Bolognese e del Ferrarese e anche nella Piana di Firenze”. Qual è lo
          stato della specie a livello nazionale? “La popolazione italiana è stabile da una decina d’an-
          ni. Sono circa 2 mila coppie riproduttive, con l’areale distributivo in crescita del 25 per
          cento, mentre la consistenza degli svernanti è stimata in 5-7 mila individui”, risponde il bio-
          logo ambientale Lino Casini, autore di uno studio – con Tinarelli e altri – pubblicato nel
          2005. “Le aree più significative per la specie sono la Salina di Cervia (272 coppie nel 2000)
          nel Ravennate, la provincia di Rovigo (250 coppie nel 2003) e le lagune del Friuli (60-100
          coppie), oltre alla Salina di Margherita di Savoia (540-600 coppie nel 1993) e alla Sardegna
          (500-600 coppie, metà anni ’90)”, continua il ricercatore.
          “E anche se a livello europeo (BirdLife International 2004) lo stato di conservazione della
          specie è considerato sicuro, in Italia i problemi non mancano. Vanno dalla distruzione delle
          zone umide alla cattiva gestione delle saline (la gran parte dismesse) e delle valli da pesca,
          perché gli improvvisi allagamenti distruggono i nidi, alle malattie contratte per l’inquina-
          mento da piombo (saturnismo) causato dall’ingestione dei pallini usati dai cacciatori”.
          Perciò per garantire un futuro alla signora delle saline, non bisogna abbassare la guardia.


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