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aree protette
Superga, a Torino, che si estende su negli orti botanici (il primo dei meno conosciuto ma non meno
ben 740 ettari di boschi di faggio, quali sorse in Italia per volontà del importante.
querce e castagno. Papa, nel 1280). Anche oltralpe, se Una pianta secolare, alta 25 metri e
I parchi urbani, poi, oltre all’effetto Parigi gode oggi di due formidabili con una chioma di 15 metri di dia-
termoregolatore, riducono l’inqui- polmoni verdi, il Bois de Boulogne metro produce per ogni ora di atti-
namento acustico ed atmosferico, ed il Bois de Vincenne, lo si deve a vità 1710 chili di ossigeno e assor-
assorbendo anche le polveri. I Napoleone III, soprannominato be 2350 chili di anidride carboni-
boschi di latifoglie, in particolare, anche “imperatore giardiniere”, che ca. In dieci ore, è stato quindi cal-
hanno questa proprietà e si è visto era rimasto affascinato nel suo esi- colato, una pianta così potrebbe
come un bosco di faggi arrivi ad lio londinese dai parchi che già ricambiare l’aria respirata da 800
assorbire ogni anno 30-35 tonnella- allora la capitale inglese possedeva. persone in una giornata di lavoro
te di polvere ad ettaro. Gli alberi centenari, oltre ad essere pesante.
Nei parchi urbani, indisturbati, e dei monumenti vegetali, spettacola- Grazie amici alberi!
con facilità di trovare cibo, vivono ri a vedersi e per la storia che rac-
specie animali in fuga dalle campa- contano, hanno un valore biologico GABRIELE SALARI
gne, dai tassi alle volpi agli istrici.
Non siamo ancora ai livelli norda- G. Marcoaldi - Panda Photo
mericani dove chi porta a spasso il
cane nel parco cittadino deve teme-
re l’assalto dei coyote, ma la fauna
in città cresce gradualmente.
Un buon metro è, ad esempio, il
numero e la varietà delle specie
travolte dalle auto in prossimità
delle aree verdi: spesso si tratta di
rapaci notturni, dai più comuni,
come allocchi e barbagianni fino al
gufo e la civetta.
Nelle aree verdi cittadine, si ritro-
vano anche i grandi alberi, esem-
plari centenari e bicentenari, i quali
più raramete sopravvivono nei
boschi, che se non sottoposti oggi a
ceduo, lo sono stati comunque nel
passato.
I patriarchi verdi sono particolar-
mente presenti nei giardini storici e Villa Sciarra (Roma)
PARCHI URBANI - UN’IDEA INGLESE CHE HA CONTAGIATO IL MONDO
In origine sono stati gli inglesi. I primi parchi pubblici li hanno ideati loro ed ancora oggi, uno dei modi per
festeggiare il nuovo Millennio in Gran Bretagna, è stata la creazione di parchi pubblici, giardini ed orti botani-
ci. A Londra un bacino d’acqua di trenta ettari è stato trasformato in un mosaico di laghetti e zone umide per
gli appassionati di birdwatching. Quello che viene considerato il padre dei parchi urbani, Frederick Lwa
Olmested, nacque nel Connecticut nel 1822 ma fu proprio un viaggio a Birkenhead, sobborgo di Liverpool, a
farlo innamorare di questa realtà. Olmsted conobbe i migliori progettisti del paesaggio e capì l’importanza, in
città industriali in rapido sviluppo, di preservare delle aree verdi, dove, come scrisse, “poteva accedere in
piena libertà il più umile contadino e la regina”. Proprio Olmsted e all’inglese Vaux si deve il progetto di
Central Park a New York. 300 ettari di boschi e laghetti che vennero inaugurati nel 1859, ma i cui lavori si pro-
trassero poi per oltre vent’anni. Così scrisse Olmsted: “Verrà il giorno in cui New York sarà interamente
costruita, in cui tutti i vuoti ed i pieni saranno completati e la pittoresca varietà delle formazioni rocciose di
Manhattan sarà stata trasformata in fondamenta per file di lunghe strade monotone e ammassi di edifici alti e
squadrati. Allora il valore impagabile di questo parco sarà ben più considerato e pienamente apprezzato l’uso
che ne è stato fatto”.
G.S.
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