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viaggi e avventura




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          Isole Tuamutu

          mano faré; si fanno le vele di certe piroghe, i costumi  ta il rigoglio di un sottobosco, le cui creature più diffu-
          per danzare, i cesti per raccogliere i pesci pescati e lun-  se sono granchi d’ogni specie (hanno noci di cocco in
          ghe reti per chiudere zone della laguna e farne dei vivai.  abbondanza per sfamarsi). In questo mondo perduto il
          Di foglie di cosso sono anche le corone fresche e leg-  ciclo della creazione e della distruzione è completa-
          gere che proteggono il capo dal sole, corone che i pe-  mente affidato alla natura: quanto muore alimenta chi
          scatori si mettono sovente nei lunghi viaggi in piroga.  vive e cresce. E questo vale anche per il mare.
          Quanto ho sin qui descritto, è oggi molto cambiato, sia  Chi riesce a raggiungere questi atolli rimasti estranei
          negli atolli raggiunti da turismo (le cui acque non sono  alle trasformazioni o addirittura abbandonati dall’uo-
          più solcate da piroghe a vela, ma da potenti motoscafi),  mo, può credere d’essere sbarcato in un Eden perduto.
          sia in quelli che sono stati abbandonati dall’uomo. Gli  Scopre non solo le sorprendenti foreste cresciute in su-
          isolotti abitati sono pochi, quelli deserti sono ormai  perficie, ma sott’acqua altrettanti stupefacenti selve di
          molti.                                               gorgonie giganti e di alcionarie fluttuanti e di madre-
          Ho visto nell’atollo di Motutunga, estremo sud-ovest  pore multicolori.
          delle Tuamutu, quanto qui la natura abbia ripreso pos-  Difficile, in altri mari, osservare una fioritura sottoma-
          sesso dei luoghi. A darmene festoso annuncio al mo-  rina simile.
          mento del mio sbarco, sono stati stormi fittissimi di  Se in superficie non si taglia più un filo di verde da de-
          creature del cielo, unica popolazione chiassosa in que-  cine e decine d’anni, sotto’acqua da altrettanto tempo
          ste isole dove la categoria del creato riferibile all’uo-  non si pesca, né si raccolgono conchiglie o rami di co-
          mo è totalmente scomparsa.                           rallo e madrepore.
          Qui silenzi e armonie scandiscono istanti d’una crea-  Lo spopolamento degli atolli Tuamutu è dovuto (come
          zione che continua. E moltiplica il verde, in un pae-  in tutto il mondo) alla migrazione ininterrotta dai pic-
          saggio che sino a ieri era arido, ostile.            coli centri verso i maggiori. In Polinesia si lasciano que-
                                                               ste piccole isole e ci si stabilisce a Tahiti o a Bora-Bo-
          La noce di cocco, getta i suoi germogli e si moltiplica.
          Non c’è più l’uomo a strapparle per costruire case, chie-  ra dove si guadagna (lavorando nei “servizi turistici”)
          se, piste per aerei, magazzini.                      si vive bene, si vede la TV...
                                                               Altrove questa fuga ha provocato la rovina alle terre ab-
          Crescono altri e nuovi alberi, a Motutunga.
          Alberi sono ormai d’alto fusto, e il verde è addirittura  bandonate. Nei Mari del Sud sta accadendo: partito
          trionfante. Nessuno qui taglia più né un tronco né un ra-  l’uomo, è la bellezza della natura a trionfare.
                                                               Con uno scoppio di rigoglio verde.
          mo. In due decenni è cresciuta una foresta dai tronchi
          possenti; copre il terreno con ombra fitta e questo aiu-                                 FOLCO QUILICI



                                                                                                             13
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