Page 20 - Calendario 2005
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I    l maresciallo capì che attoccava a lui parlare perprimo,se voliva capirci qualcosa del



                                     comportamento di Ciccino dopo la morte della mogliere.Abbisognava approfittare del
                                     momento che pareva bono,ma doviva pigliarla alla larga e quindi addentrarsi con
                                     estrema quatela.“Oltre che a ringraziarti, sono venuto a farti, macari se in
                                     ritardo, le condoglianze. So che hai sofferto, e continui a soffrire, come un
                                     cane. Ma sei un omo di sperienza e perciò devi farti una ragione”. “Pirchì devo
                                    farmi una ragione?”La domanda strammò il maresciallo.Era molto
                                   semplice e lineare,la domanda,e appunto perquesto di difficilissima risposta.
                             Soprattutto se fatta da uno come Ciccino che non aviva figli e non aviva avuto altri
                           affetti al di fuori di quello perla mogliere scomparsa.La risposta però gli acchianò alle
            labbra spontanea,quasi non suggerita dal cervello.“Perché accussì è la vita. Pinsavi che Marta campava in
            eterno? Lo sai che appena nasci, ti cominci a portare sulle spalle la tua morte”. “Ma io non parlavo della morte”.
            Matre santa,ma che voliva dire quell’omo?Il maresciallo aviva necessità di taliarlo nell’occhi,ma nella
            cammara c’era troppo scuro.Il temporale non accennava a calmarsi.Senza
            spiare permesso,si susì,addrumò la luce,tornò ad assittarsi.Ciccino non si
            era cataminato.Ora il maresciallo lo potiva esaminare bene.Stava
            immobile sulla seggia,le mano posate supra le ginocchia,la faccia che
            pariva tagliata nel legno.Tiniva l’occhi stritti a fessura,pirchì accussì circava
            d’impedire alle lagrime di nesciri fora.Era la statua vivente di un dolore  1 L s. Alfonso M. de’ Liguori
            insopportabile che si irradiava torno torno fino a formare una specie di  2 M s. Eusebio
                                                                                3 M s. Lidia
            corazza invisibile ma impenetrabile.E fu allora che il maresciallo ebbe la
                                                                                4 G s. Nicodemo
            certezza che pertutti i giorni che erano seguiti alla morte di Marta,Ciccino  5 V s. Sisto
            aviva passato gran parte delle giornate accussì,immobile sopra una  6 S s. Oronzo
                                                                                      Trasfigurazione
            seggia,sia che fora ci fosse luce sia che ci fosse scuro,a pinsare e a ripinsare
                                                                                      di N. Signore
            un’idea fissa,una sola,che non riguardava la morte.Ma allora che    7D s. Domenico
            riguardava?Si fece pirsuaso che qualsiasi parola sarebbe stata sbagliata.  8 L s. Gaetano da Thiene
                                                                                9 M s. Tommaso da Cantalupo
            Pervincere la sottile angoscia che l’aviva pigliato,il maresciallo si versò due
                                                                               10 M s. Lorenzo
            dita di vino,lo bevve di colpo.Davanti a lui,con un movimento lentissimo,  1 1 G s. Chiara d’Assisi
            Ciccino accennò a susirisi.Rigido,pariva un pupo di legno che permiracolo  12 V s. Macario
            pigliava vita.Quanno fu addritta,si mosse ancora incerto verso la scala che  13 S s. Ippolito
                                                                               14 D s. Alfredo
                    portava al piano di sopra,l’acchianò con fatica gradino appresso  15 L Assunzione di M. V.
                       gradino,scomparse.Il maresciallo lo sentì caminare      16 M s. Stefano d’Ungheria
                                                                               17 M s. Rocco
                           tanticchia,appresso Ciccino ricomparse,s’assittò
                                                                               18 G s. Elena
                             nuovamente al posto di prima,posò sul tavolo quello  19 V s. Ludovico
                               che era andato a pigliare.Un medaglione         20 S s. Bernardo da Chiaravalle
                               sicuramente dell’ottocento,di buona fattura     21 D s. Pio X
                                                                               22 L s. Andrea da Fiesole
                                 macari se non prezioso,di un cinque centimetri
                                                                               23 M s. Rosa da Lima
                                  massimo di diametro,che si portava al collo con  24 M s. Bartolomeo
                               un nastro di velluto nero.Ciccino lo fece scivolare  25 G s. Patrizia
                                                                               26 V s. Alessandro
                     tanticchia verso il maresciallo che potè taliarlo più da vicino.Sul
                                                                               27 S s. Monica
            tondo smaltato era stata pittata una Crocefissione,i colori si mantenevano  28 D s. Agostino
            ancora brillanti.“Bello”- fece il maresciallo.“L’accattai a Marta tri misi dopo  29 L s. Sabina
                                                                               30 M s. Felice
            che ci eravamo maritati. Lei se lo mise al collo, lo tiniva sutta tutti i vistiti,
                                                                               3 1 M s. Raimondo
            sulla pelle, e non se lo livò più”.Allungò una mano,strinse nel pugno il
            medaglione.Ripigliò a parlare con fatica,ogni parola gli pisava.
            “Questo medaglione si rapre in due, come la cassa di un
            ralogio. Io, quanno l’arrigalai a Marta, mi fici fare
            una fotografia della mè faccia, la ritagliai e ce
            l’infilai. Quanno Marta morì, mi venne gana
            di taliare dintra al midaglione la mè faccia di
            quarantatrì anni fa. Lo raprii prima che la
            mittissero nel tabuto”.Con l’unghia del pollice
            aprì il medaglione,lo porse al maresciallo.
            “Taliasse vossia”. Il maresciallo taliò la foto.
            Quella,macari a tenerconto delle alterazioni
            dovute agli anni,non era certamente la faccia di Ciccino.
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