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PAGINE DI STORIA
trea, ottenendo importanti vittorie nel dicembre 1895
all’Amba Alagi, a Makallè e – infine – ad Adua, il 1°
marzo 1896. Mantenuta l’integrità territoriale e tenuto
a bada il velleitario espansionismo coloniale italiano,
l’Etiopia aveva ingrandito i suoi possedimenti, sotto-
mettendo altri vicini meno organizzati e minacciando
le colonie italiane d’Eritrea e Somalia, avendo da sempre
cercato di ottenere uno sbocco al mare. Non era una
coesistenza facile quella fra il Regno d’Italia e il grande
agglomerato di razze africane: entrambi ritenevano di
poter risolvere i propri problemi a danno dell’altro.
L’uno accedendo alle rotte commerciali marittime, l’altro
annettendo alle poco vantaggiose distese di sabbia delle
proprie colonie, terre di cui – forse – si favoleggiava a
sproposito.
All’inizio del XX secolo, Grande Guerra e “riconquista”
della Libia avevano impegnato l’Italia, non consenten-
dole di dare sfogo a mai sopiti sogni di vendetta: ma era
solo questione di tempo. Il Capo del Governo italiano,
Mussolini, una volta ultimate nel 1932 le operazioni di
contro-guerriglia in Libia, intenzionato da un lato ad
affermare il ruolo dell’Italia nel panorama internazionale,
dall’altro a convogliare l’eccedenza di manodopera che e in agosto il brigadiere ricevette una medaglia d’argento
emigrava soprattutto oltre Atlantico, e spinto dall’irra- al valor militare, nel corso di cerimonia eternata in una
zionale desiderio di vendicare la sconfitta di Adua, decise delle colorate copertine della Domenica del Corriere.
di porre fine all’indipendenza di questo grande stato Dopo essere stata per breve tempo diretta da Emilio
africano. Si registrò un crescendo di frizioni e provoca- De Bono, uno dei quadrumviri del fascismo, che in ef-
zioni, fino a sfociare nell’incidente di frontiera di Ual fetti riuscì a compiere solo un primo balzo in avanti
Ual del 5 dicembre 1934, che l’Italia usò a pretesto per superando il confine, la campagna militare venne affidata
dare il via ad una serie di iniziative che portarono all’in- a far data dal 28 novembre 1935 al Generale Pietro
vasione. Fra gli episodi che precedettero le ostilità, nella Badoglio. Ufficialmente Mussolini volle colpire la len-
notte fra il 2 e il 3 marzo 1935, lo scontro a fuoco fra il tezza di De Bono, ma Badoglio non si dimostrò ini-
Brigadiere dei CC.RR. Gennaro Ventura e il buluk- zialmente un fulmine, intendendo correttamente assi-
basci Gherenchiel Tesemma – da una parte – e una curarsi un dispositivo logistico adeguato allo sforzo da
banda di abissini che avevano sconfinato nella zona di sostenere: c’erano da aprire strade, costruire ferrovie e
Agordat, in Eritrea, ad Om-Hager. Fatti segno dalla ammassare materiali. In realtà Badoglio, per quanto di-
fucileria nemica, lo zaptiè fu ferito mortalmente al pol- scutibile, godeva del favore del re e, soprattutto garantiva
mone e il sottufficiale, da dietro un riparo, rispose al maggiori capacità militari del collega che, abbandonato
fuoco tenendo testa per tutta la notte agli avversari. Il il Regio Esercito, aveva abbracciato l’avventura del fa-
nemico lasciò sul terreno un morto e due feriti e ripiegò, scismo. Fu schierato uno strumento militare imponente
6 NOTIZIARIO STORICO DELL’ARMA DEI CARABINIERI - N. 1 ANNO VII