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PAGINE DI STORIA







                                                                      La Banda di Cohain




            stettero per oltre 8 ore. Fra i caduti di quella giornata il    fu assegnata al
            Brigadiere Amorelli e il Carabiniere Angelo Alaimo
            (Vedi Meloni S., Il redivivo dell’Adi Abò. Diario di 9
            mesi di prigionia nella Guerra dell’Impero, Imola 1939).      Brigadiere Silvio
            Meloni e Palazzo, entrambi feriti e il secondo grave-
            mente, furono fra i pochissimi catturati. Le bande regi-   Meloni, coadiuvato
            strarono 24 caduti fra irregolari, zaptiè e graduati, 19
            gregari feriti e 4 dispersi. Amorelli cadde dopo essere         dal Carabiniere
            stato ferito 3 volte, mentre cercava di rompere l’accer-
            chiamento per raggiungere il vicino battaglione eritreo,
            come Alaimo che invece ricevette un colpo nel cuore       Domenico Palazzo.
            perendo immediatamente. Entrambi ebbero l’argento
            al valor militare. Anche i due catturati ricevettero in             Riuniva una
            seguito la medaglia d’argento, proposta dal Contadini,
            per il valore dimostrato e il contegno tenuto in prigionia.
            In ordine al limitato numero di prigionieri, occorre sot-  novantina di gregari,
            tolineare che le milizie etiopi, strutturate in modo feu-
            e non esitavano a sopprimere prigionieri e feriti rimasti fra zaptiè e irregolari
            dale, concepivano la guerra anche come motivo di razzia

            sul campo, spogliandoli di tutto e sovente sottoponen-
            doli a sevizie e mutilazioni dei genitali. Tale pratica fa-
            ceva sì che la resistenza opposta fosse sovente ad ol-
            tranza, nella consapevolezza che vi fosse ben poco da   detenzione. A conferma del contegno durissimo degli
            sperare in caso di resa. Conseguentemente anche gli     Etiopi l’elevato numero di ufficiali delle unità coloniali
            Italiani finirono per applicare metodi che, oggi, potreb-  italiane caduti: essendo reparti più esposti, in caso lo
            bero essere definiti discutibili, ove non fossero adegua-  scontro non fosse fortunato venivano finiti spesso con
            tamente contestualizzati.                               le armi da taglio.
            Gli Italiani prigionieri nel corso dell’intero conflitto  Ebbe  quindi  luogo  la  1a battaglia  del Tembien,  che
            furono pochissimi. Il Meloni ad esempio ebbe modo       iniziò il 20 gennaio e rappresentò il momento più peri-
            d’incontrare storici capi etiopi, come Ajaleu Burrù, che  coloso dell’intera campagna, con le Camicie Nere della
            lo apostrofò ostentando grande sicurezza sulla vittoria  2^ Divisione 28 Ottobre assediate a Passo Uarieu. L’of-
            delle armi abissine, aggiungendo di aver catturato 33   fensiva etiope era stata condotta con circa 20.000 armati
            mitragliatrici, molti Italiani e addirittura 11 carri armati,  agli ordini di capi di grande valore e capacità come i ras
            riferendosi probabilmente al combattimento di Dem-      Seium e Cassa e il degiacc Mulughietà. In quel settore
            beguinà del 14-15 dicembre 1935, in cui i CV-33, le     operarono le Sezioni 302a e 312a, unitamente alla 391a
            “scatolette di sardine”,  erano  stati  fatti  a  pezzi  dagli  a cavallo, tutte alla guida del Capitano Rocco Lazazzera.
            Etiopi. Il Meloni fu liberato alla fine del 1936 e nel   Di esse scrisse un altro ufficiale, il Capitano Aldo Puc-
            suo scritto non fu molto tenero coi suoi carcerieri. Altri,  ciani, ricordando come la 391a avesse vissuto un giorno
            liberati  con  lui,  riferirono  del  massacro  sistematico  di elevato significato quando era entrata a Makallè, ove
            degli altri prigionieri nel corso di marce e periodi di  aveva avuto luogo nel 1896 il celebre assedio delle truppe



            10 NOTIZIARIO STORICO DELL’ARMA DEI CARABINIERI - N. 1 ANNO VII
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