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PAGINE DI STORIA




                                                                         TESTIMONE DI UN FATTO EROICO

                                                                    Nella sua relazione sui fatti d'arme, il comandante della
                                                                    Divisione “Torino” riferiva di aver visto, tra l’altro, il 23
                                                                    dicembre 1943 “un militare che, per trascinare i commi-
                                                                    litoni all'assalto, montava su un cavallo e con una bandiera
                                                                    tricolore va verso il nemico che viene messo in fuga”. Il
                                                                    Sottotenente  Boldoni  poteva  riferire  più  dettagliata-
                                                                    mente, perché, come avrebbe poi scritto: “dell’episodio
                                                                    fu diretto testimone. Esso si svolse mentre attaccava un
                                                                                                        a
                                                                    caposaldo con i suoi Carabinieri della 66 Sezione. A questo
                                                                    punto avviene un fatto portentoso, incredibile, (…) tutt’a
                                                                    un tratto, alle nostre spalle, vediamo avanzare a cavallo
                                                                    un giovane che va risolutamente verso il nemico, agitando
                                                                    una bandiera tricolore e incitando i compagni a un estremo
                                                                    e supremo sforzo di vita o di morte. (…) È il Carabiniere
                                                                    Giuseppe Plado Mosca, un nome che abbiamo appreso in
                                                                    seguito, che resterà inciso per sempre nei fasti più luminosi
                                                                    dell’Arma. Sul bavero del suo lacero pastrano, brillano gli
                                                                    alamari d'argento dei Carabinieri (…) Eretto sul cavallo,
                                                                    egli avanza con slancio crescente, imperturbato, tra gli
                                                                    scoppi delle granate e le raffiche delle mitragliatrici. Avanza
                                                                    come se fosse sospinto da una forza incoercibile, come se
                                                                    nulla possa più arrestarlo. Sopravvenuto alle nostre spalle,
                                                                    ci supera in un baleno, raggiunge la prima linea, scompare
                                                                    verso il nemico. Al suo passaggio ciascuno di noi sente ri-
                                                                    sorgere le proprie forze, ognuno ha la sensazione precisa
                                                                    che il proprio destino non è ancora compiuto: Carabinieri,
                                                                    fanti, artiglieri e soldati d'ogni arma e servizio si levano
                                                                    in piedi, come attratti da una suggestione irresistibile, per-
                                                                    vasi, ad un tratto, da un incontenibile ardore; tutti si slan-
                                                                    ciano di corsa su per l'erta, senza rispettare né vincoli or-
                                                                    ganici, né prudenziali formazioni di combattimento. Di
                                                                    fronte a tanta subitanea furia ch'esso è ben lungi dall'aspet-
                                                                    tarsi, l’avversario, ad onta della sua schiacciante prepon-
                                                                    deranza numerica, non può fare a meno di cedere terreno,
                                                                    di allentare temporaneamente la stretta, sopraffatto da una
                                                                    comprensibile crisi di sgomento che lo induce a ritirarsi di-
                                                                    nanzi a noi, abbandonando nelle nostre mani gli ultimi
                                                                    prigionieri catturati, armi, viveri e rifornimenti di vario
                                                                    genere… Il fronte nemico è cosi respinto su tutta la linea e
                                                                    il raggio dell’assedio è allargato. (…) Solo in virtù di tale
                                                                    portento, quella massa di uomini disperati e stremati può
                                                                    riuscire a sostenere un'altra intera giornata di combatti-
                      ATTILIO BOLDONI IN UNIFORME DA CORAZZIERE
                                                                    menti, ed infine, ad aprirsi un varco verso Tscherkowo”.


                                                                       NOTIZIARIO STORICO DELL’ARMA DEI CARABINIERI - N. 6 ANNO VI  9
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