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PAGINE DI STORIA
1983 e più recentemente nel 2014 sulla tavola in og-
getto, hanno confermato la stesura in almeno due ri-
prese dell’opera, forse a distanza d’un lustro l’una dal-
l’altra, ravvisabili nei numerosi pentimenti nella foggia
dell’abito e nei lineamenti stessi del volto della donna,
più maturi e come immalinconiti dalla maturità, in
conseguenza d’un indispensabile aggiornamento a se-
guito d’un evento luttuoso che doveva aver interessato
e segnato indelebilmente l’effigiata.
Ad un recente lutto sembra alludere, oltre alla generica
melanconia che spira manifestamente dal volto e dagli
occhi della donna, che nella prima stesura sottostante
l’attuale appare di lineamenti più morbidi e di fattezze
giovanili, anche il colore dominante della veste di seta
e velluto indossata: una gamurra di panno verde bor-
data di scarlatto, con maniche staccabili in panno ca-
stagnino allacciate con nastri parimenti scarlatti, che
rivelano la candida camicia sottostante in lino rica-
mata di nero.
Tradizionalmente, in Italia centrale e segnatamente
nelle Marche ed in Emilia – all’alba del Cinquecento
–il verde è il colore del lutto, come pure è emblema
di lutto o vedovanza il presumibile fazzoletto che la
donna sembra stringere nella destra e la reticella di
LA RICONSEGNA UFFICIALE AL PERSONALE DEL PALAZZO DUCALE DI URBINO DEI TRE INESTIMABILI CAPOLAVORI RECUPERATI
e condottiero Federico da Montefeltro, e il giovane
artista sono peraltro autentici e da sempre ben noti
alla critica: a lei ed alla sua lungimiranza artistica –
ereditata senza dubbio dal colto genitore – si devono
due fra le più preziose creazioni di Raffaello: le valve
lignee d’un dittico raffiguranti rispettivamente San
Giorgio e il drago e San Michele e il drago – ora separate
e custodite al museo del Louvre, commissionate da
Giovanna Feltria per celebrare la memoria del defunto
sposo Giovanni della Rovere, prefetto di Roma e Si-
gnore di Senigallia e nel contempo il loro figlio Fran-
cesco Maria, entrambi insigniti dell’Ordine di San
Michele, mentre il San Giorgio avrebbe onorato il fra-
tello Guidobaldo, Signore di Urbino, cui era stato
concesso l’ambito titolo di Cavaliere della Giarrettiera,
già tributato da Edoardo IV d’Inghilterra al padre
Federico.
Certo è che le indagini diagnostiche condotte nel
10 NOTIZIARIO STORICO DELL’ARMA DEI CARABINIERI - N. 5 ANNO V