Page 16 - Il Forestale n. 43
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quella più bassa vivono i francolini”. I boschi
per lui non hanno segreti. “Li conosco per istin-
to. Da ragazzo sapevo distinguere le erbe buone
da quelle cattive, le bacche buone da quelle
velenose. Poi mi sono applicato leggendo libri
di botanica, selvicoltura, entomologia”.
Perché ce l’ha con i fuoristrada? “Non solo con
loro, ma anche con i cercatori di funghi e con
gli sciatori che usano gli elicotteri per fare le
discese fuoripista. I più incoscienti sono i ricchi
dell’ultimo momento: usano i fuoristrada a spro-
posito e vanno sui pascoli e in altri luoghi in cui
© H. Hautala non dovrebbero andare. Se gli si dà una multa
la pagano, e magari ripetono l’errore il giorno
dopo. Non gli importa se con questi mezzi
pesanti si rompe la cotica dove crescono i
ti cambiano la vita, quando l’incontri. Abbiamo pascoli. Se c’è meno erba, le vacche danno
passeggiato insieme una mattina d’inverno nel meno latte e ci rimette il malgaro. Per i fungaio-
bosco degli urogalli (la foresta di larici, abeti e li esistono permessi, zone, quantità e qualità da
faggi che ammanta le pendici del monte Zebio) raccogliere. Spesso non li rispettano e si sco-
sull’Altopiano dei Sette Comuni di Asiago. La prono nei bagagliai casse piene di funghi”.
neve appena caduta lo rendeva luminoso e Anche loro danneggiano il bosco? “Arrivano in
magico. Intorno a noi, il silenzio ovattato della primavera per raccogliere prataioli e spugnole.
foresta, interrotto dal rumore della neve che Quando i galli forcelli, i cedroni e i tordi nidifi-
crocchia sotto gli scarponi. “Anche il bosco cano per terra e sui rami bassi degli alberi. Passa
parla”, mi disse sottovoce. “Anche d’inverno, una volta, passa due, tre volte. Quale uccello
quando sembra deserto e silenzioso, ha mille può fare la sua cova, stare sui piccoli in una
occhi e mille orecchie. E mille animali che lo simile situazione?”. Se lei fosse ministro, cosa
abitano. Se si va in silenzio, anche con la neve farebbe per salvare la montagna? “Proibirei alle
si può sentire e scoprire qualcosa”. E m’indica auto di andare in giro per boschi e monti. Le
delle impronte. “Quelle tra gli abeti rossi sono lascerei usare per lavoro a boscaioli e Forestali.
tracce di capriolo. Più avanti, tra i larici, è pas- Camminando si rispetta l’ambiente e si trova il
sato uno scoiattolo. Nella parte più alta della tempo per riflettere. Vengano pure a respirare
foresta ci sono gli urogalli (o galli cedroni), i l’aria pulita. Devono sapere che la montagna è
fagiani di monte e le pernici bianche; mentre in per tutti. Ma non è di tutti”.
Rigoni Stern, dottore forestale
uno degli scrittori italiani più importanti del secondo Novecento. Mario Rigoni Stern nasce nel
1921 ad Asiago, in provincia di Vicenza. A 17 anni si arruola volontario alla scuola militare d’al-
È pinismo di Aosta e, più tardi, combatte come alpino in Francia, Grecia, Albania e Russia. Fatto
prigioniero dai tedeschi quando l’Italia firma l’armistizio di Cassibile, viene trasferito in Prussia orientale.
Rientra ad Asiago a piedi, dopo due anni di prigionia in un lager, il 5 maggio del 1945. Esordisce come
scrittore nel 1953 con il libro autobiografico “Il sergente nella neve”, pubblicato su indicazione di Elio
Vittorini. Vince i Premi Campiello e Bagutta nel 1979 con “Storia di Tönle”, il suo libro più tradotto nel
mondo. È autore di una ventina di romanzi e saggi, pubblicati da Einaudi, tra cui alcuni ispirati al
rispetto per la natura: come “Il bosco degli urogalli” (1962), “Uomini, boschi e api” (1980) e “Alboreto
selvatico” (1991). Per questa sua sensibilità al mondo della montagna e della natura, nel 1998
l’Università di Padova gli ha conferito la laurea honoris causa in Scienze forestali e ambientali. E’stata
presentata in Parlamento una raccolta di firme per conferirgli il titolo di senatore a vita ed ha appena
ricevuto dalla Francia il titolo di Commendatore delle arti.