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                  Ma questa “spugna” tutto cancella, passando impie-  Una riflessione sul tempo,
                  tosa pure sulle reliquie umane affidate al ricordo con
                  le statue, le opere, le città e le scoperte scientifiche.  fuggevole metafora della
                  Foscolo, nel suo poema Sepolcri, con profonda ama-
                  rezza scrive: “E l’uomo e le sue tombe/ e l’estreme  vita stessa, in compagnia
                  sembianze e le reliquie/ della terra e del ciel traveste  di poeti e romanzieri,
                  il tempo”, anche se poi crea l’illusione del ricordo:
                  una sorta di religione laica che spinge gli uomini a  filosofi e uomini di fede
                  onorare i monumenti dei grandi, onde operare come
                  loro per il bene della patria e dell’umanità.
                  Di parere opposto è Leopardi. L’unico periodo del-
                  l’esistenza che vale la pena di vivere in pieno è la gio-
                  vinezza, anzi il momento rapidissimo di passaggio  e l’infinita vanità del tutto”. Quest’ultimo verso ri-
                  dall’adolescenza alla gioventù; il resto è noia, dolore,  chiama le amare conclusioni del libro veterotestamen-
                             rimpianto. Non c’è speranza per il fu-  tario Ecclesiaste, per cui ogni sforzo è inutile nel
                                    turo; la gloria stessa è un fanta-  mondo. Lo stolto fa la stessa fine del saggio, il merito
                                       sma; l’amore è un tradi-  non ha alcun premio, “non è degli agili la corsa” e
                                         mento. C’è solo “il brutto/  “passa una generazione e ne succede un’altra, e la
                                            poter che ascoso a co-  terra sussiste sempre... Tempo di nascer e tempo di
                                             mun danno impera/   morire... tempo di uccidere e tempo di sanare... tempo
                                                                 di piangere e tempo di ridere... Che vantaggio ha
                                                                 l’uomo di tutta la sua fatica?”. Credo che Oblomov
                                                                 (protagonista dell’omonimo romanzo di Ivan Gon-
                                                                 carov), il quale trascorreva giorni e notti sul letto o
                                                                 sulla poltrona, fosse in sintonia con l’Anonimo del
                                                                 Vecchio Testamento.
                                                                 Ma esiste, indipendentemente da ogni visione del no-
                                                                 stro amico-nemico, un “sentimento del tempo”, cioè
                                                                 una personale sensibilità ad esso e una visione indi-
                                                                 viduale. Carlo Levi, nel libro L’orologio, scrive: “Poi
                                                                 il tempo s’accorcia, lentamente dapprima, negli anni
































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