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                                                                 d’inverno senza radio e televisore, davanti al caminetto
                                                                 nell’era contadina, aprivano un mondo alla conver-
                                                                 sazione; le ore davano l’impressione di non passare
                                                                 mai, mentre oggi, nella fretta crescente, l’accelerazione
                                                                 costante produce una ferita allo spirito.
                                                                 Quando Papa Benedetto XVI invitò a tornare alla me-
                                                                 ditazione, i giornali risposero a titoli cubitali in prima
                                                                 pagina: “E che fine fa il PIL?”. Forse aveva ragione
                                                                 Pasolini nel dire che la vera dittatura di oggi è il con-
                                                                 sumismo. Esso impone di lavorare di più per consu-
                                                                 mare di più, a discapito del nostro tempo, che non è
                                                                 denaro, ma la vita stessa.


















                  della giovinezza, poi sempre più in fretta, una volta
                  passato quel capo dei trent’anni che chiude il vasto
                  oceano senza rive dell’età matura. Le azioni incalzano,
                  i giorni fuggono, uno dopo l’altro, e non c’è tempo
                  di guardarli, di numerarli, che sono già svaniti, la-
                  sciando nelle nostre mani un pugno di cenere”.
                  Inoltre, pure se il sole e le meridiane meccaniche se-
                  gnano le ore e i minuti con precisione atomica,
                  ognuno di noi vive in modo diverso il loro muoversi.
                  Non è la stessa cosa un minuto sotto il trapano del
                  dentista e un minuto di piacere. Non solo: oggi che il
                  ritmo si è velocizzato e si possono fare più cose nel-
                  l’arco diurno, le giornate si sono ristrette. Quando il
                  battito della vita era più lento, il tempo, iperbolica-
                  mente, era dilatato. Non per niente un pedagogista
                  autorevole (Rousseau), nel metodo di educazione
                  usato per il suo allievo Emilio, raccomanda la lentezza:
                  “Perdere tempo per acquistare tempo”, come dire che
                  ogni processo vitale ha bisogno di “assimilare” le cose.
                  I Latini avevano ragione: Non multa, sed multum
                  (“Non tante cose superficialmente, ma poche e in
                  profondità”). La furia frenetica ha accorciato le gior-
                  nate, cancellando le notti e la riflessione. Andare a
                  piedi o con la macchina non è la stessa cosa. Con la
                  seconda si fa prima, però non si osserva nulla. Le sere




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