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Coordinamento Territoriale per l’Ambiente per il Parco Nazionale della MAJELLA


               Allo stato attuale delle conoscenze, il Parco ospita oltre il 78% delle
            specie di mammiferi (eccetto i Cetacei) presenti in Abruzzo e oltre il 45%
            di quelle italiane. Per questo si può affermare che il Parco della Majella
            assume rilevante importanza per la conservazione della biodiversità.
               Nel Parco sono conosciute 2114 entità vegetali distribuite in più di 50
            differenti habitat, dislocati nei vari piani altitudinali. La peculiarità del-
            l’habitat è data soprattutto dal numero di endemismi, che nel Parco
            ammontano a ben 142 specie vegetali, concentrati in gran parte negli
            orizzonti culminali. A livello floristico, il Parco rappresenta il settore
            più meridionale d’Europa della Regione Alpina ed un vero e proprio
            crocevia di flussi genetici, con categorie di grande prestigio ecologico e
            fitogeografico: infatti con oltre 2.000 entità floristiche il Parco ospita il
            65% della flora abruzzese, il 37% di quella italiana ed il 22% di quella
            europea. Tra la fauna più caratteristica si richiama la presenza di: Lupo
            Appenninico, Orso Bruno Morsicano, Camoscio d’Abruzzo, Cervo,
            Capriolo, Cinghiale, Lontra, Arvicola delle Nevi, Salamandrina dagli
            Occhiali, Aquila Reale, Gracchio Corallino, Lanario, Piviere Tortolino,
            Vipera dell’Orsini.
               Al di sotto degli ambienti culminali è presente la fascia degli arbusti
            contorti costituita dal Pino mugo che sulla Majella costituisce la forma-
            zione vegetale più estesa dell’Appennino. Tra i 1800 m circa e gli 800 m.
            sono presenti i boschi rappresentati dalla faggeta e intercalati dai prati e
            pascoli.
               Oltre che ambienti naturali, il territorio del Parco presenta anche una
            discreta superficie occupata da aree agricole abbandonate ormai da lungo
            tempo e in fase di lenta evoluzione naturale verso ecosistemi più com-
            plessi (arbusteti, pascoli arborati, boschi di neo formazione, ecc.).
               La Majella, oltre che di natura selvaggia, è straordinariamente ricca
            di testimonianze storiche, archeologiche ed architettoniche. È abitata
            dall’uomo sin dal Paleolitico, quando bande di cacciatori-raccoglitori,
            appartenenti alla specie Homo herectus, utilizzavano le risorse naturali
            della montagna per procurarsi il cibo. Più recenti sono gli insediamenti
            caratterizzati dalla presenza puntuale, ma diffusa delle capanne in pietra
            e a secco (impropriamente denominate Tholos), tipici dell’insediamento
            classico dei pastori, molto simili ai Nuraghe sardi.
               Diversi anche gli insediamenti di carattere religioso, rappresentati
            dagli eremi, che sovente sono scavati nella roccia, hanno ospitato mona-
            ci eremiti, fra cui il più famoso fu Pietro Angeleri di Isernia poi Papa con
            il nome di Celestino V conosciuto anche come il Papa del gran rifiuto.
            Detti eremiti nella natura aspra del territorio della Majella cercavano
            rifugio e meditazione per la propria elevazione spirituale. Le zone più

                                                        SILVÆ - Supplemento al n. 12 - 115
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