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Gaia
di Fulco Pratesi
I NOSTRI AMICI PASSERI
n amico che abitava all’ultimo piano di un palazzo vicino a un parco ricco di pini domestici (o da
pinoli) mi raccontava che la mattina all’alba veniva svegliato da rumori, come di grandinata,
Uprovenienti dal suo terrazzo. Con pazienza e intelligenza, vedendo il pavimento cosparso di gusci
di pinoli, volle mettersi a osservare. E scoprì con sorpresa che l’operazione di aprire i piuttosto resistenti
gusci era praticata dai passeri che li facevano cadere sul lastrico, riuscendo così a estrarne il seme
nutriente.
Un tempo il passero era uno degli uccelli cittadini più comuni ed abbondanti, anche nei messaggi
pubblicitari. Basti pensare ancor oggi agli spot di una diffusa acqua minerale con un ex campione di
calcio alle prese con un volatile presente e petulante. In città il passero più frequente, anche se
recentemente in forte calo tanto da essere inserito nella Lista Rossa dell’Unione Internazionale per la
Conservazione della Natura (IUCN), è quello d’Italia (Passer italiae) che differisce dalla passera mattugia
(Passer montanus) - anch’essa presente tra noi - soprattutto per una vistosa macchia nera sulla guancia
ben visibile negli spot dell’acqua minerale di cui sopra.
Chi, come il sottoscritto, è aduso ad aiutare gli uccelli somministrando cibo soprattutto nei mesi più
freddi, può divertirsi a osservarne i comportamenti, non solo alimentari. Alla mangiatoia, per esempio, se
gli insettivori sono attirati esclusivamente dai cibi più ricchi di sostanze grasse (arachidi, semi di girasole,
noci e nocciole frantumate, briciole di panettone), i passeri, granivori, gradiscono anche becchime da
pappagallini e canarini, al quale accedono in gruppi prudenti e voraci. Durante le mie escursioni in
campagna mi divertivo ad osservare col cannocchiale le incursioni dei passeri nei campi di frumento
maturo. Dato che, fin da piccolo, sentivo i coltivatori preoccupati per la loro presenza, ho potuto constatare
che, meglio dei chicchi di grano meno ricchi di sostanze nutrienti, i passeri beccavano volentieri le
pannocchie mature delle due più famose “erbacce” o “malerbe”, come il farinaccio e l’amaranto, i cui
semi (pensate a quelli della sudamericana quinoa) sono molto più ricchi di proteine, limitandone così la
diffusione.
La ricerca di luoghi dove costruire il nido, che nelle città sono situati sotto le tegole o negli anfratti di
muraglie e ruderi, nelle campagne moderne in cui questi manufatti sono più rari, gli intelligenti uccelli
GENNAIO-FEBBRAIO 2021
hanno potuto utilizzare (come ho visto di persona) le traverse dei tralicci di media tensione, formati da
tubi metallici a sezione quadrangolare che li difendono, in mancanza di meglio, da intemperie e
predatori come i falchi pellegrini, i quali usano le cime dei pali come utili posatoi.
#Natura 25