Page 2 - Forestale N. 68 maggio - giugno 2012
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Il Forestale n. 68  22-05-2012  10:52  Pagina 3














                                                                EDITORIALE




               Le favole non servono più?

                   he ne sarebbe stato di cappuccetto rosso se invece di avventurarsi in un bosco avesse attraversato una
                   metropoli? Bruno Munari trent’anni fa pose questa domanda in un libro che rileggeva in chiave moder-
               C na la fiaba più famosa del mondo.
               Le favole contemporanee sono spesso ambientate in città e la natura, come profetizzato da Michael Ende ne
               “La storia infinita”, sta sparendo dai libri, divorata da contesti più moderni e familiari. La University of
               Nebraska-Lincoln ha analizzato 8100 illustrazioni contenute in 296 best-seller per l’infanzia pubblicati fra il
               1938 e il 2008. Dallo studio è emersa, nel tempo, una progressiva scomparsa di boschi, foreste e animali. In
               particolare, i ricercatori hanno rilevato che dal 1970 in poi cominciano a prevalere illustrazioni di scenari
               metropolitani. La preoccupazione degli studiosi è che questo cambiamento si traduca in un allontanamento
               dei bambini dai problemi ambientali e della natura.
               Una paura infondata, secondo altri. Non è detto che una favola popolata di animali insegni ad amare la natura,
               mentre una che ha come protagonisti dei robot al contrario la tecnologia. Qualsiasi ambientazione può diventa-
               re un luogo incantato: alberi e automobili, sono ugualmente meritevoli dell’attenzione dei più piccoli. La retorica
               che contrappone natura e tecnologia forse rivela solo la paura di noi adulti di affrontare la modernità.
               È indubbio che negli ultimi anni le storie per l’infanzia hanno vissuto un processo di riattualizzazione; oggi si
               avvicinano molto alla dimensione dei videogiochi, i ritmi sono concitati e veloci. Il riferimento alla natura per-
               mette invece di ripercorrere, con calma, le tappe evolutive del genere umano, evidenziando il legame tra uomo
               ed elementi naturali.
               Ma cosa cercano davvero i bambini in una fiaba? Di solito quelle che più li colpiscono hanno per protagoni-
               sti cani, gatti, topolini, e personaggi come Harry Potter, più vicini ai quattro elementi della natura. Dinosauri
               e animali mitologici sono in testa alla classifiche di gradimento. Risulta quindi curioso che nei libri per bam-
               bini gli animali siano messi in retroguardia, quasi dimenticati. È evidente che la scelta non è loro.
               La fiaba è morta è tutto tempo perduto, tuonano i più decisi. I giovani non leggono più le fiabe. I bambini
               preferiscono la tecnologia, guardano film di motori in movimento. E ancora gli dei hanno abbandonato i
               boschi e forse non li hanno mai abitati. Secondo alcuni lo sguardo della cultura dovrebbe andare più che agli
               atri muscosi e agli elementi fantastici che li abitano alla realtà delle moderne città tentacolari, per la verità già
               studiate in lungo e largo per tutto il novecento. Secondo i modernisti più irriducibili fiabe e spiriti del bosco
               non salveranno il nostro ambiente. Un’indicazione in controtendenza rispetto alla moda crescente di naturi-
               smo e di uno slow way of life fin troppo cavalcato dal marketing della green economy.
               Il Corpo forestale  tra i suoi compiti si occupa della tutela del paesaggio, anche di quello culturale che è magna
               pars del nostro territorio intessuto con una trama di storia e cultura e un ordito di bellezze naturali, quell’im-
               menso patrimonio etnoantropologico, anche quello immateriale, cui fa riferimento, anche se in modo non
               eclatante, il codice del paesaggio. È questo in fondo il profilo del landscape italiano. Basti pensare alle riserve natu-
               rali antropologiche che, come afferma il Capo del Corpo forestale dello Stato, Cesare Patrone, nella prefazione
               del volume Le Riserve naturali dello Stato:”…esistono laddove il territorio manifesta particolarità da salvaguarda-
               re…ove tracce della storia o di preistoria sono rimaste affondate nella natura con indissolubile legame”.
               Alle favole tradizionali fa ancora notevole ricorso l’educazione ambientale, anche quella storicamente realiz-
               zata dal Corpo forestale, ricca di piante ed animali animati utilizzati per trasmettere ai più piccoli i difficili
               concetti della tutela ambientale. Scrive ancora il Capo della Forestale nella prefazione al libro Le favole del Bosco
               di Francesco Petretti, ideato dal Corpo per far conoscere anche ai più piccoli l’importanza della biodiversità:
               “Perché pensare che le fiabe siano riservate solo ai bambini ? Non ci poniamo infatti il problema della matri-
               ce culturale che hanno assunto nel tempo né pensiamo che possano avere una valenza pedagogica importante
               anche per gli adulti”. E ancora riportando Schiller: “c’è un significato più profondo nella fiabe che mi furono
               narrate nella mia infanzia che nella verità qual è insegnata nella vita”.
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