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Editoriale
IN
PRIMO PIANO
«L’Arma è uno dei grandi simboli della Repubblica e dell’Unità nazionale».
Così il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni a conclusione, lo scorso 14
febbraio, della cerimonia d’inaugurazione dell’Anno Accademico alla Scuola
Ufficiali dell’Arma. Una giornata che da sempre rappresenta un’occasione
unica non solo per stilare bilanci e formulare auspici, ma anche per rinsaldare
il vincolo indissolubile che unisce il Paese all’Arma. Un legame che si fonda
soprattutto sul senso di sicurezza che i Carabinieri – «vicini di casa degli
italiani», li ha definiti ancora una volta il Presidente Gentiloni – «sono in
grado di infondere in ognuno di quei cittadini che nell’uniforme rossoblu
riconosce il fondamento di ogni possibile patriottismo».
E se infondere sicurezza è il primo dovere di ogni Carabiniere, l’indispensabile strumento con cui
tale impegno viene assolto dai circa 110mila con la fiamma sul berretto, ha sottolineato da parte sua
il Comandante Generale Giovanni Nistri, è certo «la capillarità del dispositivo territoriale..., una rete
di protezione che opera una vigilanza ininterrotta attraverso i propri presìdi sul territorio..., che
consente di intervenire con immediatezza, per fronteggiare le situazioni che innalzano le criticità in
specifiche aree del Paese».
Era una maglia di quella rete di protezione l’Appuntato Andrea Vizzi, morto in un tragico incidente
durante un’esercitazione antiterrorismo delle Aliquote di Primo Intervento. Per lui è stato chiesto dal
Comandante Generale un minuto di silenzio all’inizio della cerimonia, durante la quale non sono
mancate anche parole di solidarietà nei confronti del Brigadiere Capo Luca Belvedere, ferito a Piacenza
durante una manifestazione. Due episodi, quelli accaduti nella prima metà di febbraio, emblematici
di quel particolare modo di essere Carabiniere cantato anche dal palco di Sanremo, nel 1994, da un
poliedrico artista. Nel brano Signor Tenente, diventato un cult musicale, Giorgio Faletti sintetizzava,
con il suo particolare realismo, la sensazione di chi ogni giorno scende in strada con “il coraggio della
paura”. A quell’indimenticabile pezzo e a quelli dei più grandi cantautori italiani che hanno messo in
musica la realtà dell’Arma dedichiamo questo mese, con il contributo critico di Ernesto Assante, il
nostro consueto appuntamento con l’arte e con la sua capacità di interpretare –con la musica o con il
pennello, la penna o la macchina da presa – i tanti volti della nostra Istituzione. È un rapporto tanto
profondo quanto antico, del resto, quello tra la musica e l’Arma, come ci spiega anche il Colonnello
Massimo Martinelli, direttore della Banda dell’Arma. In questo mese, tradizionalmente legato all’altra
metà del cielo, dedichiamo poi uno Speciale a tutte quelle donne che da ormai diciotto anni, vestendo
gli stessi gradi e ricoprendo i medesimi incarichi dei loro colleghi, offrono al Paese un contributo
imprescindibile fatto di impegno e competenza, incrollabile dedizione e innegabile empatia.
Ma marzo, mese delle incertezze e delle mezze misure, è anche il periodo delle decisioni e dei nuovi
inizi. E mentre la primavera risveglia la natura dopo il lungo sonno dell’inverno, traghettandoci verso
l’effimera esplosione dell’estate, eccoci a pensare al futuro che ci aspetta, alle strade da percorrere per
realizzare le nostre aspettative. Magari iscrivendo i nostri figli al corso di studi più adatto a garantire
loro un domani sereno, come ci suggerisce Alberto Bilà in un articolo che propone inedite considerazioni
sulla necessità di conciliare le inclinazioni individuali con le richieste di un mercato in continuo
mutamento. O scoprendo, in una pausa di riflessione e spiritualità, “in cosa davvero creda chi crede”
attraverso la lettura di una rubrica fresca di stampa curata da Monsignor Vincenzo Paglia. Pagine
intense dedicate alla conoscenza di alcuni aspetti delle religioni, sotto il segno della pluralità, nella
consapevolezza che la conoscenza è strumento di pacifica convivenza. Obiettivo al quale i Carabinieri
si ispirano nell’espletamento del loro servizio che compiono con impegno e onore, anche al costo
della vita. “E scusate tanto se non è niente”, direbbe Giorgio Faletti.
Gen. C.A. Gaetano Maruccia
IL CARABINIERE - MARZO - 2018 3