Page 4 - Calendario 2005
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I    l maresciallo Antonio Brancato,comandante la



                                              Stazione dei Carabinieri di Belcolle,cangiando il
                                              foglio del calendario,come faciva ogni matina
                                              appena trasuto nel suo ufficio,vitti che era il
                                              ventisei di maggio,vale a dire che mancavano
                                              quattro giorni al compleanno di Giacomina,la sua
                                              unica sorella,maritata a Genova e matre di tre
                                              figli.Doviva provvidire subito,prima che qualche
             1S s. Maria Vergine
                                              facenna improvisa gli faciva passare la cosa di
                  Madre di Dio
            2D s. Gregorio di Nazianzo        mente.Avvertì il piantone che nisciva e che
            3 L s. Genoveffa                  sarebbe tornato passata una mezzorata.Andò da
            4 M s. Crispino di Pavia
                                              Cosimo,il tabaccaro e sciglì una delle cinco
            5 M s. Simeone Stilita
            6G    Epifania di Nostro Signore  cartoline postali,leggermente ingiallute,che da
            7 V s. Raimondo di Peñafort       anni raffiguravano il paisi da diverse angolature.
            8 S s. Severino                   Ataliarlo in cartolina e dall’alto,come aviva fatto il fotografo,Belcolle pariva
            9D s. Giuliano
                  Battesimo del Signore       un paìsi grazioso,da vacanza estiva:la disposizione delle case,che non
            10 L s. Aldo                      arrivavano a duecento,dava all’abitato una forma di barca,con la prua
            1 1 M s. Igino                    stritta e fina verso i quasi duemila metri di Pizzo Carbonara e la poppa
            12 M s. Arcadio
            13 G s.  Ilario                   chiatta e larga verso il lontanissimo mare di Cefalù,una barca assurdamente
            14 V s. Felice da Nola            arenata supra una montagna verde di boschi e di pascoli.D’inverno però la
            15 S s. Paolo eremita             situazione cangiava,la nivi ci mittiva nenti a cummigliare,a seppellire case,
            16 D s. Marcello
                                              arboli,strate sutta a un bianco uniforme,mentre un vento gelido e crudele
            17 L s. Antonio abate
            18 M s. Prisca                    impoppava dalle Madonie pergiorni e giorni.Ma il paisi non si racchiudeva
            19 M s. Mario                     tutto in quelle casuzze fotografate nella cartolina,si espandeva per
           20 G s. Sebastiano                 chilometri attraverso rade abitazioni di viddrani,pastori,boscaioli,sperse al
            2 1 V s. Agnese
                                              limite dei boschi,sui costoni della montagna,in qualche tratto di valle.Una
            22 S s. Vincenzo
            23 D s. Ildefonso                 volta era stato costretto,pereffettuare un arresto,ad acchianare fino a una
           24 L s. Francesco di Sales
                                              casupola a Pizzo Stella e ancora arricordava la jeep che non andava più né
            25 M  Conversione di s. Paolo
            26 M ss.Timoteo e Tito            avanti né narrè,bloccata da un mare di nivi,la lunga marcia tutta in salita,il
            27 G s. Angela Merici             friddo che spurtusava le ossa a malgrado che il corpo era in movimento e
           28 V s. Tommaso d’Aquino
                                              faticava.Fortuna che i paisani erano pirsone a posto,quiete,forse tanticchia
            29 S s. Costanzo
           30 D s. Martina                    troppo mutanghere tra di loro,ma si sa che la genti di montagna è di scarsa
            31 L s. Giovanni Bosco            parola,non ama dare cunfidenza agli stranei.Curiosamente però con lui,che
                                              straneo lo era di certo,i belcollesi parlavano,e come!
                                              E quella confidenza,della quale giustamente tra sé si gloriava,se l’era
                                              guadagnata,come dire,sul campo.In cinco anni che si trovava lì era
                         arrinisciuto a sapiri quasi tutto di tutti,intervenendo in questioni,liti,dispute che gli vinivano
                                   presentate in forma non ufficiale per aviri un parere,un giudizio,un orientamento.
                                    “Marescià, vinissi a mettiri ‘u bonu”… Mettere il buono:ossia dire la parola giusta,
                                      pacificare,risolvere,appianare,fare in modo che la bilancia non penda troppo da
                                           una parte o dall’altra. “Ecco perché si chiama Stazione!”- si disse un giorno che
                                           nel suo ufficio  erano trasute e nisciute,proprio come in una stazione
                                           ferroviaria,una decina di persone per domandargli consigli,pareri,istruzioni
                                          su come comportarsi. Scrisse la cartolina,l’impostò nella buca allato alla
                                         tabaccheria,si diresse all'edicola.Papuzzo,l’edicolante,aviva già
                                        pronto il quotidiano dell’isola che lui era solito accattare. “Fammi
                                       vedere macari tutti i giornali che ti sono arrivati”.
                                      Papuzzo lo taliò strammato perl’insolita richiesta,ma
                                     non replicò.Supra a uno dei quotidiani,il maresciallo
                                   attrovò quello che circava:una fotografia,bastevolmente
                                 grande,del novo Presidente,Scalfaro,nominato il giorno
                               avanti.Tornato in ufficio,ritagliò la fotografia e la mise al posto
                             di quella di Cossiga,il precedente Presidente.Avanti che gli arrivava la
                              foto ufficiale,chissà quanto tempo sarebbe passato e mantenere la
                                foto scaduta non gli pareva cosa giusta.Era fatto accussì,un omo
                                   preciso al quale piaciva che tutto stava al posto indovi doviva stare.
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