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Ed è lungo queste direttrici che continueremo, con coerenza e tenacia, ad
affrontare il nostro cammino.
Questo numero della rivista si apre con la voce del professor Nando dalla
Chiesa, verso il quale avvertiamo ben comprensibilmente un fortissimo e spe-
ciale legame di affetto e di amicizia, e della dottoressa Ilaria Meli, con la prima
parte di un lavoro di ricostruzione storica, che riguarda le origini delle nuove
mafie a Roma, dal dopoguerra alla fine del secolo scorso, e degl’illeciti interessi
coltivati dalle ben più note consorterie criminali.
La Capitale ha da sempre rappresentato un luogo di naturale attrazione
per le organizzazioni criminali, un ambiente complesso, snodo di possibile
illecita canalizzazione di ingenti risorse economiche, ideale per tentare di sta-
bilire legami e intese con funzionari infedeli operanti negli apparati statali
decisionali.
È nel periodo tra gli anni Settanta e Ottanta che tali sodalizi mafiosi
hanno concentrato le loro attività criminali nell’Urbe, sfruttandone tutte le
debolezze, attraverso reati predatori, le estorsioni e l’usura, il traffico di stupe-
facenti, l’inquinamento degli appalti e il riciclaggio di denaro di dubbia prove-
nienza, così da destabilizzare il mercato e soffocare la libera iniziativa impren-
ditoriale.
Si tratta di un’indagine storica sulle vicende romane sicuramente utile alla
lettura e all’interpretazione dei fenomeni criminali che si sviluppano tra le pie-
ghe dell’ipertrofia burocratica, al riparo dei grandi numeri, di una città dalle
tante anime.
L’argomento affrontato dall’avvocato Giulio Mancini ha, invece, natura
squisitamente giuridica e riguarda l’accesso civico generalizzato dei cittadini ai
dati in possesso della Pubblica Amministrazione. Nell’approfondire l’istituto,
l’autore pone in evidenza il delicato equilibrio tra il diritto di accesso dei citta-
dini a tali dati, coerente con i principi di pubblicità e di trasparenza, e l’esigenza
di garantire il buon funzionamento dell’apparato istituzionale. In tale prospet-
tiva, concentra l’attenzione su alcune specifiche limitazioni alla conoscenza di
quelle informazioni, cosiddette protette, la cui divulgazione potrebbe recare
nocumento alla sicurezza nazionale.
Il lavoro successivo riguarda un tema portato alla ribalta da una recente
sentenza della Corte Costituzionale, che ha fatto seguito alla pronuncia della
Corte europea dei diritti dell’uomo in merito a quel regime particolare, che ha
sollevato da più parti non poche perplessità, definito in dottrina ergastolo osta-
tivo, volto ad inibire l’accesso ai benefici penitenziari per tutti quei condannati
per reati di particolare gravità che non collaborino con la giustizia.
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