Page 3 - Il Forestale n. 41
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EDITORIALE




          Non lasciamoli soli


          È    stata un’altra estate di fuoco. Il bilancio, al momento in cui chiudiamo questa rivista, registra, rispetto
               allo stesso periodo del 2006, un aumento del 70 per cento del numero degli incendi. In aumento, del
               250 per cento, anche la superficie totale percorsa dalle fiamme. Perfino il Papa, Benedetto XVI, ha
               condannato le “azioni criminose” dei piromani che, “con il loro irresponsabile comportamento mettono
               a rischio l’incolumità delle persone e distruggono il patrimonio ambientale, bene prezioso dell’intera
          umanità”. Un’estate orribile ma da non dimenticare. Gli uomini del Corpo forestale dello Stato, insieme alle
          altre componenti statali e regionali, hanno lavorato senza sosta e alto senso di abnegazione nella lotta agli
          incendi, sia nel coordinamento che nelle indagini volte a individuare i responsabili dei roghi. Ma i Forestali
          non hanno esitato, quando è stato necessario, a gettarsi direttamente dentro il fuoco e ad aggredirlo con lo
          stesso impeto e tenacia con cui esso distruggeva boschi, foreste e vite umane.
          Catasto degli incendi su internet a disposizione dei comuni inadempienti, maggiori risorse finanziarie ed
          umane, potenziamento della rete investigativa e la creazione di una task force forestale capace di intervenire
          rapidamente su tutto il territorio nazionale. Queste alcune delle proposte del Corpo forestale. Ora spetta al
          Parlamento e al Governo dare risposte concrete ed immediate per un’azione severa capace di fermare la mano
          degli incendiari.
          Quasi nessuno però ha parlato del profilo sociale ed antropologico dell’incendiario mentre è proprio un tale
          approfondimento che permette la ricerca di soluzioni adeguate ed efficienti. L’attività di polizia del Corpo fore-
          stale ha permesso di denunciare dal Duemila ad oggi circa 2700 persone e di arrestarne oltre 100. La strada
          scivolosa della malavita organizzata non ha trovato adeguato riscontro, mentre si sta delineando uno degli
          aspetti criminali peculiari, il profilo di homo incendiarius solitario e, soprattutto, arcaico. Maschio, anziano,
          pastore-contadino. Insomma un rurale, un disurbanizzato infastidito dal clamore e dal chiasso del cittadino che
          discetta di tutto. Un emarginato del contesto rurale. Come in città l’emarginato è il tossicodipendente che ruba
          e vive di espedienti, così il pastore-contadino, magari con precedenti penali per furti di bestie, che incendia a
          suo piacimento, lo è per la montagna. Egli non tollera l’intervento dello Stato di cui spesso ignora la presen-
          za,  vive isolato su un territorio ostile e sa come è difficile e dura la vita in natura. Si sente il padrone e non
          accetta interventi da “fuori”, da chi non vive e capisce la profonda durezza e spietatezza del contesto rurale.
          Odia le dissertazioni intellettuali e concepisce solo la cultura dell’esperienza. Profondo ribelle e reazionario alla
          modernità, vuole continuare a fare quello che ha sempre fatto anche a costo della vita sua e altrui. “Vi dovreb-
          bero bruciare tutti” ha urlato il pastore fermato dalle forze dell’ordine in Sicilia. Nella psicologia di tali uomini
          arcaici si legge un senso di alterigia ed estraneità nei confronti di un mondo troppo lontano. La visione del
          mondo naturale, duro e nemico, è meramente strumentale: l’albero fa ombra, dà legna e frutti, le bestie pro-
          ducono carne o latte, non hanno valore in sé.
          In questo quadro desolante, la società e lo Stato non possono limitarsi alla giusta repressione dei fenomeni cri-
          minosi. Non si comprende perché gli emarginati  delle città debbano essere accuditi, quelli delle zone rurali,
          invece, dimenticati.Non vanno abbandonati i boschi, né le sistemazioni idrauliche, né gli uomini e le donne
          delle zone marginali del nostro Paese. Una rinnovata cultura dell’intervento previene gli incendi e soprattutto
          il disagio sociale che ne è alla base. Lo Stato deve reprimere qualsiasi atteggiamento criminoso ed educare lad-
          dove è possibile. I boschi abbandonati siano essi di proprietà pubblica o privata non sono res nul-
          lius in mano a questi arcaici reazionari ma beni di interesse collettivo di cui tutta la comunità si  STAMPATO SU
          deve riappropriare.
                                                             Cesare Patrone        CARTA RICICLATA AL 100 %
                                                     Capo del Corpo forestale dello Stato
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