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Coordinamento Territoriale per l’Ambiente per il Parco Nazionale dello STELVIO
on è sufficiente dire che il Parco Nazionale dello Stelvio rappresen-
ta l’area protetta alpina con la maggiore ricchezza di habitat, dovu-
N ta all’ ampiezza e complessità orografica del suo territorio, alla sua
escursione altimetrica (dai 3900 metri della cima dell’Ortles ai 600 m. della
media Val Venosta); con la maggiore varietà di fauna, dallo stambecco, rein-
trodotto dal CFS nel 1968 in 29 esemplari ed oggi presente in più di 1000, al
cervo, al camoscio, al capriolo, all’aquila reale emblema del Parco e pre-
sente con almeno una trentina di coppie e più di centocinquanta nidi. Non
è sufficiente raccontare che il suo perimetro conserva ancora i territori che
furono teatro degli scontri della Grande Guerra, le cui testimonianze sono
oggi ancora facilmente visibili sulle sue cime e ghiacciai. Ragionando sul
Parco nazionale dello Stelvio non si può non convenire che, aldilà delle ecce-
zionali ricchezze naturalistiche che conserva, la sua peculiarità più vera,
quella che lo rende unico nel panorama delle aree protette nazionali, sia
rappresentata dalla sua vicenda storica, che fa tutt’uno con la sua variabi-
lità etnica e sociale. Stiamo parlando infatti di uno dei 4 parchi nazionali
storici del nostro paese, per questo motivo più carico di storia e di vicende
rispetto ai Parchi più giovani, abitato da popolazioni di lingua italiana,
nella sua porzione più meridionale, e da popolazioni di lingua tedesca in
quella altoatesina, la più estesa: genti accomunate sì da indubbi caratteri
alpini ma in realtà profondamente diverse per storia, cultura, modi di vita,
tradizioni. Ecco quindi che il Parco nazionale dello Stelvio ha, rispetto agli
altri, una ricchezza in più, affidatagli dall’ essere un Parco nazionale “di
frontiera”.
La singolarità del Parco storico più grande d’Italia è perciò rappre-
sentata dalla sua stessa storia, quella di un’istituzione territoriale che in
più di settant’anni di vita ha attraversato, riflettendole e risentendone,
molte vicende della nostra storia nazionale.
Il CFS si è collocato in questa vicenda storica, sempre da protagonista
assoluto; ha preso in mano il Parco nel 1935, quando esso fu istituito; lo
ha condotto integro nella sua componente strutturale e lo ha arricchito
nella sua biodiversità e lo ha consegnato, nel 1995, all’ Ente Parco, cir-
coscrivendo la propria azione a quella, settoriale ma non meno impor-
tante, della sorveglianza.
La prima struttura del CFS che si è occupata del Parco è stato l’Uffi-
cio Amministrazione dell’ASFD di Silandro (BZ), storico ufficio dell’
amministrazione forestale ubicato nel cuore della tedeschissima Val Veno-
sta, e preposto alla gestione forestale delle pregiate e ricche foreste di
abete rosso di Solda e dell’ Alta Val Venosta. La legge istitutiva del Parco
del 1935 prevedeva infatti che la gestione di tutto il Parco, esteso per
96000 ettari a ridosso dei ghiacciai, fosse esercitata da quell’Ufficio. La
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