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esemplare poggia le proprie zampe sulle impronte del legalmente come specie protetta: da questo momento si
precedente con una tale precisione da rendere a volte difficile è assistito alla spontanea ripresa della popolazione italiana,
capire il numero dei componenti del gruppo. con una graduale ricolonizzazione della catena appenninica.
Nel corso dei primi anni ’80 la popolazione italiana è entrata
in una fase di espansione naturale che ha condotto alla progressiva
1.2 Distribuzione della specie in Italia ricomparsa del lupo dapprima lungo la catena appenninica
meridionale e centro-settentrionale. Negli anni ’80 si è assistito
Il lupo ha la capacità di adattarsi a differenti condizioni a un notevole ampliamento dell’areale rispetto al decennio
ecologiche, caratteristica questa che lo ha reso il mammifero precedente; l’espansione è diventata evidente sia al centro-sud
terrestre selvatico più ampiamente distribuito nel mondo. sia al nord, dove la specie è stata segnalata sull’Appennino
Un tempo diffuso su tutto l’emisfero settentrionale ha visto, tosco-romagnolo e ligure.
in epoca storica, una forte contrazione del suo areale a seguito Il lupo poi ha ricolonizzato le Alpi occidentali dove è ricomparso
della eradicazione operata dall’uomo; le conseguenze più gravi nel 1992, raggiungendo Francia e Svizzera. L’attuale (2015)
in termini di riduzione e frammentazione delle popolazioni distribuzione del lupo in Italia comprende l’intera catena
si sono avute soprattutto nelle regioni temperate, più antropizzate appenninica, dalla Liguria all’Aspromonte, con importanti nuclei
rispetto a quelle settentrionali. anche nelle zone collinari del Lazio settentrionale e della Toscana
In Italia il lupo era ampiamente diffuso sull’intera penisola fino centro-meridionale e parte delle Alpi. Dalle Alpi Marittime, infatti,
alla metà del XIX secolo, venne poi sterminato sulle Alpi negli la specie ha cominciato a ricolonizzare l’arco alpino occidentale
anni ’20 e in Sicilia negli anni ’40. La specie era inclusa tra le raggiungendo progressivamente Piemonte e Valle d’Aosta, dove
“specie nocive” perché considerata in competizione con l’uomo sono presenti la quasi totalità dei branchi stabili alpini del versante
per alcune fonti alimentari, quali la selvaggina e il bestiame italiano, con una stima di 16 nel 2012 (Marucco et al. 2012).
domestico. La caccia al lupo veniva remunerata tramite Anche i primi lupi in dispersione si sono documentati nelle Alpi
il pagamento di vere e proprie “taglie”. La persecuzione, centro-orientali già dagli anni 2000, ma è solo dal 2012 che
la deforestazione e il declino delle popolazioni di ungulati si stabilisce il primo branco riproduttivo in Svizzera. L’ingresso
selvatici, sono state le cause che ne hanno determinato il declino. infine di alcuni individui dalla popolazione dinarica della
Negli anni ’60 e ’70 le popolazioni di lupo hanno raggiunto Slovenia e la documentazione del loro arrivo nel Veneto e nel
le dimensioni minime in Italia così come in tutta Europa. Friuli Venezia Giulia sta permettendo la nuova ricongiunzione
La popolazione italiana ha raggiunto il minimo storico all’inizio tra la popolazione appenninica e dinarica rimaste separate
degli anni ’70, quando Zimen e Boitani hanno stimato la presenza da oramai quasi due secoli. La prima riproduzione documentata
di circa 100 lupi in tutta la penisola. in Lessinia nel 2013 tra un lupo maschio proveniente dalla
A tutela della specie nel 1971 è stato posto il divieto di caccia, popolazione dinarica e una lupa femmina proveniente dalle Alpi
reso definitivo dal 1976, anno in cui il lupo è stato riconosciuto occidentali sancisce questo importante momento storico.
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