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ci si dovrà preparare a lunghe operazioni
volte a isolarla, affamarla. Le vie di approv-
vigionamento vengono bloccate, i boschi
vicini sistematicamente devastati per rifornirsi
e per costruire le macchine d’assedio.
Allora, la maggiore preoccupazione delle
autorità militari e civili delle città assediate
- dopo aver a loro volta fatto terra bruciata
e avvelenato i pozzi (per rallentare i nemici
avanzanti) - sarà quella di mantenere le
proprie forze combattenti in condizione di
poter operare.
Per farlo ci si trova - a volte - di fronte al-
l’esigenza di espellere le “bocche inutili”:
quanti consumeranno acqua e derrate ali-
mentari senza dare alcun concreto apporto
alla difesa della città; una delle decisioni
più difficili che deve prendere un coman-
dante militare di una città che sta per
essere assediata.
L’autorità di Vegezio e la storia classica
(Platea assediata dagli spartani, Perugia
difesa - nel 41 d.C. - da Lucio Antonio op-
pure Roma da Belisario contro i Goti) di-
ventano i precedenti e le autorità morali a
cui appoggiarsi. Abbiamo evidenze storiche
di questa “pratica” durante gli assedi di
Pavia (1359), Novara (1495), Siena (1554) e
Malta (1565).
La Convenzione di Ginevra prevede l’obbligo
da parte della forza militare che attua il blocco
di permettere il passaggio di beni di prima necessità
e medicinali per la popolazione locale.
punto che il “blocco navale” diventa l’assedio
a un’intera nazione.
Nel II dopoguerra, embarghi e sanzioni sono
diventati – pur con le limitazioni del Diritto
internazionale - “armi” fondamentali dei
conflitti postmoderni.
LE BOCCHE INUTILI
Una forza nemica si avvicina minacciosa-
mente a un centro abitato difeso da mura.
Se la città non viene conquistata di slancio
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#Natura