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INSERTO
11.Il lutto sospeso
In tutte queste storie ritroviamo la sospensione della vita di chi resta, lo
stato d’inquietudine, la continua oscillazione tra speranza e disperazione e, tal-
volta, vissuti di lutto, che si attivano ancor prima di sapere che il proprio caro
sia stato ritrovato morto.
Da un punto di vista psicologico, infatti, l’esperienza dell’assenza/perdita
di ciò su cui si è fortemente investito emotivamente, a prescindere dalla speci-
fica perdita fisica (morte), è un’esperienza definibile come lutto. Umberto
Galimberti, filosofo, psicoanalista italiano, definisce il lutto come uno “stato
psicologico conseguente alla perdita di un oggetto significativo, che ha fatto
parte integrante dell’esistenza. La perdita può essere di un oggetto esterno,
come la morte di una persona, la separazione geografica, l’abbandono di un
luogo, o interno, come il chiudersi di una prospettiva, la perdita della propria
immagine sociale, un fallimento personale e simili” (Galimberti U., 1999, p.
617). Ciò vuol dire che in qualsiasi esperienza nella quale si vive un forte inve-
stimento emotivo, e nella quale sopravviene la perdita dell’elemento su cui si è
investito, si deve disinvestire il sentimento provato, e ciò sviluppa l’esperienza del
lutto. Questo è quanto accade anche per la scomparsa delle persone.
Il lutto è un’esperienza carica di sofferenza per coloro che perdono una
persona cara: viene a generarsi una ferita, la cui cicatrizzazione richiede tempo
ed energie, così da permettere, gradualmente, di ritrovare un diverso equilibrio
ed un nuovo significato per la propria vita. L’elaborazione del lutto, infatti,
impone alle persone un diretto contatto con le proprie emozioni e i propri
ricordi, e il decorso di tale esperienza luttuosa dipende anche e soprattutto da
alcuni fattori, già prima accennati, come le circostanze della morte, il tipo di
relazione che si aveva con il defunto, la rete di supporto esterno a disposizione
e le risorse personali su cui contare.
Le circostanze della morte aiutano a contestualizzare il fatto, a dargli un signi-
ficato - ossia la ragione della scomparsa - e sono fondamentali per l’accettazione
della perdita. Per esempio, una morte improvvisa è differente da una morte cau-
sata da una malattia terminale, poiché le persone, in quest’ultimo caso, si sento-
no talvolta più preparate nell’affrontare tale lutto e riescono ad attribuirgli un
significato; ciò è importante per rispondere alle domande: Perché questo è accadu-
to? In che modo? In quale luogo? Quando?
Non poter rispondere agli interrogativi di cui sopra, genera sofferenza e
ostacoli cognitivi che impediscono il processo di accettazione del lutto; inoltre,
non saper dare una spiegazione, non riuscire a delineare le cause della perdita, porta a pro-
cessi di ruminazione che lasciano in sospeso l’elaborazione della stessa.
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