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• Focus
ELEMENTI DI NATURA
cqua e fuoco, elementi primordiali della natura,
hanno connotato questa estate rovente. Archetipi
della vita e del divenire ma anche pericolose
piaghe bibliche. Il fuoco a divorare i nostri boschi,
A polmoni di ossigeno e riserve di biodiversità, i
roghi delle discariche abusive e degli insediamenti produttivi
andati in fumo ad avvelenare l’aria delle città. Rimarranno
emblematiche nella memoria dei disastri ambientali le im-
magini del Vesuvio in fiamme visibili dal satellite e quelle del
lago di Bracciano drammaticamente in secca. E su tutto un
caldo insopportabile, al di sopra delle medie stagionali. E già i
cambiamenti climatici! Il capro espiatorio di ogni male. Qualcosa di ineluttabile causato
forse dall’uomo -ma poi da chi non si sa - e dai nostri modelli di sviluppo. Così la colpa
sarebbe di tutti e di nessuno in particolare.
E poi l’incessante battaglia degli uomini contro la furia degli elementi, eroi mitici che
hanno ingaggiato una lotta ciclopica per sopraffare il drago rovente. Angeli del fuoco
silenziosi piombati dall’alto a cavallo di uccelli d’acciaio a lanciare acqua sul fuoco in
rischiose e spettacolari evoluzioni sui cieli delle nostre vacanze. A terra altri uomini a
cercare le tracce dei nuovi mostri dell’ambiente, gli incendiari, che appiccano il fuoco per
un proprio tornaconto o per un malessere personale. I Carabinieri li hanno inseguiti
ovunque, nei boschi, sui cigli delle strade, tra le fiamme e i cumuli di cenere, con ogni
mezzo da quelli più sofisticati al tradizionale controllo del territorio. Il bollettino provvisorio
di questa guerra non conclusa conterà alla fine di agosto 42 persone arrestate dai
Carabinieri e 562 denunciate.
Un bel giorno anche Roma, la città dell’acqua per antonomasia, l’Urbe delle terme, degli
acquedotti, delle fontane barocche e delle centinaia di fontanelle agli angoli delle
strade, i tipici “nasoni”, si è svegliata con lo spettro dei rubinetti chiusi. Un timore che in
molte aree italiane è già una difficile realtà. Per la prima volta ci è capitato di ripensare
all’acqua come ad un bene primario da gestire e usare con parsimonia, una risorsa
essenziale ma non infinita da custodire.
L’autunno è alle porte e presto l’acqua tornerà a cadere sui boschi bruciati, a riempire
nuovamente gli invasi artificiali e i laghi asciutti. Una fresca coltre verde renderà il
paesaggio più omogeneo anche se ci vorranno molti decenni, prima che il bosco
ricresca e intanto l’acqua, quasi a prendersi una rivincita beffarda sull’indifferenza e sulla
nostra incapacità di saper entrare in relazione con la natura, rotolerà fango e pietre sugli
uomini distratti. Altre piaghe dolorose potrebbero mettere nuovamente in luce la fragilità
della nostra presenza. Ancora una volta s’invocheranno i cambiamenti climatici, fino a
quando tornerà il sole primaverile a riempire i cuori di nuove speranze. Una sorta di
parabola dello scollamento dell’uomo dalla natura, l’eterno ritorno di una frattura che,
finché non sarà sanata, rinnoverà questa spirale di fenomeni il cui rischio potrebbe
comunque essere ampiamente previsto e contenuto.
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