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  • N.4 - Ottobre-Dicembre
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Libri

Andrea Angeli

Professione peacekeeper. Da Sarajevo a Nassiriyah, storie in prima linea

Rubbettino editore, 2005, pagg. 350, euro 12,00

Le missioni per il mantenimento della pace nelmondo, la cronaca ce lo racconta di continuo, sono cresciute negli ultimi anni in modo esponenziale. E quello dell’operatore di pace, di conseguenza, è divenuto un lavoro che si può fare a tempo pieno, anche per tutta la vita. È emblematico di ciò, ove mai occorresse, un titolo da qualche giorno nelle librerie: “Professione peacekeeper”, edito da Rubbettino. Ma soprattutto ne è esempio la vita stessa del suo autore, Andrea Angeli, impegnato da oltre venti anni nei Teatri (gli addetti ai lavori li chiamano così) delle più delicate e rischiose operazioni per la sicurezza internazionale. Namibia, Cambogia, passando per il Palazzo di Vetro di New York e le altre sedi delle Nazioni Unite, dell’OSCE, dell’Unione Europea. Sempre a contatto con i contingenti dell’Arma, nemmeno a dirlo… E negli ultimi quindici anni una “specializzazione” in guerre e tensioni balcaniche: Bosnia, Albania, Kosovo, da ultimo la Macedonia. Senza omettere un periodo quale portavoce della missione in Iraq, ove il nostro Angeli è diretto testimone della strage di Nassiryiah, in cui perdono la vita, con altri 7 italiani, 12 carabinieri del Reggimento MSU. Proprio ai caduti di Nassiryiah, oltre che al plenipotenziario ONU a Baghdad Sergio Vieira de Mello e al caporalmaggiore dei Lagunari Matteo Vanzan, è dedicato “Professione peacekeeper”: un segno di ricordo, oltre che una manifestazione di amicizia e di affetto per dei compagni di strada con cui si sono divisi dei momenti di vita, in un lontano angolo di mondo, fra i rumori delle bombe e i pensieri rivolti alle persone care rimaste a casa. La dedica, al pari di ogni rigo di questo interessante libro, non fa distinzioni di grado. Il sacrificio dell’Alto Rappresentante di Kofi Annan in Iraq è sullo stesso piano di quello di un giovane militare in forza al contingente italiano. E qui sta forse uno dei maggiori pregi del testo. Che aiuta a comprendere dall’interno, al di là di ogni possibile retorica, di cosa sia fatta la vita di un peacekeeper (omai il termine lo abbiamo assimilato), al confine fra l’orrore delle guerre vissute e l’attaccamento alla vita che si fa più forte ove quel confine è sottile. Nelle pagine di Angeli si legge dell’assedio di Sarajevo, del massacro di Sebrenica e delle fosse comuni, fino agli scontri e alle bombe dell’Iraq. Emergono innumerevoli ricordi, che andando avanti nella lettura assomigliano sempre di più alle “…ombre troppo lunghe del nostro breve corpo” della poesia di Vincenzo Cardarelli. Poi a un certo punto il passato diventa presente, si arriva ai giorni nostri, la lettura si interrompe. E dove il libro finisce, continua la vita. Andrea Angeli oggi è a Skopje, in Macedonia, a fare ancora una volta il press officer (addetto stampa): diritto di cronaca applicato al rischio e alla prima linea. Questa volta le sue insegne sono quelle di “Eupol Proxima”: uno dei primi esempi di missioni dirette dall’Unione Europea, il cui principale obiettivo, sancito dagli accordi di Ohrid, è quello di favorire il processo di integrazione del piccolo paese balcanico nell’organismo comunitario che sempre di più guarda a levante. Angeli continua a girare per quei Balcani che ormai conosce a menadito, con base nella città che ha visto nascere nel 1910 Madre Teresa e nella terra il cui nome ricorda le gesta di Alessandro Magno. Passando i suoi giorni insieme agli altri operatori del peacekeeping, spesso in uniforme, sparsi nella penisola che nei decenni trascorsi è stata la polveriera del vecchio continente. “La polveriera” (Bure baruta) è il titolo di un film ambientato nella Belgrado dei primi anni ’90, del regista serbo Goran Paskaljevic. Vicende di lotta e di disperazione. Ma è storia antica, dai tempi del principe Lazar, baluardo della cristianità nella battaglia di Kosovo Polje del 1389 (evocata ancora quale causa prima dei conflitti in corso!), fino all’attentato di Sarajevo del 28 giugno 1914 che fu la miccia per il divampare della Prima Guerra Mondiale. Una vita all’insegna del “moto perpetuo”, quella di Angeli, quasi a sfidare le leggi della fisica che vogliono che ciò non sia possibile. E non poteva trovare migliore definizione lo scrittore e giornalista triestino Paolo Rumiz, uno dei maggiori conoscitori degli ultimi conflitti avvenuti al di là dell’Adriatico, che sulla sua recensione uscita il 17 novembre su Repubblica, lo ha definito una “pallina da flipper che schizza tra Iraq, Cambogia e Balcani”. Ve la immaginate una pallina da flipper che scrive un libro?… Una delle leggi di Newton, scritta a seguito di approfonditi studi sul moto, indica che un oggetto messo in movimento tende a restarvi finché non interviene una causa esterna a cambiarne lo stato. Evidentemente, nel caso di Andrea Angeli, questo principio si dimostra da solo.

Ten.Col. CC Roberto Riccardi


Domenico Paladino

Perdutamente

Chimera Editore, 2004, pagg. 443, euro 16.00

Questa bella storia d’amore costituisce la continuazione di un precedente romanzo, “Forte come la morte è l’amore”, e si articola sulle tormentate vicende sentimentali di Segreta, la protagonista principale, discendente di nobile casato inglese, figlia di Atlanta e Dorian, due inconsueti personaggi che per amore travolgono ipocrisie borghesi d’inizio secolo e cattiverie crudeli. Nell’inquietante contesto sociale e politico della vigilia della seconda guerra mondiale, si incastona il secondo affresco passionale, la storia d’amore di Segreta e Wilhelm, fascinoso e malinconico ufficiale tedesco, di cui la ragazza s’innamora perdutamente. Per amore la ragazza giunge a tradire la sua patria, divenendo protagonista di un’insolita vicenda di spionaggio, nella quale compaiono personaggi ambigui, cangianti, spietati, cinici. La tragedia del conflitto contagia anche le vicende da’more dei protagonisti, stritolandoli in un meccanismo di annullamento e di morte. Le pagine di romanticismo d’altri tempi si alternano a minuziose ricostruzioni storiche che portano per mano il lettore attraverso gli scenari in cui si ambienta la saga. Una bella storia che meriterebbe una diffusione più ampia. Ed infine un’annotazione famigliare: non è difficile, per i meno giovani come chi scrive, individuare nell’autore, così fantasioso e così avvincente, il generale dell’Arma Domenico Paladino, comandante e maestro di tante generazioni di ufficiali. Questo romanzo consente di conoscerLo anche nella Sua veste di autore brillante.

Ten. Col. CC Luigi Cortellessa


Otello Lupacchini

Banda della Magliana

Koiné Nuove Edizioni, 2004, pagg. 233, euro 14,00

Si tratta di una cronaca minuziosa e dettagliata di quello che avvenne negli anni ’70 e ’80 a Roma. L’A., prestigioso magistrato inquirente della Procura capitolina, è stato un testimone d’eccezione degli eventi che insanguinarono le periferie maledette, avendone seguito l’iter giudiziario. Nel libro, che si legge con la curiosità del romanzo d’azione, si rinvengono le connessioni tra la criminalità comune e quella politica, tra l’affarismo disinibito e le consorterie mafiose. Compaiono inoltre i passaggi salienti delle stagioni eversiva e stragista, con riferimenti a quei deliri di violenza che travagliarono la giovinezza di alcune generazioni. Alcuni dei misteri non ancora svelati connotano la lettura di un alone di morbosa e positiva curiosità, rinvenendosi insieme interpretazioni plausibili e spiegazioni giudiziarie.

Ten. Col. CC Luigi Cortellessa


Cesario Totaro
Antonio Bagnaia

Missione Caprini. Il contributo dell’Arma dei Carabinieri per il riordino della Gendarmeria Ottomana

Editore Pintore, 2005, pagg. 261, euro 18,50

L’Arma dei Carabinieri, sin dalla prima metà dell’Ottocento, quando ancora era denominata “Corpo de’ Carabinieri Reali”, effettuò numerose missioni fuori dai confini nazionali. La funzione tradizionale di Polizia militare in favore dell’Armata ne caratterizzò la presenza a fianco dei reparti combattenti ma l’Istituzione ebbe anche ruoli di combattimento nonché di addestramento e più in generale di ristrutturazione delle forze di polizia locali. L’oggetto dell’interessante opera a firma di Cesario Totano e Antonio Bagnaia è la Missione che, tra il gennaio ed il maggio del 1904, portò i Carabinieri, guidati dal Capitano Balduino Caprini e dal Tenente Colonnello Enrico Albera, in Macedonia, su richiesta del governo ottomano, al fine di ristrutturare la locale Gendarmeria. Successivamente, nel 1913, fu la volta della gendarmeria albanese e, nel 1919, in conseguenza del trattato di Sèvres con la Turchia, le Nazioni vincitrici della prima guerra mondiale inviarono sul Bosforo reparti delle proprie Gendarmerie per svolgere varie attività di polizia. A Istambul fu proprio ancora una volta il Capitano Balduino Caprini, divenuto colonnello, a guidare la missione al comando di ben 154 militari tra ufficiali, sottufficiali e carabinieri. La Missione si rivelò un grande successo, raccogliendo unanimi consensi e contribuendo ancora una volta a divulgare il prestigio dell’allora giovane Istituzione. Il volume è impreziosito dalla presentazione del Generale di C.A. dell’Arma dei carabinieri Giuseppe Richero e dalla prefazione del Professor Massimo Introvigne.

Ten. Col. CC t.ISSMI Pietro Oresta


Pasquale Marchetto Antonio Mazzei

Pagine di storia della Polizia italiana. Orientamenti bibliografici

Presidenza Nazionale Associazione Nazionale Polizia di Stato, 2004, pagg. 61, euro 5,00

L’Associazione Nazionale della Polizia di Stato ha istituito all’interno della Presidenza Nazionale un “Centro Studi e Ricerche sulla Storia della Polizia di Stato” che “attraverso un percorso di ricerca non agiografico, caratterizzasse il proprio modo d’essere, nello studio, nella valorizzazione, nel recupero, nella salvaguardia delle tradizioni e degli aspetti storici del passato della Polizia italiana”. Il direttore responsabile Paolo Valer presenta nell’introduzione anche un bilancio dei primi due anni di attività del Centro sottolineando i risultati conseguiti. L’opuscolo è corredato da una introduzione “per lo studio delle polizie nell’Italia contemporanea” di Nicola Labanca, professore associato di storia contemporanea all’Università di Siena, che ripercorre il percorso di ricerche, studi e pubblicazioni apparse negli ultimi anni, focalizzato sulle forze dell’ordine. Lo studioso sottolinea l’importanza di uno sforzo maggiore anche nella stesura di questo opuscolo, cercando di inserire almeno le riviste istituzionali o associative: per l’Arma ricorda “Il carabiniere” e la “Rassegna dell’Arma” ma non va dimenticata neppure la rivista dell’Associazione Nazionale Carabinieri “Fiamme d’argento”. Purtroppo Labanca, in materia archivistica, attribuisce responsabilità o quanto meno colpe all’Arma “la cui recente promozione a forza armata non pare sinora aver aumentato di molto la sensibilità verso l’apertura archivistica”. Sul punto, dispiace che, ancora una volta, si rivolgano critiche essenzialmente motivate dalla scarsa diffusione di informazioni relative alla istruzione sul carteggio, che, invece, permetterebbero di chiarire la questione in maniera pressoché definitiva. Peraltro, come è riportato in una delle note dell’opuscolo, deve essere attribuito il merito al colonnello Pezzolet, già capo ufficio storico del Comando Generale, di aver affrontato l’argomento nel corso del convegno “Militari italiani in Africa” del 2003 (i cui atti sono stati poi pubblicati, come quaderno, dalla Società Italiana di Storia Militare presso la casa editrice ESI). È da segnalare che, verosimilmente per una svista, nella bibliografia non compare il lavoro del generale Giuliano Ferrari, “La Polizia Militare”, apparso come supplemento della Rassegna dell’Arma del 1993 ma reperibile in alcune biblioteche come testo a sé. In sintesi, l’iniziativa di presentare un percorso bibliografico appare interessante e da valorizzare insieme con altre attività come potrebbero essere mostre, convegni e manifestazioni che possano ripercorrere alcuni aspetti della storia delle Forze di polizia. In tal senso, si potrebbe prendere in considerazione, anche sulla falsariga di esperienze straniere, l’eventualità di studiare opportune modalità di incontro ovvero forme associative in grado di offrire un luogo di studio, riflessione e analisi di tipo scientifico.

Magg. CC Flavio Carbone


Giovanni Pascuzzi

Cercare il diritto

Zanichelli editore, II^ ediz., 2005, pagg. 112, euro 22,80

L’autore tocca un tema centrale, eppure negletto, nello studio del diritto: le modalità di ricerca dei dati giuridici per consentire al giurista di operare nonché di accrescere ed aggiornare il proprio patrimonio di conoscenza. I corsi universitari insegnano a ragionare sui dati giuridici ma non a cercarli. Questo manuale, giunto alla seconda edizione, si propone con successo di guidare coloro che intraprendono lo studio del diritto (e non solo) nell’apprendimento degli strumenti di ricerca dei dati normativi, giurisprudenziali e dottrinali. Un’opera ben congegnata, chiara, ricca di esempi pratici e corredata di un CD ROM interattivo, di agevole utilizzo e dalla grafica molto curata, utile per familiarizzare in via intuitiva con le modalità, sicuramente complesse, di reperimento delle informazioni giuridiche dai repertori di legislazione, giurisprudenza e dottrina.

Magg. CC Andrea Paris