
L’arte costituisce una grande leva per favorire la sensibilizzazione delle persone ai temi della natura e della tutela ambientale, purché i messaggi che trasmette siano raggiungibili da un numero sempre maggiore di persone. Con quali strumenti? Pensiamo ad un capolavoro, un grande affresco come quello della Cappella Sistina. In fondo l’opera di Michelangelo - con tutte le debite proporzioni - che cos’è se non un grande murales? Tenuto al chiuso però, visibile solo per pochi: il Papa, i cardinali e i turisti che pagano il biglietto. Se girassimo le pareti verso l’esterno, invece, ecco che il dipinto diventerebbe fruibile da tutti. In un certo senso è ciò che ha fatto la street art: “ha girato le pareti e le ha aperte alla gente”.

Con questa metafora si spiega perché la
street art sta avendo enorme successo e considerazione nelle nostre città e in particolare a Roma. In effetti si tratta di una forma di arte non chiusa tra le quattro mura di un museo o di una galleria, ma vicina alle persone, immediata, che parla da sola e che è possibile vedere quotidianamente e gratuitamente. In anni recenti, una spinta fondamentale per la sua diffusione a Roma è venuta da Arte e Città a Colori, associazione nata per la riqualificazione di aree urbane, attraverso il contributo di famosi
street artist che hanno preferito dipingere su un muro invece che su una tela, proprio per parlare direttamente alla gente. “La cultura e l’arte creano un circolo virtuoso che favorisce la rigenerazione e la rinascita delle persone, che sono alla base di tutto ciò che è intorno. L’arte può aiutare l’ambiente, la natura e qualsiasi altro aspetto che può favorire le persone. Indirettamente può rendere quindi la nostra vita migliore, semplicemente colorando un muro altrimenti grigio come se ne vedono tanti nelle nostre stazioni e nei palazzi delle periferie”, spiega il Presidente dell’associazione, Francesco Galvano. Il suo progetto è iniziato alcuni anni fa proprio dalle stazioni ferroviarie della Capitale.

Percorse tutti i giorni da tantissime persone, spesso sono luoghi anonimi che nessuno ha mai veramente osservato, oppure strutture in balia dell’incuria. Così era il lungo sottopassaggio della stazione Nomentana, un tempo buio, sporco e maleodorante, ora invece meta di visite da parte di scolaresche che vanno lì apposta per vedere la galleria di murales che evocano la natura e il rispetto che l’essere umano dovrebbe avere nei suoi confronti. Un luogo apprezzato dai cittadini che passano lì tutti i giorni, che ora si fermano e non camminano più di fretta e a testa bassa come prima. Il favorevole riscontro avuto dalla popolazione ha generato una più ampia sfera d’azione, non solo limitata alle stazioni, ma più diffusamente alle aree urbane di Roma e provincia, come il terminal bus di Castel Gandolfo, interamente arricchito di murales, che ha contribuito ad incrementare il turismo nel borgo laziale. Il segreto per mettere in moto questo circolo virtuoso? Far partecipare le persone, coinvolgere il territorio. Il Parco Jonio (giardino pensile che si trova sopra l’omonima stazione della metro B1), abbandonato per anni, è divenuto esemplare in tal senso, perché si è riusciti a mettere insieme tutte le varie espressioni del quartiere nel progettarne la riqualificazione, individuando anche le immagini che dovevano essere riprodotte. Secondo Galvano, “quando le persone sentono un luogo come proprio, difficilmente lo sporcano o lo lasciano all’incuria.

Anche chi si occupa della pulizia, lavora con più attenzione e più passione, circondato da questo ambiente rigenerato. Se avessimo semplicemente tagliato l’erba, non sarebbe cambiato niente. In questo modo invece, il parco, da semplice spazio verde di passaggio è diventato un punto d’incontro, un luogo da vivere”. In questo parco, così come nelle altre aree, gli
street artist attraverso le loro opere avvicinano al mondo degli animali le persone che non ne hanno mai visti direttamente o hanno un’idea del tutto sbagliata di alcuni, considerati pericolosi, ma che in realtà lo sono solo nel momento in cui reagiscono ad aggressioni e provocazioni da parte dell’uomo, che in troppe occasioni ha invaso il loro habitat. Anche la flora è spesso rappresentata nei murales, ad esempio attraverso scene bucoliche o marine, non solo come elementi positivi e rilassanti per le persone, ma anche per lasciare un monito: la natura è alla base della nostra vita.