Duplice e imperdibile appuntamento, agli scavi di Pompei e al Museo Archeologico Nazionale di Napoli per la mostra “Mito e Natura” (fino al 15 giugno a Pompei e fino al 30 settembre a Napoli), che nasce da un rigoroso progetto scientifico e rappresenta un insolito percorso intorno ad un tema centrale, ma finora poco indagato del mondo antico: la rappresentazione figurata dell’ambiente che ci circonda.
Nel nome della riscoperta dei giardini e di affreschi famosi, a Pompei riaprono cinque domus, tutte con ricchi giardini all’interno dei quali sono state ricollocate copie fedeli di statue e arredi. È possibile visitare la Praedia di Iulia Felix e le case di Loreio Tiburtino, della Venere in conchiglia, del Frutteto e di Marco Lucrezio su via Stabiana, restaurate attraverso il Grande Progetto Pompei, cui si aggiunge il già visitabile giardino della Casa degli Amorini dorati aperto due anni fa. All’Archeologico di Napoli invece sono stati aperti al pubblico i due cortili interni: i visitatori possono così passeggiare all’aperto, tra le aiuole risistemate secondo l’arte da giardino dei Romani.
L’esposizione rappresenta un grande esempio di archeologia botanica. I giardini, spazi che nell’antichità romana erano una componente fondamentale di ogni dimora patrizia, sono stati ricostruiti in maniera filologica seguendo indicazioni documentali o provenienti dalla paleobotanica. Le aiuole delle domus sono analoghe a quelle di 2000 anni fa. Grazie alla lava del Vesuvio è stato possibile scavare nei giardini e trovare residui organici vegetali. Le piante sono state risistemate come nel I secolo d.C. in seguito ad un’indagine pollinica sulla loro esatta ubicazione.
Il progetto espositivo è promosso dalla Soprintendenza di Pompei e dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli con la casa editrice Electa, curato da Gemma Sena Chiesa, Angela Pontrandolfo e Valeria Sampaolo per la sede napoletana e da Massimo Osanna, Greta Stefani e Michele Borgongino per Pompei.
La natura raccontata e ritrovata è protagonista di un incontro tra antico e moderno. L’elemento giardino, una natura in piccolo regolata dalla stessa mano dell’uomo e archivio vivente del tempo, fa da cornice alla mostra.
Sono molti i reperti archeologici esposti nella Sala della Meridiana presso il Museo di Napoli, suddivisi per temi: Il paesaggio, Il giardino incantato, La natura coltivata dono degli dèi, Lo spazio della natura, La natura come segno. Affreschi, mosaici, oggetti preziosi come argenterie e gioielli, statue, terrecotte e vasi raccontano la percezione della natura nel modo greco e romano tra l’VIII secolo a.C. e il II d.C.
La natura viene mostrata come documento storico: da alma mater a matrigna, da habitat ad architettura del vivere. Emerge la testimonianza di una forte ricerca di unità fra architettura, pittura e la sistemazione degli spazi verdi. Per restituire il valore emblematico della natura nel mondo antico, sono presentati in questa mostra anche frutti e pani provenienti da Pompei, conservati dalle ceneri vulcaniche dell’eruzione del 79 d.C.
Ad aprire l’allestimento partenopeo, direttamente da Paestum, l’affascinante lastra della famosa tomba del tuffatore della prima metà del V secolo a.C. che introduce alla rappresentazione della natura nel mondo antico tra arte e realtà, estetica e mito, ruolo simbolico e carattere ornamentale.