
Il 27 gennaio 2014, Papa Francesco si affacciò alla finestra assieme a dei bambini e liberò una colomba bianca.
Ma la scena bellissima si tramutò in tragedia quando due predoni alati, uno bianco (gabbiano reale) e uno scuro (cornacchia grigia) scesi dal cielo, la uccisero. Questa notizia, che fece il giro del mondo anche per il suo significato simbolico, mi riporta alla mente altre storie legate ai due predatori.
Nel 1973 liberai all’allora Giardino Zoologico di Roma una giovane gabbiana raccolta a Giannutri con l’ala spezzata. Dopo un anno vissuto rubando le sardine alle otarie, un gabbiano selvatico che passava di lì se ne innamorò e decisero di metter su famiglia, nidificando sulle rocce di cemento del recinto. Da questa coppia si è originata la grande colonia di gabbiani reali che oggi popola i tetti e i monumenti romani. Ne osservai uno la sera del 13 marzo sul comignolo della Cappella Sistina, in attesa della fumata bianca per l’elezione di Papa Francesco. Tanto che, in un articolo sul Corriere della Sera del giorno dopo, lo paragonai incautamente alla colomba dello Spirito Santo che avrebbe potuto assistere all’evento.
La prima cornacchia grigia la vidi da ragazzo appesa in un negozio di polli e selvaggina di Piazza Quadrata (oggi Buenos Aires) a Roma, con un cartello “Piripicchio del Perù. Lire 50”. Questo per dire come in città questi uccelli allora nessuno li conoscesse. E solo da pochi anni, grazie ad un migliorato rispetto nei confronti degli animali clandestini, questo intelligentissimo corvide ha popolato la città.
Sia essa, sia il gabbiano, oltre a nutrirsi nei rifiuti abbandonati, predano i piccoli dei piccioni cittadini.
Questa alleanza predatoria non esclude però che tra gabbiani reali e cornacchie vi siano spesso accanite competizioni, soprattutto nei periodi di nidificazione, quando si fanno più aggressivi in difesa delle nidiate.
Ogni anno, soprattutto quando sono costretto in casa per convalescenze o coronavirus, osservo dalla finestra i comportamenti dei gabbiani reali che nidificano su un tetto vicino e delle cornacchie che difendono i piccoli nati su un cedro del Libano poco distante. Se i gabbiani cercano di intimorirmi con veloci schiamazzanti “picchiate”, una cornacchia alla quale avevo salvato un giovane rimasto per strada, mi inseguì colpendomi forte sulla schiena, come nel film “Gli Uccelli” di Hitchcock.
Così, nella primavera scorsa ho voluto ritrarre con l’acquerello una delle tante contese tra un gabbiano sul tetto alle prese con una delle cornacchie provenienti dal cedro. Negli anni scorsi il gabbianello si salvò. Quest’anno credo invece che il “mobbing” delle più aggressive cornacchie abbia avuto la meglio.