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In Palestina

Carabiniere del Contingente inviato in Palestina fra il 1917 e il 1923, scena ambientata davanti all'edificio del Santo Sepolcro, in Gerusalemme.
Altro appuntamento col Medio Oriente per i Carabinieri fu, nel 1917, la Palestina. Nel quadro delle operazioni militari condotte contro la Turchia dalle Potenze dell'"Intesa", una Compagnia di militari dell'Arma venne inviata in quell'angolo del Mediterraneo per operare in seno al Corpo di Spedizione inglese. Il contingente era composto da 3 ufficiali, 20 sottufficiali e 80 militari di truppa, che s'imbarcarono a Napoli il 6 maggio 1917. L'impegnativo servizio affidato ai Carabinieri in quello scacchiere particolarmente caldo indusse il Comando Generale dell'Arma l'anno successivo a rafforzarne l'organico con un drappello di 30 uomini a cavallo, composto da 4 sottufficiali e 26 carabinieri, partiti da Napoli il 13 maggio 1918, ai quali si aggiunsero più tardi altri 14 militari a cavallo, desunti dalla Divisione Carabinieri di Tripoli.


Appuntato a piedi del 'Distaccamento Italiano Carabinieri di Gerusalemme' in grande uniforme con cappello di feltro alla boera.
In quel primo anno alla Compagnia vennero affidati importanti incarichi, come la vigilanza lungo la linea Junction-El Tinech, il servizio di guardia al parco d'artiglieria inglese e al deposito dell'acqua; più tardi si aggiunse la vigilanza sulla colonia tedesca di Sarona. Dopo il rientro in patria del reparto a cavallo, avvenuto nell'ottobre 1919, in Palestina rimase soltanto il nucleo di carabinieri a piedi, che assunse la denominazione di "Distaccamento Italiano Carabinieri di Gerusalemme", alle dirette dipendenze del Consolato italiano.

L'impiego più rilevante assolto dal Distaccamento fu la guardia d'onore al Santo Sepolcro. I Carabinieri lasciarono definitivamente la Palestina, per far ritorno in patria, il 10 marzo 1921. L'uniforme dei militari dell'Arma durante tale missione, quasi certamente per adeguarsi alle altre truppe del Corpo di Spedizione inglese, era del tutto nuova rispetto a quelle previste dalla regolamentazione coeva.



Carabinieri e bersaglieri del Contingente italiano della Palestina in visita alle piramidi egiziane nel 1917.
Constava infatti di: giubba a cinque bottoni scoperti di metallo bianco, con due taschini e due tasche a toppa con pattine chiuse sempre da bottoni metallici, di taglio uguale a quello dell'uniforme grigio-verde usata sui fronti europei; ma, ecco la novità, in panno kaki con alamari su fondo rosso (colore ormai indicativo dei reparti coloniali); ugualmente i pantaloni erano in panno kaki da portare infilati nei gambali marroni; bandoliera marrone con cartucciere; revolver con correggiolo e moschetto 91; infine, altro particolare addirittura insolito, ma spiegabile diciamo così in ambiente britannico, cappello alla boera (come quello tipico dei boy scouts per intenderci) con cappietto, coccarda e fiamma metallica per i carabinieri, solo con fiamma ricamata in argento o in oro screziato per i sottufficiali, in oro per gli ufficiali.


Due ufficiali dell'Arma davanti al Consolato italiano di Gerusalemme: sull'uniforme grigio-verde indossano gli alamari a felce.
Bene: l'uniforme, che troverà conferma nella regolamentazione seguente, ebbe successo e venne senz'altro estesa ai militari italiani in servizio nelle colonie tra il 1921 ed il 1923. Difatti, nella circolare N. 127 G.M. dell'8 marzo 1923 ("Uniforme per i militari coloniali in Italia") è detto chiaramente che "l'uniforme di prescrizione ...è quella color kaki (di panno o di tela) della stessa foggia prescritta per l'uniforme dell'esercito metropolitano, berretto kaki, calzatura di cuoio color naturale, fasce gambiere kaki"; in nota è riportato un nuovo dettaglio destinato a contraddistinguere le truppe coloniali: controspalline di panno nero (i Carabinieri le avranno rosse). Ancora, la circolare n.612 del 3 settembre 1926 riporta il R.D. 1608: "Nuovo ordinamento militare pei Regi corpi di truppe coloniali della Tripolitania e della Cirenaica", che specifica gli oggetti di prima vestizione per i militari indigeni libici e prescrive tra l'altro per gli zaptié: la takia (copricapo tipico a forma di calotta, con fiocco turchino, coccarda e fiamma dell'Arma); due camicie; gambali e speroni; una tenuta speciale di panno kaki; burnous (particolare mantello con cappuccio proprio dei reparti sahariani, quello degli zaptié era di colore rosso con guarnizioni in gallone d'argento) e "farmla" (una specie di bolero di panno rosso guarnito in cordoncino bianco con tre alamari d'argento per parte sul petto).


Squadra di zaptié libici a cavallo al comando di un sottufficiale italiano, che indossa l'uniforme prevista dalla circolare n. 384 del 7 giugno 1928.
La circolare del 17 novembre 1927, n.739 G.M.: "Modificazione alla divisa degli ufficiali" in servizio in colonia, segna un'importantissima tappa sull'argomento Africa, in quanto, tra le innovazioni, ce ne fu una veramente "rivoluzionaria": l'apertura dei colletti delle giubbe, sino ad allora interamente chiusi. Per i Carabinieri Reali il documento stabiliva, come al solito, tre specie di uniformi: grande, piccola ed ordinaria. La grande uniforme poteva essere invernale, estiva e di società, quella invernale consisteva : nel casco coloniale kaki con treccia e pennacchio a salice in servizio armato, diversamente si portava il berretto di panno castorino kaki; nella giubba di panno diagonale (lana tramata a righe molto sottili appunto in senso obliquo) kaki con collo aperto come per tutte le tenute, guarnito di alamari d'argento da truppa su fondo rosso, di taglio simile a quella grigio-verde, chiusa da quattro bottoni di metallo bianco, con quattro tasche a toppa cannellate al centro, munite di pattine sagomate a punta, completata con spalline e cordelline d'argento, sciarpa azzurra e decorazioni; camicia bianca e cravatta nera; pantaloni da cavallo sempre in diagonale kaki, fuori servizio erano facoltativi i pantaloni lunghi; gambali e stivaletti allacciati o stivali in cuoio naturale col pantalone corto, stivaletto o scarpa marrone scuro altrimenti; guanti bianchi di pelle; sciabola con accessori adeguati.

La grande uniforme estiva comprendeva: casco bianco completo di ornamenti in servizio armato, altrimenti era facoltativo il berretto bianco; giubba di tela bianca con le speciali controspalline rigide in gallone d'argento bordato pure d'argento e seta blu e gli altri ornamenti specifici; camicia e cravatta come sopra; pantaloni da cavallo di tela bianca, fuori servizio erano facoltativi lunghi; gambali o stivali marrone scuro sui pantaloni corti, scarpe bianche su quelli lunghi; sciabola come sopra e guanti bianchi di pelle od in filo.