Verso il periodo umbertino

Ufficiale e carabinieri con soprabito adottato negli anni '60 e rimasto in dotazione fino a metà degli anni '70.
Il 1870 chiude l'epopea risorgimentale e apre le porte, sino al 1908, al cosiddetto periodo "umbertino" (da re Umberto I, anche se questi in effetti regnò dal 1878 al 1900). La grande ventata innovatrice che lo caratterizzò ebbe impulso dal generale Cesare Ricotti Magnani, ministro della Guerra negli anni 1870/76 e 1885/87, che dovette giocoforza adattare le esigenze tecniche ed estetiche del Regio Esercito alle ristrettezze economiche imposte dalle necessità del nuovo Stato unitario.

Le uniformi si fanno quindi più sobrie, ispirate ai princìpi della comodità e della funzionalità. Tra le maggiori novità ricordiamo l'adozione, il 13 dicembre 1871, della stelletta a cinque punte come simbolo distintivo della condizione militare. Riguardo all'Arma, la prima sostanziale modifica venne introdotta dalla nota del ministero della Guerra n. 99 del 26 ottobre 1873 "Varianti alla piccola uniforme ed alla uniforme ordinaria degli ufficiali dei carabinieri reali", che sostituì il "frak" del 1864 con la "tunica" corta di panno turchino scuro, a doppio petto foderata di rosso, con due file convergenti, dal petto alla vita, di nove bottoni semisferici, argentati e lisci.


Particolare di una tavola di Quinto Cenni: vi figurano un tenente medico, un tenente veterinario e un tenente dei Carabinieri con 'spencer' (1875)
Colletto alto con alamari d'argento e stellette; cravatta nera con orlo superiore bianco; paramani a punta bordati di rosso, sormontati lungo la cucitura delle maniche da tre bottoncini pure d'argento. Posteriormente, la tunica era ornata con due finte tasche rifinite in rosso. Aveva infine controspalline in cordone doppio d'argento. Tale capo andava sempre portato abbottonato sul lato destro rispetto a chi lo indossava.

I guanti, in pelle scamosciata bianca, avevano sostituito per tutti i militari dell'Arma, sin dal 1864, i precedenti gialli. Il berretto, di nuovo disegno, era ornato da tre cordoncini d'argento e orlo inferiore scarlatto, con il fregio costituito da una granata d'argento bordata d'oro, monogramma reale (VE) d'oro al centro e fiamma superiore d'oro. I distintivi di grado, in trecciuola d'argento, erano posti a giro oltre il bordo superiore della soprafascia turchina del berretto stesso; quest'ultima e il soppanno del fregio erano rossi per i colonnelli comandanti di Legione.


Una composizione di Quinto Cenni relativa al periodo trattato in questo capitolo. Le uniformi si riferiscono all'epoca umbertina, cioé dal 1878 in poi.
Ai piedi, mezzi stivali sotto al ginocchio, anch'essi già adottati nel 1864, da calzare sotto il pantalone, eccezionalmente sopra, nei servizi fuori residenza. Venne pure confermato l'uso facoltativo dello "spencer" da Cavalleria, a due petti con collo, paramani e bordure in "astrakan", che sarà descritto in un apposito capitolo.

Fu adottato un nuovo cinturino con pendagli per la sciabola modello 1773, in cuoio nero verniciato, con un anello d'acciaio sul fianco sinistro per appendervi l'arma, fibbia argentata semplice o con fermaglio ad S priva di mascheroni, aboliti nel 1872, che s'indossava sempre sotto l'abito e sotto la tunica.

Per l'uniforme ordinaria, al mantello fu sostituito un pastrano di panno turchino scuro, con bavero di velluto nero ornato dalle stellette di metallo argentato. Con l'uniforme di fatica i sottufficiali e i carabinieri indossavano un giubbone, regolamentato con nota n. 164 del 30 luglio 1877: "Istruzione sulla divisa della truppa dell'arma dei carabinieri reali". Esso era in panno turchino scuro, ad un petto, chiuso da una fila di nove bottoni bianchi come quelli della tunica; colletto alto con stellette senza alamari; una sola controspallina di panno sulla spalla sinistra per fermare la bandoliera. Posteriormente, all'altezza dei reni, erano posti nel punto di vita due bottoncini che delimitavano un faldino a sei pieghe; paramani a punta. Il berretto, più o meno come quello degli ufficiali, aveva tre filettature e bordo inferiore scarlatti, con fregio di metallo bianco.

Per i servizi interni di caserma e in alcune esercitazioni durante la stagione estiva, veniva usata anche un'altra tenuta in tela "cruda crociata" (color corda), composta da una giubba ad un petto con cinque bottoni d'osso, colletto dritto con stellette, faldino a quattro pieghe, paramani a punta e pantaloni. I reparti di stanza in Sardegna coprivano in estate il berretto con una foderina di tela bianca munita di coprinuca; in particolare i carabinieri a piedi in inverno indossavano un pesante cappotto di panno turchino foderato di rosso, a doppio petto, chiuso con cinque bottoni, come il giubbone, ma più grandi; l'indumento aveva pure un piccolo spacco posteriore chiuso da cinque bottoncini. Il colletto era ripiegato a bavero ed aveva le stellette; i paramani venivano portati risvoltati. Per finire, il cappotto era munito di un ampio cappuccio foderato di rosso con fiocco di lana nera, assicurato al colletto con quattro bottoni di metallo.


Elmo da generale per la grande uniforme. A destra, un esemplare con la cifra di re Umberto I; in basso, altro esemplare del periodo di Vittorio Emanuele II, con la raggiera e cifra VE (sopra).
Dal 1° giugno 1874 i generali del Regio Esercito adottarono per la grande uniforme un elmo in feltro ricoperto di pelle di foca, che poteva essere indossato anche dai colonnelli comandanti di Brigata.

Il 20 agosto 1875 vennero estesi ai Carabinieri i nuovi gradi sui paramani, ornati con un ricamo a "fiore" di ispirazione francese, già adottati per tutte le Armi e i Corpi dal 1871. Di conseguenza le manopole dei vestiti di uniforme grande, piccola e ordinaria, che in epoca risorgimentale erano dritti e aperti, divennero a punta e chiusi. In sostanza detti gradi consistevano in galloni d'argento a "V" rovesciata sormontati dal fiore in trecciuola rossa sino al grado di brigadiere, in galloncino d'argento screziato di seta nera sino a maresciallo maggiore (quest'ultimo portava anche un galloncino d'oro al colletto) e d'argento per gli ufficiali. Altre modifiche ce ne furono, numerose, per stabilizzare quello che sarebbe divenuto lo stile militare italiano, ma qui non è possibile elencarle tutte.


Abito appartenuto al capitano Chiaffredo Bergia, conservato presso il Museo Storico dell'Arma dei Carabinieri. L'esemplare è del 1875 circa.
Possiamo ricordarne le maggiori o comunque quelle che si sono in qualche modo tramandate sino a noi. Così nel 1882 c'è l'adozione per gli ufficiali dei pendagli di grande uniforme per la sciabola, ricoperti da un gallone d'argento bipartito da una striscia di seta turchina come quelli attuali. Il 20 gennaio 1883 fu concessa agli appuntati l'insegna di grado rossa, ancora in uso, come i caporalmaggiori (prima portavano un galloncino d'argento al colletto). Il 17 luglio 1885 la cravatta nera venne sostituita per tutti i carabinieri con quella in tela bianca, tuttora usata (in plastica) con la grande uniforme speciale.

Nel 1900 saranno adottati i cosiddetti "pantaloni corti" da cavallo da portare infilati dentro agli stivali e/o ai gambali; nel 1902 verranno aboliti i gradi a fiore, sostituiti per gli ufficiali dalle stellette sulle controspalline, com'è ancora adesso. Nello stesso anno, sempre gli ufficiali, adotteranno la giubba da campagna modello 1900, in panno turchino (successivamente nero), a un petto, chiusa da sette bottoni d'osso nero coperti sotto il lembo sinistro dell'indumento; colletto dritto con alamari e stellette; dalla parte posteriore al punto di vita, tutt'intorno sino al petto, un ornamento in trecciuola di lana nera a forma di due occhielli sulle finte tasche. Infine nel 1906 sarà abolito l'elmo dei generali, rimpiazzato da una "feluca", e saranno prescritti per ufficiali e sottufficiali con le uniformi ordinaria, di marcia e di fatica i guanti in pelle marrone scuro calzati ancora oggi.


Carabiniere a cavallo del 1876 con sciabola da Cavalleria mod. 1860, giberna e buffetterie unificate del 1870; il fucile è un Carcano.
Tra le buffetterie ricordiamo la giberna unificata per militari a piedi e a cavallo del 1870, sostituita nel 1885 dal modello 1877 da Fanteria, alla quale seguirà nel 1893, con l'adozione del famoso moschetto modello 1891, un nuovo tipo di giberna, rimasta in dotazione con poche modifiche sino al 1985. In veloce carrellata, qualche notizia riguardo alle armi da fuoco. Il revolver modello 1861 venne sostituito prima dal modello francese Chamelot-Delvigne 1874 e, poi, dal Bodeo modello 1889 nelle due varianti: da ufficiale con ponticello e da truppa, senza ponticello e con grilletto ripiegabile.

Il moschetto a retrocarica sistema Carcano, fu rimpiazzato dal Vetterli modello 1870, con fornimenti specifici per i Carabinieri, sostituito a sua volta dal modello 1891 già citato. La daga da carabinieri a piedi modello 1814/34 è tutt'ora formalmente in dotazione anche se, nella pratica, non è utilizzata che molto di rado. I carabinieri a cavallo usano sostanzialmente ancora la sciabola modello 1871 e i marescialli ebbero sino al 1929 il modello 1855 da ufficiali di Artiglieria. Gli ufficiali usano ancora il citato modello 1873 con alcune piccole varianti introdotte dopo il 1900.

La "belle époque", a cavallo tra il XIX e il XX secolo, chiude il periodo d'oro dell'uniforme, delle parate con orpelli e pennacchi, delle battaglie come parate, con i reggimenti in linea e le bandiere al vento; i cannoni rigati e le armi a retrocarica imporranno un altro tipo di marzialità. Uniformi austere, di colore grigio nelle tonalità dal verde oliva e al celestino, meno individuabili nell'ambiente, sostituiranno presto il turchino, il rosso, gli ori e gli argenti, per guerre meno cavalleresche, ma molto più devastanti. Solo i Carabinieri, con pochissimi altri Corpi in Europa, manterranno, assieme all'abbigliamento imposto dai tempi, il retaggio antico delle loro tradizioni nella visibile, esaltante immagine delle uniformi storiche, alle quali il 1875 aveva dato l'ultimo fondamentale tocco di classe.