Il Corpo dei Volontari Italiani

Enrico Gamba, 'Carabiniere affardellato del Corpo Volontari Italiani' (1866).
In previsione della riapertura delle ostilità con l'Austria, il 6 maggio 1866 un Regio Decreto autorizzava la formazione di un Corpo che accogliesse i volontari di tutta Italia, la cui unità si era compiuta appena cinque anni prima. Era un modo garbato per non imporre alle popolazioni meridionali, annesse da poco tempo, l'obbligo di partecipare alla Terza Guerra per l'Indipendenza. Nel Sud si stava combattendo su di un altro fronte, non meno sanguinoso, quello del brigantaggio pseudo-politico, in cui l'Arma era pesantemente impegnata. Le popolazioni meridionali avvertivano molto debolmente il problema della liberazione del Veneto; esse, piuttosto, mal sopportavano il nuovo stato di cose, che esigeva ordine, rispetto delle leggi e delle autorità costituite.

Ed ecco che il Corpo Volontari Italiani consentiva anche al Sud, senza imposizione, di partecipare alla nuova avventura bellica. Qualcosa del genere era già stata sperimentata durante l'ultima fase della campagna per l'annessione del Sud: un proclama alla popolazione del Sannio dichiarava che "L'arrollamento volontario alla 17a Divisione è obbligatorio fino a guerra finita". In data 16 maggio 1866, da Firenze capitale, venne emanata una circolare che fissava l'ordinamento del Corpo, stabilendone la consistenza in 20 Battaglioni, che avrebbero formato 10 Reggimenti. Ben cinque di questi dovevano costituirsi a Bari e Barletta. Anche i Carabinieri parteciparono alla formazione del Corpo Volontari Italiani, pur essendo impegnati nelle operazioni di linea, quale prima Arma dell'Esercito, con ben 51 ufficiali e 940 fra sottufficiali e militari di truppa.