Carabinieri tra le fiabe

Copertina del libro

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Introduzione

Il burattino Pinocchio saluta militarmente, indossando una lucerna da carabiniere con pennacchio Che i Carabinieri sappiano e vogliano raccontare fiabe, in un'epoca tutta tecnologica, è la dimostrazione di quanto essi siano antichi e nuovi, figli del passato e sicuri interpreti dell'avvenire. Le fiabe evocano un mondo fantastico e ogni carabiniere ne ha più d'una, di fiaba, da raccontare. Dalle loro lucerne ne escono a frotte e arrivano alla penna, alla voce, dopo esser passate dal cuore. Lo straordinario, infatti, è fiaba, e dello straordinario, delle fiabe, i Carabinieri sono protagonisti, potrebbero esporle in prima persona.

Nei ricorrenti drammi provocati dalla Natura irata, dal Caso infausto, dalla dissennatezza umana, dalla lucida follia dei violenti, fiorisce sempre una fiaba, e sono essi, quelli della Benemerita, a inseminarla, a farla germogliare.

Una vecchia che strilla sul tetto, prossima a essere inghiottita dall'alluvione, strappata in ultimo alla furia delle acque, è fiaba, come lo è la sua gratitudine, la sua commozione.

Dicendo Carabinieri, dunque, dici affetto e rigore, coniugati in ciò che attualizza ogni fiaba. E i Carabinieri potrebbero persino esser considerati fiaba per la consolidata, spontanea capacità d'ingentilire le bruttezze della vita. I loro sacrifici sono fiori che possono sbocciare come nei giardini delle fiabe, in cui il prodigioso esce dall'arcano per diventare fenomeno sensibile.

E nondimeno, a rigore, anche la tecnologia appartiene al fantastico. È magica per chi non sa districarsene, lo era per tutti fino a non troppi anni fa. Perciò, come sapevano di rispettosa magia le bianche bandoliere, fortunatamente sempre in uso, ecco che le fiabe nuove scaturiscono dalle più sofisticate attrezzature d'oggi: che è pur sempre l'uomo a orientare, nell'indirizzare le indagini, ed è lui, di conseguenza, a derivarne fiabe consone ai tempi.

Qualcuno afferma che i bambini d'oggi sono insensibili alle fiabe di ieri. I bambini d'oggi sono invece sensibili a rimarcare l'assurdità di chi vorrebbe sottrarre loro il primo piacere dell'infanzia, e forse della vita. Perché la vita è tutta una fiaba. Non accorgersene (tra maghi, orchi, fate e lupi) vuole dire essere privi del dono che sdrammatizza persino le iniquità, che eroicizza l'esistenza quotidiana.

Non sarebbe affatto difficile censire le fiabe italiane degli ultimi due secoli, dove figurino i Carabinieri nel loro ruolo istituzionale, nella veste classica che gli appartiene e che è il più immediato riferimento per ogni cittadino.

Del resto, nell'eterna lotta del Bene contro il Male, assai più vecchia del mondo quale ci è noto, il difensore del diritto, il protettore del debole è come se indossasse l'uniforme del carabiniere, il quale evidentemente ha saputo essere parte integrante della fiaba prima, infinitamente prima, che l'Arma venisse fondata.

Questo significa che l'Istituzione stessa già s'aggirava nei meandri della fiaba come appello contro soprusi e soperchierie, nel rango di custode della legalità. Non erano forse magici i copricapi delle loro iniziali uniformi, con la tesa alta una ventina di centimetri? E, in un certo senso, non è magia il loro corretto, lineare percorso in sintonia con il procedere dei tempi, che possono cambiare in tutto meno che nella consapevolezza di ciò che è male in assoluto? Di bene in assoluto, infatti, ce ne dovrebbe essere Uno solo.

Insomma. Quanto più era dura la vita in trincea, nelle guerre guerreggiate, tanto più i soldati cantavano. (Se spontaneamente o indotti, non lo so, forse qualcuno lo sa). E quanto più difficile e attrattivo è il mestiere del Carabiniere, tanto meglio esso si manifesta a tutto campo attraverso la fiaba, che è poi favola con la sua morale. Che, anzi, si fa parabola.

Si sarà dunque capito il perché di questo libro, nel caso richiedesse una giustificazione, una spiegazione. Il perché prende luce dalla lucerna, cioè dal cappello con pennacchio rosso e blu dell'uniforme storica, quella delle grandi occasioni. Essa contiene un'infinità di fiabe da trasporre, da interpretare, da simboleggiare.

E si sono scelte queste.

Franco Piccinelli