Fra i due film semiseri se ne inserisce invece uno forte, serio, duro, vigoroso: "Cento giorni a Palermo", realizzato da Giuseppe Ferrara nel 1984, su fatti realmente accaduti nella capitale siciliana dove il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, divenuto con pieni poteri prefetto della Città, si trova a combattere, aiutato con solerzia e devozione dal capitano dei carabinieri Fontana (Stefano Satta Flores), la potente mafia, che ha colpito nel fianco lo Stato commissionando omicidi a catena. Il film ricostruisce in maniera asciutta e spietata le indagini condotte dal generale Dalla Chiesa, perfettamente impersonato da un Lino Ventura credibile e intenso, che viene a contatto con i più vari ceti sociali, dagli operai al ceto ecclesiastico, dagli studenti agli affaristi e bancari, fino alla tragedia del 3 settembre 1982 nella quale viene tesa l'imboscata mafiosa con l'uccisione del generale e della giovane moglie.

Anni Novanta. La presenza del carabiniere, nel cinema degli anni Novanta, soprattutto in una Italia che cambia vertiginosamente, potrebbe sembrare del tutto secondaria. E invece no.... In un piccolo capolavoro del 1992, "Il ladro di bambini" diretto dal sensibile e preparato Gianni Amelio, il carabiniere è il protagonista assoluto della storia, nella quale un carabiniere (Enrico Lo Verso), umano e modesto, comprensivo e ubbidiente, si trova ad affrontare da solo un problema più grande di lui, quando si tratta di decidere; partendo da Milano, a chi affidare una coppia di bambini senza parenti e disadattati. Dal rifiuto di accoglierli con varie scuse da un istituto ad un viaggio verso il Sud, il carabiniere prende da solo le sue decisioni, a costo di rampogne e tentativi di sequestro. Un film incantevole, senza retorica, anzi incisivo e coinvolgente, pieno di rimandi di memoria al neo-realismo, con il personaggio del carabiniere in primo piano, di dolente attualità e di sconfortante umanità.

Silvio Orlando in "La mia generazione", regia di Wilma Labate, 1996Un altro esponente dell'Arma, stavolta un capitano dei carabinieri (l'ottimo Silvio Orlando), dignitoso e onestissimo, è da protagonista al centro di un'altra storia non del tutto dissimile, in cui si va invece dal Sud al Nord, a Milano.
In "La mia generazione" (1996) di Wilma Labate, un detenuto politico viene prelevato con un furgone di massima sicurezza dal capitano dei carabinieri che durante il viaggio manifesta pian piano sentimenti di bonarietà e di comprensione, trattando il terrorista come un essere umano, scavando con intuitiva psicologia nei meandri della sua iniziale diffidenza.
Per precisazione molti attori appaiono come carabinieri in piccoli ruoli, da Stefano Accorsi a Arturo Cirillo, da Cosimo Mamone a Raffaele Vannoli. Per dovere di informazione, citiamo la presenza dei carabinieri in alcuni importanti film degli anni Novanta. Si va dai tre carabinieri (Alessandro Cavalieri, Luigi Santamaria, Roberto Libertini) che fermano all'alba uno dei Stefano Accorsi in "Ormai è fatta!", regia di Enzo Monteleone, 1998fuggiaschi dalla notte di violenza e di stupro nel durissimo film "Il branco" (1994) di Marco Risi, è solo una semplice apparizione che ha il sapore di una spietata vendetta perché alla fine tutto si paga. E' la volta poi del carabiniere Guglielmi (Eduardo Cuomo), dell'ufficiale (Giorgio Crisafi) e del colonnello (Vanni Fols) nel crudo e asciutto "Pasolini un delitto italiano" (1995) di Marco Tullio Giordana che ricostruisce rigorosamente il tremendo assassinio del poeta-regista. Provvidenziale è inoltre l'intervento di una pattuglia di carabinieri in "Bidoni" (1995) di Felice Farina, dove un giovane di leva (Daniele Liotti) viene salvato da un sequestro perché in possesso di un dischetto di computer compromettente per le attività poco pulite di un politico che ha incassato fondi per lo smaltimento di rifiuti dal mare. Un clima grottesco da "Tangentopoli" ma con un personaggio, il carabiniere di leva, tutt'altro che ingenuo, ma tenace e tutore della verità.

E poi? All'alba del Duemila, proprio alla fine del 1999 , il film "Amore a prima vista": un ritorno alla commedia garbata e pulita dove un camorrista sciupafemmine (Vincenzo Salemme) a causa di un trapianto agli occhi donatigli da una donna deceduta in un incidente, una donna sposata ad un maggiore dei carabinieri (Maurizio Casagrande), trova quest'ultimo come oggetto dei desideri sessuali del piccolo boss, con le conseguenze e gli equivoci immaginabili. E' solo una divertente pochade, per nulla irriverente nei confronti della divisa e dell'Arma, come sempre attenta e perfetta nella sua sublimazione e nell'attaccamento al dovere...