1855 - 1856. In Crimea: la prima operazione straniera.
Nel quadro generale delle missioni all'estero dell'Arma, intese come cooperazione tecnica e non come evento bellico, indubbiamente non sarebbero da ricordare la missione in Crimea e tantomeno quella in Assab, divenuta colonia italiana al momento della presenza dei Carabinieri Reali. Vengono invece ricordate storicamente perché sono state le prime sortite dell'Arma fuori del territorio metropolitano: per la prima volta le sue uniformi varcavano i patri confini. Il primo contingente di carabinieri in missione all'estero fu quello che fece parte del Corpo di Spedizione sardo in Crimea: si trattò della prima "uscita" in campo internazionale, in un momento in cui i nazionalismi andavano affermandosi in Europa e nei Balcani. Integrato in un Corpo di Spedizione come forza armata, il contingente dei Carabinieri ebbe poi compiti di polizia civile, oltre che militare, iniziando a far conoscere quella che è rimasta, fin dalla fondazione nel 1814, la sua caratteristica principale, che ne fa ancora oggi una delle Istituzioni più stimate in campo internazionale.
Il Capitano Emanuele Trotti, prescelto quale Comandante del primo contingente dell'Arma da inviare in Crimea.
Nel 1855 un nuovo Stato si affacciava nel consesso delle potenze europee, deciso a trovare una sua nuova dimensione politica internazionale: il Regno di Sardegna. Contestualmente la cosiddetta «questione d'Oriente» agitava la diplomazia internazionale. Si era sviluppato, l'anno precedente, un conflitto armato che opponeva le potenze occidentali (questa volta alleate della Turchia per impedirne la completa disfatta) alla Russia, da sempre desiderosa di affacciarsi sul Mar Nero, di ipotecare la spoliazione futura dell'Impero Ottomano e di conquistare uno sbocco nel Mediterraneo, continuando il sogno di Pietro il Grande e Caterina II. Un intreccio di convergenze su Balcani, Stretti e Luoghi Santi. Questi ultimi, in particolare, avevano scatenato un conflitto di interessi fra cattolici e ortodossi: la Francia si riteneva la paladina della cristianità in tutto il Medio Oriente, secondo l'accordo di Capitolazione del 1740 con il Sultano ottomano, ma gli altri Stati europei e, con maggior vigore, la Russia ortodossa, contestavano alla Francia questa posizione di supremazia, che finiva per divenire non solo religiosa, ma anche politica.
Francia e Inghilterra, insieme alla Prussia - allo scopo di costringere l'Austria ad uscire dalla sua neutralità e prendere una decisa posizione, in qualche modo sollecitarono e quindi accettarono l'inserimento del Regno di Sardegna nella controversia, anche per fortificare e ampliare il contingente militare che si trovava in Crimea, opposto all'esercito dell'Impero zarista, forse mediocremente armato, ma di certo sempre molto forte nei numeri. Appena era stato ventilato un possibile aiuto piemontese, l'Austria era entrata nell'alleanza a fianco delle potenze occidentali, ma, nonostante la firma del relativo trattato, esitava a scendere direttamente in campo per salvaguardare l'integrità del territorio ottomano, il trono del Sultano, e impedire alla Russia di espandersi in quelle regioni balcaniche che erano ancora nei confini dell'Impero Ottomano.
Il Regno di Sardegna firmò la sua alleanza con la Francia, l'Inghilterra, l'Austria e la Prussia il 26 gennaio 1855, dichiarandosi favorevole alla causa turca: tra i vari obblighi previsti accettò di fornire, in qualità di alleato, un Corpo forte di 15mila uomini, composto di Fanteria, Cavalleria e Artiglieria e diviso in cinque Brigate sotto il comando di un generale sardo.

La piantina del campo allegato del Kadi-Koi, in Crimea, in un disegno che faceva parte delle carte tattiche dello Stato Maggiore dell'Esercito del regno di Sardegna. Non volendo esporsi nel cuore del territorio russo, memori della disastrosa esperienza napoleonica, gli europei cercarono di mantenere il conflitto circoscritto, e la Crimea divenne il luogo di opposizione degli eserciti. Infatti in Crimea erano dislocate più di 50mila unità russe, quel 14 settembre 1854, quando il Corpo di Spedizione europeo arrivò sul teatro delle operazioni; con l'intervento dei Piemontesi, il Corpo avrebbe raggiunto un totale di circa 170mila uomini, ben equipaggiati, con armi che nel complesso erano indubbiamente più avanzate rispetto a quelle impiegate dai soldati russi.
Il Corpo di Spedizione dell'Armata Sarda, che prese il nome di Corpo di Spedizione in Oriente, sarebbe dovuto partire il più presto possibile, ed era stabilito fosse mantenuto sempre con lo stesso numero di effettivi mediante l'invio regolare e successivo dei rinforzi necessari (articoli 1 e 4 della speciale Convenzione militare di Torino, firmata nello stesso giorno dell'atto di accessione all'alleanza, ovvero il 26 gennaio 1855).
Il 20 marzo il Comandante Generale del Corpo dei Carabinieri Reali, in quegli anni il maggior generale Federico Costanzo Lovera, assegnava al Corpo di Spedizione in Oriente un Distaccamento di Carabinieri che dovevano partire insieme al Corpo di Spedizione stesso dopo una decina di giorni, cioè intorno ai primi di aprile. La forza da inviare fu prevista in 52 unità così suddivise: 1 capitano, 3 ufficiali subalterni; 1 maresciallo d'alloggio a cavallo, 1 brigadiere o vice brigadiere a cavallo; 10 carabinieri a cavallo; 2 marescialli d'alloggio a piedi; 4 brigadieri o vice brigadieri a piedi e 34 carabinieri a piedi. Già nel mese di giugno, dal Quartier Generale di Kadi-Koi (ndr: Qui e nei capitoli successivi i luoghi sono citati con la grafia risultante dai documenti d'epoca), il generale Alfonso La Marmora, Comandante del Corpo di Spedizione sardo, chiedeva l'invio di un'altra dozzina di carabinieri a cavallo, perché per i servizi che essi dovevano compiere non erano sufficienti, e i presenti, uomini e quadrupedi, si sarebbero presto ridotti «fuori servizio», continuando con il ritmo fino ad allora tenuto.
Tra gli ufficiali furono prescelti, per costituire il primo contingente da inviare in Crimea, il capitano Emanuele Trotti, in qualità di Comandante; i «luogotenenti» (come allora si chiamavano gli ufficiali con il grado di tenente) Gaetano Picco e Carlo Ceva di Nuceto; il sottotenente Valentino Muratore. Il più anziano dei tre ufficiali subalterni sarebbe stato destinato alla Prima Divisione del Corpo di Spedizione; quello che lo seguiva alla Seconda e il meno anziano al Quartier Generale.
Nel marzo del 1855 venne emanato il provvedimento concernente le Missioni all'estero, anche dei Carabinieri. Infatti un regio decreto stabiliva le «competenze di campagna»: erano previste «gratificazioni di entrata in campagna» per gli ufficiali e il veterinario del contingente, nonché un «soprassoldo» giornaliero, cioè un'indennità di missione, con ulteriori razioni di viveri e ovviamente di foraggio per gli animali. Tutto questo interessava anche gli altri componenti il contingente. Da notare che le razioni di foraggio per i cavalli sarebbero state a carico dell'Intendenza Generale d'Armata, senza nulla ritenere dalla paga per i sottufficiali. Era inoltre prevista una gratificazione di primo corredo per i sottufficiali che venivano promossi ufficiali. In caso di perdita di cavallo e di effetti sarebbe stata concessa un'indennità, che era molto forte se gli uomini venivano presi prigionieri; la metà qualora il cavallo fosse stato ucciso in combattimento e il militare non fosse stato preso prigioniero.
Allo scopo di alleggerire quanto più possibile il contingente dal portare, al di là dell'armamento necessario, effetti ritenuti superflui sui campi di battaglia, fu deciso che il Distaccamento portasse con sé la «piccola tenuta» e la «veste di fatica». Dal punto di vista amministrativo i carabinieri «in campagna» sarebbero stati gestiti, invece che dal Consiglio Generale (come prescriveva all'articolo 1 il Regolamento Generale dell'Arma), dall'Intendenza Generale d'Armata, sia per le paghe che, come detto, per i foraggi, così come le altre truppe, allo scopo di accorpare e semplificare le procedure.
Il 5 aprile 1855 i militari destinati a formare il primo contingente dei Carabinieri all'estero si trovavano ripartiti tra i comandi di Novara, Torino, Cuneo, Genova e Alessandria, pronti a convergere su Genova per unirsi al Corpo di Spedizione e di lì partire in nave. L'appuntamento per tutto il Distaccamento, proveniente dalle varie parti del Piemonte, fu fissato per il 17 aprile. Il primo contingente del Corpo di Spedizione partì il 28 aprile e raggiunse la Crimea il 9 maggio, stabilendo il suo Quartier Generale principale a Kadi-Koi, vicinissimo a Balaklava: il Cte della 2^ Divisione Gen. Alessandro La Marmora, che morì in quelle terre a seguito di una epidemia di colera.

Anche i Carabinieri Reali ebbero delle perdite per malattia: due carabinieri a piedi morirono per colera asiatico. Vi fu un disperso. Altri cinque uomini vennero invece prontamente rinviati in Italia, perché non ritenuti da La Marmora idonei al servizio da prestare in quelle terre: il generale aveva scritto al Ministro della Guerra e al Comandante Generale dell'Arma, rimpatriandoli per propria decisione, e senza nemmeno attenderne il rimpiazzo. In realtà il servizio di polizia nella zona di Balaklava non era semplice: vi affluivano trafficanti d'ogni genere, i furti si moltiplicavano e lo spionaggio, specialmente vicino al Quartier Generale, era molto attivo. Si richiedevano dunque uomini di una condotta irreprensibile e di «una devozione a tutta prova». I cinque uomini, pur se erano stati scelti, come fece presente il Comando Generale dell'Arma, per le loro buone qualità di ardimento e risolutezza, essendosi distinti in precedenti campagne per «coraggio e filantropia», ugualmente furono allontanati.
Nel corso della spedizione, un sottufficiale ebbe la promozione a ufficiale. Rientrarono per malattia, prima della fine del servizio, due unità; per mutamento di destinazione, due ufficiali e cinque carabinieri.
Il secondo contingente del Corpo partì il 16 settembre 1855 e raggiunse la Crimea il 13 ottobre successivo. Integrati in esso partirono anche altri drappelli di Carabinieri Reali. Tutto il Corpo di Spedizione lasciò la Crimea il 19 maggio 1856 e arrivò «nei Regi Stati» il 29. La guerra d'Oriente era terminata con l'armistizio del 29 febbraio 1856: i rappresentanti delle varie potenze si erano riuniti a Parigi il 25 febbraio precedente. Il 30 marzo si arrivò alla firma del trattato di pace, che fu ratificato il 27 aprile. La clausola più importante era la smilitarizzazione del Mar Nero da parte della Russia, oltre alla rinuncia delle pretese sui cristiani dell'Impero Ottomano. La pace non sarebbe durata a lungo.
Quando l'Armata Sarda entrò in linea a fianco degli alleati, provò che in nulla gli era inferiore per preparazione militare e capacità analitica di giudizio. Negli archivi del Museo Storico dell'Arma è ad esempio conservata, in originale, una lettera del capitano Trotti da Kadi-Koi, in data 19 settembre 1855, che traccia un tremendo affresco della situazione di Sebastopoli dopo l'attacco subito dalle potenze occidentali che la espugnarono.
Interessante la notazione politica di Trotti quando nella sua lettera scrive che «la presa di Sebastopoli, (...) come direbbero i francesi, fece entrare la quistione d'oriente in una nuova fase»: i militari inviati in missione erano dei buoni osservatori della situazione locale e regionale. Trotti è forse il primo di una serie di acuti commentatori delle vicende che si susseguirono in quegli anni. Per sua stessa indicazione, egli non voleva lasciare nulla alla posterità, ma sentiva l'esigenza di raccontare al suo interlocutore quanto aveva visto entrando a Sebastopoli alla fine della battaglia. Non ha purtroppo scritto un volume sulla sua esperienza in Crimea, ma le poche pagine che possono essere lette sono sufficienti.
L'8 settembre 1855 fu espugnata dai francesi la Torre Malakoff, uno dei bastioni cruciali per la difesa della città, e il giorno successivo la città stessa, da francesi e inglesi. I piemontesi, compresi i carabinieri, non presero parte direttamente a questa fase del combattimento, ma erano stati presenti in altri scontri con perdite di vite umane e quindi parteciparono all'orgoglio della vittoria: una vittoria sofferta, sanguinosa, che aveva lasciato sul campo di battaglia molti morti e feriti.