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uale studente di scienze forestali
può affermare di non essersi mai
imbattuto negli Arboreti di Val-
lombrosa? Per conoscenza di-
Q retta, o per averli studiati nei
testi. Qual è la loro importanza? Come tutte
le collezioni botaniche, si fondando su tre
pilastri: ricerca scientifica, divulgazione e
conservazione. Ma vediamo più da vicino la
loro evoluzione.
Correva l’anno 1869 quando videro la luce,
contestualmente all’inaugurazione del Regio
Istituto Forestale di Vallombrosa, per opera
del primo Direttore dell’Istituto, Adolfo De
Bérenger, due orti dendrologici, a Paterno e
a Vallombrosa. In quegli anni andava com-
pletandosi l’unificazione dello Stato italiano
e si evidenziava un preoccupante fattore co-
mune: il dissesto idrogeologico e la necessità
di provvedere con urgenza alla sistemazione
e stabilizzazione dei bacini montani.
Si poneva quindi l’esigenza di studiare a
fondo i molteplici contesti ambientali per
mettere a punto tecniche adeguate per il
“rapido” rimboschimento delle pendici: la
corretta gestione dei comprensori montani
per la tutela di quelli di media collina e pia-
nura, a sempre più elevata densità insediativa,
quella che oggi definiremmo (o dovremmo
definire) come una “questione strategica di
interesse nazionale”. Si pensò quindi di “te-
stare” in Italia specie arboree forestali pro-
venienti da contesti ambientali vicini (italiani)
e lontani (Nord America, Asia, Nord Europa,
etc.) ma simili in quanto a condizioni am-
bientali di vegetazione e di realizzare un sito
di studio e acclimatazione, ove poter anche
produrre materiale di propagazione in quantità
adeguate allo scopo.
Già negli anni Ottanta del XIX secolo, periodo
in cui gli Arboreti sono diretti da Vittorio Pe-
rona, alla originale sezione “De Bérenger”
ne viene affiancata un’altra dedicata a Giovan
Carlo Siemoni. Viene poi inaugurato, sempre
a Vallombrosa, a 1.000 metri s.l.m., su una
pendice esposta a solatio, l’Arboreto di
Masso del Diavolo, ove raccogliere entità
termofile. Qua, ancora oggi, vegetano Quer-
SETTEMBRE-OTTOBRE 2019
cus suber, Ficus carica, Arbutus unedo e
molte altre specie tipiche dei climi caldi.
Negli anni 1885-86, l’arboreto fu ulteriormente
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