Page 10 - Forestale N. 67 marzo - aprile 2012
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Dalla parte della legalità

            sidoro Furlan, 59 anni, è un Vice Questore Aggiunto del Corpo forestale dello Stato. È nel Corpo da 39
            anni. Attualmente comanda il Distretto forestale di Asiago. È uno dei massimi esperti di lotta al bracco-
         I naggio. Ha diretto numerosi reparti in complesse operazioni volte alla prevenzione e repressione dei reati
          connessi a questa odiosa pratica.

          Quando ha iniziato a fare attività antibracconaggio?
          Venti anni orsono la mia prima missione - ADORNO - in Calabria sullo stretto di Messina per fermare la cac-
          cia illegale al falco pecchiaiolo e ad altri importanti rapaci protetti.  Ricordo che dormivamo nei container
          dentro il parco della sede della Forestale a Basilicò dove si trova il Posto fisso di Gambarie d’Aspromonte,
          in provincia di Reggio Calabria. Allora si acciuffavano anche 100 bracconieri ad operazione mentre adesso
          se va bene due o tre. Il fenomeno, grazie anche alla costante presenza dei Forestali, fortunatamente è sotto
          controllo.
          Come è cambiata nel corso del tempo l’attività del bracconiere e quella dell’antibracconaggio?
          Si è evoluta la tecnologia, il bracconaggio  attuale   nei confronti degli ungulati  è nettamente tecnologico
          con l’utilizzo di raggi laser, puntatori, silenziatori di ogni genere, fototrappole per identificare gli animali.
          I bracconieri utilizzano delle minuscole  telecamere  montate su certi passaggi fissi e leggono al telefoni-
          no ora e giorno del passaggio dell’animale, ultimamente utilizzano  pasture con mangimi particolari,
          attrattivi sessuali e  sali minerali, abituando così gli animali  alla mangiatoia  e facendoli diventare, a loro
          insaputa,  facile bersaglio. Gli stessi non vanno più a “bracconare” per fame ma solo per il gusto di ucci-
          dere. I bracconieri di adesso sparano con i fari luminosi dalle automobili in corsa; praticamente non si
          muovono più a piedi.
          Anche il lavoro dei Forestali è molto cambiato. Oggi disponiamo di intercettazioni ambientali e telefoniche
          per i traffici di selvaggina illegale, le indagini si avvalgono delle repertazioni scientifiche. Quello che non è
          cambiato sono spesso i pericolosi inseguimenti nel bosco dove bracconieri e cacciatori, entrambi armati,
          si fronteggiano lungo i pendii scoscesi.

          Gli strumenti messi a disposizione  dalla legge sono sufficienti?
          Penso proprio di sì, anche se la legge n. 157 del 1992  potrebbe essere  leggermente aggiornata. Per esem-
          pio ci vorrebbe, ad inizio stagione, maggiore certezza dei calendari ventatori e le deroghe dovrebbero
          essere assolutamente circoscritte ed eccezionali. Ci vorrebbe l’aggiornamento dell’importo di alcune san-
          zioni. Ci sono poi alcuni comportamenti vietati che però sono privi della relativa sanzione.

          Quali sono oggi le forme più frequenti e quelle più aggressive di bracconaggio?
          Il mondo ornitologico è quello più in pericolo, tutto in generale. Gli archetti e le trappole a scatto sono gli
          stumenti di morte più micidiali. Poi c’è la caccia illegale con le armi da sparo.
          Gli ungulati, invece, tranne pochi casi, nonostante i bracconieri non li risparmino, godono di buoni nume-
          ri in termini di sopravvivenza come i cervi ad esempio che sono in netto aumento su tutto il territorio
          italiano.

          Chi sono oggi i bracconieri?
          La differenza tra cacciatore e bracconiere è sostanziale e formale.
          Il bracconiere posso definirlo una persona dal DNA graffiato, quasi perverso, che si diverte solo per il gusto
          di uccidere e basta, sempre predisposto per un suo insano divertimento  nel giocare a "guardie e ladri",
          privo di qualsiasia licenza, assicurazione e porto d’armi, è colui che non ha mai fatto un corso di perfezio-
          namento o di aggiornamento, privo di cultura  selettiva ed etica venatoria. È come un automobilista su una
          strada che guida senza patente con un automezzo rubato che provoca anche un incidente. Il cacciatore
          serio è copletamente l’opposto.

          C’è un episodio particolare  nella sua lunga carriera che le è rimasto impresso?
          Una volta, alcuni anni fa, ho liberato un  povero capriolo da un laccio, era sfinito e stremato, privo di forza
          e alla mia vista ha incominciato a tremare. Con le ultime energie  muoveva lentamente le esili zampette. Mi
          guardava fisso convinto che fosse giunta ormai  la  sua ultima ora. Sciolto dal laccio, prima di divincolar-
          si,  è rimasto immobile per un minuto circa . Ho visto da vicino scendere una lacrima dai suoi occhi stanchi
          e, prima di inoltrarsi  nel bosco, si è girato due volte, incredulo, quasi a ringraziare per la libertà ricevuta.
                                                                                        S.C.



                                                                          Il Forestale n. 67 - 11
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