Rivista tecnico-scientifica ambientale dell'Arma dei Carabinieri                                                            ISSN 2532-7828

ACQUE
DIFESA DEGLI ARGINI
01/06/2014
Ing. Antonio Rusconi Gruppo 183 e SIGEA - Segretario Generale delle Autorità di Bacino dell'Alto Adriatico

Nella prima parte l’articolo richiama le definizione e gli ambiti dell’utilizzazione delle arginature. Ne descrive le caratteristiche geometriche e geotecniche e le tradizionali modalità costruttive, comprese le sue parti a fiume (golene) e a campagna (banche, sottobanche, eccetera) e le relative funzioni.

 

#RiassuntoRiassunto

Nella prima parte l’articolo richiama le definizione e gli ambiti dell’utilizzazione delle arginature. Ne descrive le caratteristiche geometriche e geotecniche e le tradizionali modalità costruttive, comprese le sue parti a fiume (golene) e a campagna (banche, sottobanche, eccetera) e le relative funzioni. Un argine in terra non può considerarsi una struttura assolutamente impermeabile, in quanto, in caso di piena, è soggetto a lentissima permeazione la cui rappresentazione attraverso le linee di flusso e la linea di saturazione (moto di filtrazione), rappresenta un passaggio fondamentale nella sua progettazione.
Vengono quindi descritte le cause dei dissesti arginali, sia lato a campagna (tracimazioni, sifonamenti, fontanazzi, sfiancamenti, …) sia a lato fiume (erosioni, sfiancamenti, …) e le rotte fluviali, con i provvedimenti urgenti per evitarle e limitare le esondazioni e quelli definitivi di ricostruzione. 
Nella terza parte sono descritte le tradizionali norme statali di tutela delle arginature, attualmente ancora in vigore, e comunque importante riferimento dei regolamenti regionali. Sono descritte le funzioni del personale idraulico del Genio Civile, le modalità della sorveglianza degli argini, la polizia delle acque pubbliche, il servizio di piena e le modalità di intervento in caso di smottamenti e rotte. 

Abstract
Embankment defence
The article provides definition and fields of use of embanking, describing geometrical and geotechnical features, building methods including sections along the river or in the country, as well as their functions. An embankment on the ground can not be considered as totally waterproof, since in case of flood could undergo slow permeation, whose representation by flow and saturation chart is a fundamental step of the project.
Overflowing, siphoning, outflow, breaking through are described, with respect to riverside (erosion and breaking through) as well as to river breaches, with urgent actions to avoid or limit overflowing, and definitive ones regarding reconstruction.
Traditional methods applied to embankment defence at national and local level are still relevant. An outline of functions of Civil Engineering Department, Water Police and actions in case of land slip and breaches is also provided.

 
 
 

#Generalità, definizioni e comportamento idraulicoGeneralità, definizioni e comportamento idraulico

Gli argini sono costituiti da rilevati artificiali in terra con funzione di tenuta d’acqua allo scopo di contenere le acque dei fiumi, soprattutto quando sono in piena e comunque quando i livelli idrici anche ordinari sono superiori delle quote dei terreni adiacenti (fiumi pensili).
Le opinioni relative agli effetti delle arginature non sono concordi. Da un lato sono evidenti la necessità ed i vantaggi delle arginature, per proteggere territori talora vastissimi dalle inondazioni. Però l’arginamento di un tronco fluviale, ossia il suo restringimento tra argini, eleva il livello di piena ed aggrava i pericoli di rotte, le difficoltà di scolo delle zone laterali, che devono provvedere allo smaltimento delle acque o tramite una diversa propria rete di scolo, o mediante opere di regolazione (chiaviche) attraverso il corpo arginale, manovrabili in caso di piena, ovvero con impianti di sollevamento per il convogliamento delle acque al di sopra dell’argine stesso. Gli argini possono anche produrre effetti dannosi di riduzione di alimentazione sulla falda freatica.
Inoltre l’arginamento, sopprimendo zone di espansione, accresce la portata di piena nei tronchi di valle. A tale riguardo si deve ricordare che recentemente la Direttiva 2007/60/CE, riguardante al gestione del rischio dia alluvioni, ha indicato che i Piani di Gestione del Rischio di Alluvioni prevedano l’inondazione controllata di certe aree adiacenti ai corsi d’acqua2.

 

2 La Direttiva 2007/60/CE è stata recepita nel nostro Paese dal D.lgs n.49/2010. Le Autorità di Bacino Distrettuali, istituite con il D.lgs n.152/2006, nell’ambito dell’attività di pianificazione di bacino, hanno il compito di redigere, entro il 2015, il Piano di Gestione del rischio di Alluvioni.


 

Esistono due tipologie di argini: longitudinali e trasversali; i primi corrono continui lungo le sponde, mentre i secondi sono disposti a coppie gli uni di fronte agli altri normalmente alla corrente, e si innescano con una estremità al terreno sommergibile, e con l’altra si estendono simmetricamente verso l’alveo [APAT, 2003].
Anche le opere di contenimento delle casse di espansione possono essere assimilate alle arginature.  Gli argini inoltre trovano frequente impiego anche per opere provvisorie, per proteggere una zona bonificata dall’accesso di acque esterne e per formare piccoli serbatoi d’acqua per diversi usi (irrigazione, ecc.), nonché per la difesa dalle mareggiate (argini a mare) [Autorità di Bacino del F. Arno, 2000].
Si tratta di strutture di ritenuta concettualmente semplici, costruiti in terra argillosa (senza ciottoli o materiali vegetali) disposta a strati dello spessore di circa 30 centimetri, fortemente compressi, battuti o vibrati. I terreni maggiormente utilizzati per la costruzione degli argini sono costituiti per circa 1/3 di argilla e 2/3 sabbia. Il materiale può spesso ricavarsi dalle zone golenali, mediante scavi trasversali poco profondi, che le piene poi riempiono; altrimenti occorre portarlo pure da lontano per avere materiale adatto. Se il materiale dell’argine è un po’ troppo sabbioso, si può eseguire un rivestimento argilloso verso fiume (ricoperto con zolle erbose) oppure un diaframma mediano d’argilla.  
La stabilità di un argine è affidata principalmente alla coesione e all’attrito. Poiché è da prevedersi che col tempo avvenga un certo costipamento o calo dell’argine, è da eseguirsi di altezza alquanto (da 1/10 a 1/6) maggiore di quella prevista. Essa deve essere periodicamente controllata, mediante livellazioni riferite a caposaldi indipendenti dall’argine [Marzolo, 1963].
La sezione trasversale di un argine è fondamentalmente trapezia, risultando costituita di un rettangolo (corpo dell’argine), di un triangolo interno cioè verso fiume (petto o fianco interno) e di un triangolo esterno cioè verso campagna (spalla o fianco esterno). I vertici superiori del trapezio rappresentano il ciglio interno e quello esterno; i vertici inferiori ilpiede o unghia interna ed esterna.
La sommità o corona dell’argine si tiene di larghezza commisurata all’importanza di esso e alla necessità di transito, poiché spesso vi corre una strada: utile anche per diminuire la penetrazione di acque pluviali. Però è preferibile non collocare sopra argini importanti strade di grande traffico e pavimentate; perché possono accrescere il costipamento dell’argine stesso e rendono difficile l’esecuzione (in caso di bisogno) di un soprassoglio. La corona deve avere una leggera convessità o pendenza trasversale (2 – 3 %) per favorire lo scolo delle acque piovane; ed essere alquanto più alta del livello di massima piena, mantenendo sopra di questo un sufficientefranco (generalmente di m 0,80 o più).
Le due scarpate (interna cioè verso l’acqua ed esterna cioè verso la campagna) possono avere inclinazioni differenti. Di solito nelle arginature fluviali, costruite con materiale assai impermeabile, la scarpata interna ha almeno 1,5 di base per 1 di altezza ed è più ripida dell’esterna, che secondo i casi può avere 2 o più di base per 1 d’altezza.
Se gli argini non sono di materiale molto impermeabile (come in talune arginature lungo fiumi torrentizi), o dove si tratti di un serbatoio che debba subire svasi piuttosto rapidi, con possibili scoscendimenti della scarpata interna, conviene assegnare a questa un’inclinazione più dolce [Marzolo, 1963].   
Gli argini di notevole altezza vengono rinfiancati ed allargati nella parte inferiore, addossando alla spalla uno o più prismi di terra  denominati banche(di altezze decrescenti:banca, sottobanca, piè di banca).    Talvolta anche il petto dell’argine viene analogamente rinforzato con un antipetto ed intercalando nella scarpata interna una banchina a lieve inclinazione.
La costruzione dell’argine si inizia dopo aver asportato il terreno vegetale, eseguendo uno scavo fino a raggiungere un suolo impermeabile, formando almeno delle tombature o diaframmi di terra battuta raggiungenti quest’ultimo. La costruzione procede per strati o cordoli di spessore non maggiore di una trentina di centimetri, che vengono fortemente compressi. Le scarpate degli argini vanno poi ricoperte di zolle erbose, o tempestivamente seminate.
Le golene devono essere possibilmente ampie. Esse hanno una funzione duplice: da un lato aumentano la sezione liquida trasversale per concorrere nello scarico delle piene, dall’altro costituiscono una capacità di invaso che contribuisce a moderare le portate di piena a valle. Perciò le golene devono essere sgombre da ostacoli e possibilmente anche da piantagioni, che rallentando la corrente torbida di piena accentuano l’interrimento golenale.
Un argine in terra non può considerarsi come una struttura assolutamente impermeabile. Quando a lato fiume vi è la presenza di un livello idrico, avviene una lentissima permeazione attraverso il corpo arginale, raffigurabile tracciando un certo numero dilinee di flusso, di cui la superiore è il profilo libero di filtrazione, detto anche linea di saturazione, perché limita la zona inferiore, ove i pori sono pieni d’acqua, dalla zona superiore, ove l’acqua può trovarsi solo per capillarità e mista con aria. La quantità di acqua (portata) di filtrazione dipende dalle caratteristiche geotecniche del materiale terroso (coefficiente di filtrazione) e dalle dimensioni e dalla forma dell’opera. Per la buona conservazione dell’argine, anche se non può ottenersi l’impermeabilità assoluta, è necessario che la quantità d’acqua che si infiltra sia piccolissima, cioè che la velocità di filtrazione sia bassissima.
Nella progettazione di un argine è quindi di primaria importanza il preventivo studio e rappresentazione del reticolo di flusso ed il relativo calcolo dellepressioni neutraliche si verificano sia nel corpo arginale che nel terreno di fondazione. L’eccesso di pressioni neutrali sul lato campagna può dare infatti a fenomeni di sifonamento con asporto di materiale, fino alla creazione deifontanazzi, come descritto successivamente. Lo studio del moto di filtrazione può essere condotto sia utilizzando metodi empirici sia attraverso l’utilizzo del reticolo di flusso preventivamente individuato [Colleselli,1998] [Autorità di Bacino del F.Arno, 2000].

 

#Dissesti e rotte arginaliDissesti e rotte arginali

Gli argini devono essere oggetto di accurata manutenzione e vigilanza. Durante le piene, quando agli idrometri di riferimento, posizionati in vari tronchi, veng

 

3 Gli argini del Po sono attualmente di competenza dell’AIPO (Agenzia Interregionale per il Po) che, negli anni 2000, ha sostituito il Magistrato per il Po già organo periferico del Ministero dei Lavori Pubblici.


 

La tracimazione o sormonto arginale: è da imputarsi all’insufficiente altezza dell’argine, dovuta ad eccessivo assestamento, scarsa manutenzione, o ad una altezza di piena imprevista, ovvero anche a fenomeni di subsidenza cagionata da eccessivi prelievi di acqua e/o gas dal sottosuolo.
Si può evitare costruendo rapidamente sopra l’argine presso il giglio interno un arginello provvisorio (soprassoglio) con terra o sacchi di terra e addossandovi esternamente altra terra battuta. In mancanza di altre possibilità si può arare la sommità dell’argine per formare un rialzo verso il ciglio interno, ed assestarlo. Passata la piena, bisogna provvedere ad un rialzo stabile dell'argine, allargandolo adeguatamente ed ammorsando bene alla parte vecchia la nuova;
Il sormonto per sifonamento attraverso cavità nel corpo arginale (dipendenti da radici putrefatte, scavi di talpe ecc.): tali da determinare fontanazzi tanto più pericolosi quando l'acqua che fuoriesce si mostri torbida, denotando cioè l'asportazione di terra dall’argine. La creazione dei fontanazzi, prima che si raggiunga la condizione critica, è preceduta da manifestazioni di premonizione (presenza di acqua affiorante, rigonfiamento del terreno, rumorosi sfiati di aria, ecc.).
In questo caso è indispensabile urgentemente circondare il fontanazzo con un arginello formato di sacchi di terra e terra addossata ad essi, di sufficiente altezza, per rendere limpido il fontanazzo rallentando cioè il flusso che lo determina e arrestando così il processo distruttivo dell’argine.
Provvedimenti definitivi potranno poi consistere in rinfianchi dell’argine e diaframmi di argilla, o di calcestruzzo, eseguibili secondo vari procedimenti.
La frequenza dei sifonamenti si è particolarmente intensificata in questi ultimi anni per lo sviluppo incontrollato delle nutrie. E’ necessario quindi provvedere con l’installazione sul versante a campagna dell’argine di reti metalliche bloccate al piede da un gabbione cilindrico riempito di pietrame [Da Deppo et al. 2011].  
Lo sfiancamento a campagna per troppa imbibizione è dovuta ad una piena prolungata (spesso con l’aggravante di prolungata e intensa pioggia), così da diminuire l’attrito delle terre potendo far smottare specialmente la spalla dell’argine. In genere ha origine sul lato a campagna di un argine per l’insufficienza delle sue dimensioni trasversali. Per dare all’argine una maggiore consistenza, giova rinfiancarlo prontamente nelle località minacciate con una banca (di terra o sacchi di terra), salvo poi eseguire il necessario rinfianco definitivo;
L’erosione del corpo arginale a fiume può verificarsi durante le piene quando la forza della corrente che lambisce la superficie dell’argine supera la resistenza del materiale terroso che forma l’argine. Questa è in genere molto bassa e può essere rinforzata mediante rivestimenti erbosi, pietrame, lastre di calcestruzzo, ecc. L’arresto o la limitazione del fenomeno richiede interventi tempestivi, mediante le ciuffate, gettate di sassi o la stesa di teli di plastica. Altrimenti il franamento progressivo dell’argine a fiume a rapida evoluzione con la conseguente esondazione [Da Deppo et al. 2011].  
Lo sfiancamento a fiume può verificarsi in caso di riduzione del livello della piena successivo alla fase acuta, soprattutto se questa si è prolungata nel tempo, nei tratti di pianura dei grandi fiumi, a causa anche dell’alta marea che può rallentare un rapido deflusso a mare delle acque. La saturazione del terreno arginale e la contestuale assenza di spinta idrostatica dell’acqua del fiume provoca uno squilibrio con conseguente possibile instabilità.
Lo scalzamento al piede di argini in froldo  può essere causato in assenza di golena, corrosa dalla corrente. Gli interventi in questo caso sono difficili, soprattutto per la difficoltà di rendersi conto in tempo utile del fenomeno. Non è facile infatti individuare sotto acqua l’ubicazione di una corrosione. La torbidità più intensa dell’acqua  affiorante in superficie può essere un indizio; e allora conviene esplorare o scandagliare la parte corrosa [Marzolo, 1963].
La chiusura di una rotta, alla quale sia seguita una esondazione, richiede una serie di interventi. Anzitutto è necessario fermare o rallentare, per quanto possibile, l’esondazione. Va inoltre predisposta con urgenza una adeguata illuminazione del sito della rotta e delle previste piste di accesso, utilizzando la rete elettrica pubblica e gruppi elettrogeni in numero appropriato. Il contenimento urgente dell’esondazione si ottiene generalmente con la formazione di un argine d’emergenza o coronella, in pietrame, così denominata per la sua forma ad “U”, che cinge la rotta, preferibilmente a campagna, intestandosi in posizioni arretrate sui due labbri, in modo da interferire né con la corrente né con i successivi lavori di ricostruzione. Il pietrame della coronella potrà essere utilizzato, con la ricostruzione dell’argine, al piede della scarpata a fiume come protezione del rilavato [Da Deppo et al. 2011]. La formazione della coronella potrà in alternativa essere costituita da gabbioni o mediante l’infissione di palancole di acciaio.
Gli interventi definitivi consistono nella ricostruzione dell’argine distrutto, preceduta ovviamente dalle necessarie indagini geotecniche che devono riguardare il sito del terreno di fondazione,  ai fini della sua impermeabilità e coesione. In determinate condizioni, in relazione alla bassa permeabilità del terreno impiegabile, ovvero in prossimità di edifici da salvaguardare, può essere necessario prevedere la costruzione di un diaframma verticale, infisso nel corpo arginale, di opportuna profondità, di calcestruzzo, o di materiale plastico o metallico. In altri casi, per evitare fenomeni di filtrazione, è necessaria la stesura di un geotessuto4.      
Dopo il passaggio di ogni piena, soprattutto se particolarmente importante, è comunque indispensabile accertare il complessivo stato delle arginature e provvedere alle necessarie riparazioni e rafforzamento.    

 
 

#La tutela delle arginatureLa tutela delle arginature

Le attività o gli interventi che possono svolgersi o farsi in prossimità delle arginature in prossimità delle arginature fluviali sono da considerare con particolare cura per evitare che da essi possano derivare danni alla struttura o che possano instaurarsi processi con evoluzioni pericolose in caso di piena.
La materia, tradizionalmente regolamentata dalla normativa statale, negli ultimi anni è stata aggiornata e rivista da leggi e regolamenti regionali, conseguenti al decentramento delle competenze dalla Stato alle Regioni. In ogni caso i riferimenti fondamentali rimangono le leggi statali, che quasi tutte le Regioni hanno mantenuto in pieno vigore.
Negli ultimi anni anche le Norme dei Piani di Bacino, attuati ai sensi della legge sulla difesa del suolo n.183 del 1989, contengono specifiche regolamentazioni sulla tutela delle aree di pertinenza fluviale e sulle arginature5 .  

 

4 Un geotessuto è un tessuto permeabile di materiale artificiale (fibra sintetica), resistente a trazione, utilizzato per migliorare le caratteristiche geotecniche dei terreni. Vi si ricorre in genere per problemi di fondazioni in terreni permeabili.
5 La legge quadro sulla difesa del suolo n. 183/1989 ha istituito le Autorità di Bacino, con il compito di redigere i piani di bacino dei bacini idrografici di rilievo nazionale, interregionale e regionale. I bacini di rilievo nazionale sono: Po, Adige, Brenta-Bacchiglione, Piave, Tagliamento, Livenza, Isonzo, Arno, Tevere, Liri-Garigliano e Volturno. La legge ha elencato altresì i bacini interregionali. Il D.lgs n. 152/2006 (Testo Unico dell’Ambiente), ha abrogato la legge 183/89 ed ha recepito la Direttiva 2000/60/CE sulla Acque, suddividendo il territorio nazionale in otto Distretti Idrografici. Le Autorità di Bacino Distrettuale hanno il compito di redigere il Piano di Bacino distrettuale che comprende il Piano di Gestione dei Bacini Idrografici ed il Piano di Gestione del Rischio di Alluvioni (Direttiva n.2007/60/CE e D.lgs n.49/2010).


 

La principale norma è il Testi Unico delle disposizioni di legge intorno alle opere pubbliche delle diverse categorie (T.U. 25 luglio 1904, n. 523), seguìto dal Regolamento collegato (RD 9 dicembre 1937) sulla tutela delle opere idrauliche di 1^ e 2^ categoria e delle opere di bonifica. Vanno altresì ricordate, riguardanti le fasce di rispetto dalle sponde e dai piedi degli argini, la legge 8 agosto 1985, n. 431 (legge Galasso) ed il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (D.lgs 22 gennaio 2004, n. 42).
Il Testo Unico del 1904 tratta dei fiumi, dei torrenti, e dei laghi e contiene le disposizioni relative alle opere idrauliche di ogni categoria, tra cui gli argini e le altre opere che riguardano il regime delle acque pubbliche, la navigazione fluviale, il trasporto di legname, la polizia delle acque pubbliche, ecc.   
La norma ha suddiviso le opere idrauliche fluviali in cinque categorie. In particolare le opere idrauliche di 2^ categoria, dichiarate tali con apposita legge, riguardavano le arginature dei principali fiumi del nostro Paese (Po, Adige, Piave, Arno, Tevere, ecc.). Tali opere, comprendenti anche alcuni particolari manufatti, come la galleria Adige-Garda e la botte a sifone del Mincio a Formigosa (MN), erano di competenza dello Stato tramite gli Uffici periferici del Ministero dei Lavori Pubblici (Uffici del Genio Civile, Magistrato alle Acque di Venezia, Magistrato per il Po di Parma, Ufficio speciale per il Tevere, ecc.). Per le altre categorie lo Stato partecipava alla costituzione di appositi Consorzi tra le diverse amministrazioni locali [Rusconi, 1994].
Uno degli spetti più importanti del Testo Unico n.523/1904 riguarda la polizia delle acque pubbliche6.  Secondo tale disposizione nessuno può fare opere nell’alveo dei fiumi, torrenti, rivi, scolatori pubblici e canali di proprietà demaniale senza il permesso dell’autorità governativa. Sono lavori e atti vietati in modo assoluto sulle acque pubbliche, loro alvei, sponde e difese, la formazione di pescaie, chiuse e altre opere per l’esercizio della pesca, le piantagioni dentro gli alvei, poiché restringono la sezione normale e necessaria al libero deflusso delle acque, lo sradicamento e l’abbruciamento dei ceppi degli alberi che sostengono le rive dei fiumi e dei torrenti per una distanza orizzontale non minore di nove metri dalla linea a cui arrivano le acque ordinarie, mentre per rivi, canali escolatori pubblici la stessa proibizione è limitata alle piantagioni aderenti alle sponde.

 

6 L’ingegnere preposto alla sezione idraulica dell’Ufficio del Genio Civile, a capo del personale idraulico dell’Ufficio, era dotato del porto d’armi, rilasciato dalla locale Questura,  per l’espletamento delle funzioni  di polizia idraulica (ufficiale di polizia giudiziaria) lungo i fiumi.


 

Sono ancora vietati: le piantagioni sulle alluvioni delle sponde e delle isole, salvo le autorizzazioni dell’Ufficio del Genio Civile, sul piano e sulle scarpe degli argini, loro banche e sottobanche, le fabbriche, le fabbriche e gli scavi lungo fiumi, torrenti e canali navigabili, il pascolo sugli argini.
Per quanto riguarda il lato a campagna delle opere idrauliche longitudinali, la norma impone il divieto di realizzare piantagioni di alberi e siepi, fabbriche, scavi e lo smovimento del terreno a distanza dal piede degli argini e loro accessori minore di quella stabilita dalle discipline vigenti nelle varie località, e comunque a distanza minore di quattro metri per le piantagioni e smovimento del terreno e di dieci metri per le fabbriche e gli scavi.
Su tale argomento, ad esempio, nelle provincie venete di competenza del Magistrato alle Acque fin dal XIX secolo vigeva il “Regolamento Ansaldi” che prevedeva limiti delle distanze arginali leggermente differenti da quelli generali. Il Regolamento, parzialmente aggiornato negli anni 1926, 1936 e nel 1981, è rimasto in vigore fino al trasferimento delle competenze idrauliche del Magistrato alle Acque alle Regioni [Rusconi, 2013].             
Il testo Unico 523 descrive quindi le opere e gli atti che non si possono eseguire se non con speciale permesso dell’ingegnere capo del Genio Civile e sotto l’osservanza delle condizioni imposte dal medesimo, tra cui l’estrazione di ciottoli, ghiaia e sabbia, salvo quei casi in cui tale prelievo si attua per “invalsa consuetudine”, ma anche in questo caso, comunque, l’Autorità amministrativa può limitarli e proibirli per la tutela del regime delle acque.
La legge rammenta infine che il taglio o la rottura degli argini e dei ripari sono considerati attentati criminosi e sono puniti nei termini della legge penale. Non è infrequente infatti, soprattutto durante le grandi piene fluviali, che gli abitanti di una sponda del fiume, in situazioni di  pericolo di esondazione o sfondamento delle arginature, nutrano la “speranza” che a cedere sia l’argine dell’altra sponda; purtroppo tale speranza si èverificata in alcune tristi circostanze del passato, con le ovvie drammatiche conseguenze.
Il Regolamento sulle opere idrauliche di 1^ e 2^ categoria (R.D. n.2669/1937) rappresenta la logica continuazione del ricordato Resto Unico n.523/1904. Le arginature sono state suddivise intronchi di guardia e tronchi di custodiacui sono preposti rispettivamente gli Ufficiali Idraulici ed i Sorveglianti Idraulici. L’Ufficiale Idraulico deve percorrere l’intero tronco almeno una volta alla settimana, salvo i casi straordinari; deve altresì controllare i canali di scolo, i manufatti e in generale anche le opere private, deve vigilare le attività dei sorveglianti e dei manovratori in genere, deve infine accorrere sul sito in caso di notizie di guasti o di danni alle opere; se egli è addetto ai servizi di bonifica deve perlustrare l’intero settore ogni settimana, e ogni quindici giorni anche di notte.
Il decreto descrive con estrema puntualità gli adempimenti degli Ufficiali Idraulici (coadiuvato dai Sorveglianti) durante le visite ordinarie e straordinarie, sia di natura tecnica, come i rilievi, le registrazioni e i compiti di vigilanza tecnica connessi con la direzione dei lavori in corso e che di norma vengono a lui affidati, sia di natura amministrativa, dovendo essi tenere tutte le scritture contabili dei cantieri aperti lungo il fiume, sia infine di natura repressiva, avendo essi il dovere, in qualità di ufficiali e/o agenti di polizia giudiziaria, di accertare le contravvenzioni alle norme di polizia idraulica, di navigazione e delle opere di bonifica, trasmettendo il relativo verbale, entro 24 ore dall’accertamento, all’ingegnere capo del Genio Civile.
Regolamento dispone quindi il servizio di piena. Spetta esclusivamente ai funzionari del Genio Civile o ai loro dipendenti regolare il servizio di piena, impartire ordini e prendere provvedimenti nei casi di pericolo o di rotta. Nessun altro funzionario pubblico può avervi ingerenza, se non richiesto.
Gli ingegneri di sezione del Genio Civile sono autorizzati a richiedere all’autorità politica, direttamente o per mezzo dell’ingegnere capo, la forza armata, quando la reputino necessaria. I funzionari del Genio Civile preposti ai tratti superiori del corso d’acqua devono, col mezzo più pronto e sicuro, dare l’annuncio agli uffici del Genio Civile, e agli Ufficiali Idraulici preposti ai tratti inferiori, della piena formatasi nei tronchi e bacini superiori e dell’andamento di essa.
Appena un corso d’acqua accenna a mettersi in piena, continua il Regolamento, gli Ufficiali ed i Sorveglianti Idraulici vigilano affinché da coloro cui spetta siano chiuse le chiaviche, cioè quelle paratoie sottopassanti l’argine che, aperte in tempi normali, consentono lo scolo nel fiume delle acque provenienti dalle campagne circostanti, secondo l’ordine di precedenza stabilito dall’ingegnere di sezione del Genio Civile.
Arrivate le acque al segno di guardia degli idrometri regolatori, di cui ogni Ufficiale Idraulico ha l’elenco e l’ubicazione in una apposita carta idrografica con segnati altresì gli schemi delle arginature, le quote dei terreni, le località le opere e i manufatti idraulici, gli attraversamenti, gli appostamenti, eccetera, viene attivato il servizio delle guardie, o servizio di piena, dopo essere stati informati i Comuni interessati e le Autorità governative competenti sul territorio. Setta comunque all’ingegnere capo la discrezionalità di ritardare l’attivazione del servizio, qualora le notizie da monte indicano una piena non pericolosa.
Con l’attivazione del servizio inizia immediatamente il giro delle ronde. Ogni ronda è composta di due uomini, ciascuno provvisto degli attrezzi necessari; uno dei due uomini percorre la sommità dell’argine e l’altro cammina ai piedi dell’arginatura, perlustrando continuamente e attentamente il corpo arginale e la campagna circostante.
Quando le ronde scoprono segni di dilamazioni (smottamenti) di sponde, trapelamenti, minacce di trabocchi o sormonti, avvertono subito l’Ufficiale Idraulico o l’Ingegnere di Sezione, provvedendo alle riparazioni più urgenti e informando comunque l’Ufficio del Genio Civile. Se il pericolo aumenta e non è sufficiente il personale tecnico dell’Ufficio, l’ingegnere capo può chiedere l’aiuto dei più vicini uffici compartimentali o del Magistrato alle Acque, assumendo tecnici locali o richiedere l’intervento, con il rito della “somma urgenza”, a imprese di costruzione in precedenza preallertate, oltreché naturalmente, come già ricordato, alle Forze Armate, ai Vigili del Fuoco,, ecc.
In caso di rottura di argini o di inondazione, l’ingegnere capo informa immediatamente i Comuni interessati, il Prefetto e il Ministero, cominciando ad adottare, secondo i piani prestabiliti, i provvedimenti per circoscrivere l’inondazione e per scaricare le acque esondate. E’ facoltà dei funzionari del Genio Civile di ordinare e far eseguire il taglio degli argini di golena, o di far aprire le chiaviche esistenti attraverso gli argini stessi, quando le operazioni stesse siano ritenute necessarie nell’interesse della conservazione degli argini maestri. In ogni caso, aggiunge la norma, tutti sono tenuti a obbedire agli ordini del funzionario del Genio Civile più elevato in grado, che dispone sul luogo i provvedimenti in caso di rotta e d’inondazione. Nessun funzionario civile o militare può sovrapporsi a quelli del Genio Civile per quanto concerne l’esecuzione di tali provvedimenti [Rusconi, 1994].     

 

#BibliografiaBibliografia

AUTORITA’ DI BACINO DEL FIUME ARNO. Linee guida per la progettazione delle casse di laminazione. Quaderno n.9 dell’Autorità di Bacino, dicembre 2000.
APAT – Agenzia per la protezione dell’Ambiente e per i Servizi Tecnici, Atlante delle opere di sistemazione fluviale. 27/2003.
COLLESELLI F., Arginature fluviali e difese spondali: criteri di progetto, problemi idraulici e strutturali, da La difesa idraulica dei territori fortemente antropizzati, U. Maione, A. Brath eds, Editoriale BIOS, Cosenza, (1998).
DA DEPPO, L. DATEI C., SALANDIN P., Sistemazione dei corsi d’acqua, Libreria Internazionale Cortina, Padova, 2002.
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MARZOLO F., Costruzioni Idrauliche. Cedam, Padova 1963.
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RUSCONI A., Il Magistrato alle Acque e il governo delle acque venete, L’Associazione Idrotecnica Italiana e gli sviluppi dell’idraulica veneta nell’ultimo novantennio. Edizioni Progetto Padova, 2013.
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