Rivista tecnico-scientifica ambientale dell'Arma dei Carabinieri                                                            ISSN 2532-7828

TECNOLOGIA 
IL TRAFFICO DI LEGNAME: SITUAZIONE E NUOVE TECNICHE DI INDAGINE ​
22/04/2024

Barbara PASQUINI
Brigadiere dell’Arma dei Carabinieri- Distaccamento CC CITES di Civitavecchia – PhD in Patologia delle piante


Il traffico del legname si prospetta come uno dei principali fenomeni criminosi più rilevanti negli ultimi trenta anni.  Diverso è l’impegno dei diversi paesi sia extra UE che europei finalizzato alla tutela delle foreste e al contrasto alle attività di illegal loggin (taglio illegale). Le Convenzioni Internazionali e i provvedimenti in campo europeo oltre ad essere volti al contrasto del traffico di legname, sono altresì indirizzati alla tutela e conservazione degli habitat, della biodiversità e allo sviluppo sostenibile delle popolazioni locali. Dall’applicazione del Regolamento Europeo denominato EUTR- Reg. UE 995/2010 e del Piano d’azione FLEGT 2003, si sono evidenziate criticità importanti al lavoro di investigazione e controllo dei traffici. Il presente studio elenca le principali tecniche di identificazione dei legnami e presenta strumenti efficaci da poter attuare.
Il vice Brigadiere Pasquini Barbara, in servizio dal 2018 al Distaccamento Carabinieri CITES di Civitavecchia, dipendente dal Nucleo Carabinieri CITES di Roma, con dottorato di ricerca in protezione delle piante, ha lavorato dal 2014 sulla materia EUTR/ illegal logging, partecipando più volte all’ Expert Group presso la Commissione Europea, ha partecipato ai corsi FLEGT (Forest Law Enforcement, Governance and Trade) per l’avvio delle procedure delle licenze Flegt, ha partecipato ad operazioni e attività di indagine in materia di illegal logging e verifica dei legnami CITES in collaborazione con il CNR di Sesto Fiorentino e con l’Università della Tuscia.


Timber trafficking promises to be one of the most significant criminal phenomena in the last thirty years. The commitment of the various non-EU and European countries aimed at protecting forests and combating illegal logging activities is different. The International Conventions and the measures at the European level, in addition to being aimed at combating timber trafficking, are also aimed at the protection and conservation of habitats, biodiversity and the sustainable development of local populations. Since the application of the European Regulation called EUTR - EU Reg. 995/2010 and the FLEGT 2003 Action Plan, important critical issues in the investigation and control of trafficking have been highlighted. This study lists the main timber identification techniques and presents effective tools that can be implemented.
Deputy Brigadier Pasquini Barbara, in service since 2018 at the Carabinieri CITES Detachment of Civitavecchia, dependent on the Carabinieri CITES Unit of Rome, with a PhD in plant protection, has worked on the EUTR/illegal logging issue since 2014, participating several times in the Expert Group at the European Commission, participated in the FLEGT (Forest Law Enforcement, Governance and Trade) courses for the launch of Flegt licensing procedures, participated in operations and investigation activities regarding illegal logging and verification of CITES timber in collaboration with the CNR of Sesto Fiorentino and with the University of Tuscia.


foto 1Il taglio indiscriminato delle foreste primarie e dei boschi in genere, nonché il conseguente commercio illegale del legname (illegal logging) si prospetta sempre piu’ come la principale emergenza a carico dei popolamenti forestali soprattutto in alcune aree del pianeta. Peraltro è ormai dimostrato, come indicato nei numerosi comunicati e rapporti pubblicati dalla Commissione Europea in merito al “Piano d'azione dell'Unione europea a favore delle foreste” di luglio 2019, che esso incide direttamente sui mutamenti climatici a livello globale.

Secondo stime recenti – Report Foreste 2022 LegaAmbiente-  il 31% della superficie terrestre è ricoperta da foreste, circa 4,06 miliardi di ettari. Solo il 18% delle foreste del mondo si trova su terreni protetti dalla deforestazione. Negli ultimi decenni il progressivo depauperamento della copertura forestale ha interessato complessivamente 420 milioni di ettari di foresta, mediamente 14 mil./anno, con punte di 15,5 mil./anno nel periodo 1990-2010.

Tali valutazioni, scarne ma significative, possono fornire un’idea del fenomeno cui da troppo tempo si sta assistendo a livello globale. I profitti derivanti dal traffico illegale sono pari a quelli del traffico delle armi e della droga, stimati da Interpol in oltre 100 milioni di dollari. Con le notevoli approssimazioni del caso, si può comunque ipotizzare che le attività illegali possano rappresentare tra il 30% ed il 90% delle complessive esportazioni di legname, proveniente soprattutto dalle aree tropicali.

A titolo di esempio, secondo ENACT (sito dedicato all’Africa- Enhancing Africa’s response to transnational organised crime), va considerato che la sola Uganda perde ogni anno 9,8 milioni di dollari a causa dei mancati tributi derivanti dai prelievi legnosi illegali. Inoltre, secondo il portale Conserve Energy Future, il commercio illegale riduce il prezzo del legno dal 7 al 16%, causando una perdita di 15 miliardi di dollari l’anno a livello globale.

Sono le foreste tropicali e le specie di fauna presenti con i loro habitat ad essere maggiormente minacciate a causa del pesante sfruttamento commerciale che origina la distruzione della copertura forestale per far posto alle attività agricole ma anche ad altre attività come quella estrattiva.

Nonostante l’impegno di alcuni Paesi più sensibili alle tematiche ambientali, risulta oggi molto difficile il contrasto alle attività di illegal logging, a causa di strumenti di indagine poco adeguati alla dimensione del fenomeno e di un quadro normativo complesso che deve tener conto delle realtà dei Paesi esportatori.

Tuttavia, già a partire dalla Convenzione di Washington (CITES 1975 entrata in vigore in Italia nel 1979), sono stati emanati vari provvedimenti per affrontare, soprattutto in ambito UE, il difficile contrasto a tali illegalità spesso non percepite nella loro gravità. Vale la pena di ricordare, in ambito europeo, la produzione normativa emanata a più riprese per arginare tale fenomeno:

il Piano d’azione (FLEGT) - 2003 delinea procedure e misure atte a contrastare il disboscamento delle foreste: si certifica il legname proveniente dai paesi con i quali si è stretto un accordo di partenariato e si sviluppa la normativa forestale dei paesi in cui non vi è ancora una normativa ambientale codificata; il Reg.UE 995/2010 -EUTR, European Timber Regulation, regolamento dell’Unione Europea volto a contrastare il commercio illegale all’interno dell’unione; il Reg.UE 607/2012 (FLEGT), sistema di licenze previste all’interno del piano di azione per legittimare il commercio del legname con paesi partner - ad oggi in vigore soltanto quello tra Europa e Indonesia; 8° OPPA- Programma di Azione per l’Ambiente – prevede l’impegno dell'Unione sulle strategie ambientali  fino al 31 dicembre 2030, fissando obiettivi che mirano a fare dell'Unione un sistema economico "low carbon", a migliorare la conoscenza dei cittadini sulle politiche ambientali, impegna l’unione ad attivare nuove strategia nella lotta ai cambiamenti climatici e ambientali internazionali.

Il quadro di illegalità sopra accennato rappresenta una minaccia alla conservazione della biodiversità e allo sviluppo sostenibile delle popolazioni locali. Rappresenta, inoltre, una nuova e delicata frontiera per le attività investigative e conoscitive dei Carabinieri CITES.

Da alcuni anni infatti, sull’Arma dei Carabinieri convergono le attività connesse a tale specifico ambito. Per ciò che riguarda il commercio del legname, i controlli sono incentrati sulle quantità indicate nella documentazione sottoposta a controllo in fase di scarico doganale. In sostanza viene verificato che il quantitativo indicato sia corrispondente a quello importato o (ri)esportato, potendo essere, quest’ultimo, inferiore ma mai superiore a quello indicato nella documentazione di accompagnamento.

L’applicazione dei vari Regolamenti UE ha solo in parte in parte ridimensionato la portata del traffico illegale di legname che rappresenta un fenomeno criminale assai complesso nel quale prosperano molteplici interessi commerciali e industriali, non certo quelli delle popolazioni locali e dell’ambiente naturale.

Oltre alla oggettiva complessità di raccordo tra Stati molto diversi sul piano delle normative forestali, resta irrisolto l’aspetto delle autocertificazioni che accompagnano il legname. A tale proposito risultano indispensabili accertamenti più accurati che possano fornire un riscontro di certezza tra ciò che viene dichiarato ed il materiale oggetto di verifica.

Allo stato attuale, con gli strumenti disponibili, agli operatori e agli organi di controllo risulta difficile accertare tale compatibilità, che ovviamente richiede adeguate conoscenze nello specifico settore e dovuta professionalità.

Occorre quindi un ulteriore sforzo per colpire quelle sacche di illegalità che le attuali normative consentono solo in parte di perseguire efficacemente. A tale riguardo si evidenzia, nel quadro di una maggiore incisività dei controlli operabili sul territorio nazionale, la necessità di un adeguamento delle risorse disponibili nel contrasto all’illegal logging, mirato al miglioramento delle conoscenze in riferimento ai seguenti aspetti prioritari:

- normativa ambientale e in materia di lavoro nelle principali regioni di prelievo del legname più comunemente commercializzato;

- caratteristiche e riconoscimento del materiale legnoso oggetto di verifica;

- messa a punto di una metodologia speditiva d’indagine che permetta agli organi di controllo di svolgere più efficacemente la specifica attività.

Le anzidette oggettive necessità, risultanti dalle attività poste in essere, individuano come urgente la messa a punto di metodologie speditive di indagine per il riconoscimento dei legnami, siano essi tropicali o di zone temperate, con l’utilizzo di visori di ingrandimento da utilizzare in via comparativa con i manuali idonei allo scopo.

La esatta individuazione delle specie legnose durante il controllo riveste fondamentale importanza ai fini della legittimità del loro commercio e dei conseguenti provvedimenti da adottare. Da una indagine del 2015 dell’Università di Padova effettuata presso aziende italiane che importano legnami africani, è risultato che il 16% dei legni importati, già controllati, non erano stati identificati correttamente e quindi confusi con altre specie. Un più recente studio statunitense (finanziato da WWF e WRI – World Resources Institute) ha evidenziato che su 73 prodotti legnosi di uso quotidiano (mobili, sedie, strumenti musicali, oggetti da cucina ecc.) il 55% viene introdotto negli USA con errori di classificazione e identificazione (20% attribuibili a legni effettivamente affini a quelli dichiarati). Molte specie legnose tropicali hanno un’apparenza superficiale simile ed è solitamente difficile riconoscere di che legno si tratti al momento dell’introduzione sul mercato europeo oppure durante un controllo merceologico. Va considerato poi che, in molti casi, riuscire ad individuare l’area di provenienza risulta cruciale per confermare o meno la legittima derivazione del legname.

Merita inoltre evidenziare che in altri settori investigativi di polizia ambientale, le tecniche di laboratorio, spesso definite per l’uso cui sono destinate “Forensic Laboratory Tecniques (Forensic Lab)” e di identificazione (morfologica, anatomica, ecc.), sono diventate fondamentali e parte integrante del processo di controllo e di repressione dei reati a scapito della natura.

Di seguito vengono elencate le principali tecniche di identificazione dei legnami ai fini del controllo, nonché alcuni riferimenti al fine di poter avviare, gradualmente, il necessario supporto alle attività di controllo:

 

foto 2Metodo rapido per l’identificazione della specie – Anatomia delle specie

Identificare legni esotici basandosi su caratteri morfologici del legno macroscopici (colore, odore, tessitura del materiale) (Romagnoli et al. 2013), in numerosi casi ha presentato dei seri limiti ma in qualche altra situazione, si è rivelato utile per distinguere legni simili e commerciati con nomi non rispondenti così come indicato nella normativa tecnica (UNI 2854) (casi come Swietenia dal genere Khaya (mogano africano) e il genere Gonystylus (ramin) dal genere Terminalia (Koch and Georg, 2011).

Il riconoscimento macroscopico in alcuni casi è supportato da tecniche tramite la fluorescenza e lampade UV. Sono spesso essenziali le caratteristiche microscopiche a livello di genere o di specie per l’identificazione a livello botanico.

 

-Esame del campione: consiste nel prelevare un sottile campione di legno da osservare poi opportunamente ingrandito con l’ausilio di idonei strumenti. Al fine di poter determinare con certezza la specie legnosa, la struttura anatomica riscontrata  va messa a confronto con adeguate chiavi dicotomiche e con campioni da xiloteca, come ad esempio  quella del CNR  presente a Sesto Fiorentino, fornita di vetrini di 4.000 specie anche in CITES, nonché con una collezione di circa 12.000 tavolette di legno relative a 5.700 specie diverse, provenienti da tutti i continenti, oltre ai preparati anatomici delle tre sezioni fondamentali di circa 4.000 specie.                    

È interessante segnalare, inoltre, che è presente una raccolta di circa 4.000 campioni di legno (xiloteca accessoria) destinata allo scambio di campioni con altre raccolte o per la formazione di raccolte specifiche per scuole, enti, Istituzioni, ecc.

 

-Confronto a distanza: limitatamente alle specie europee, è possibile anche la identificazione online, attraverso un riconoscimento anatomico per confronto con specie inserite, ad esempio, sul sito:  www.woodanatomy.ch (Schoch, W.,Heller,I.,Schweingruber,F.H.,Kienast,F.,2004:Wood anatomy of central European Species).

 

-Consultazione di manuali - la identificazione delle specie in CITES attraverso l’utilizzo di un vetrino e per confronto delle parti anatomiche può essere fatta attraverso la consultazione  del manuale sul sito
https://www.mite.gov.it/sites/default/files/archivio/allegati/cites/manuale_identificazione_LEGNAME.pdf e sul sito www.xylorix.com.

La determinazione della specie avviene sempre per via comparativa oppure, se necessita, con il supporto di anatomisti esperti.

Metodo chimico: spettrometro di massa e isotopi stabili

 -Spettrometro di massa: con questo metodo può essere determinata la specie e un gruppo di piante di una stessa area molto ristretta. Il legno, come ogni sostanza organica, è composto da molecole i cui legami chimici assorbono la radiazione infrarossa che viene emessa dallo spettrofotometro a specifici valori di lunghezza d’onda, dando luogo ad uno spettro. Inserendo nello spettrometro di massa una piccolissima quantità di polvere di legno di un albero appena tagliato, lo strumento registra l’assorbimento delle singole molecole o gruppi di molecole e sullo schermo appare la curva dello spettro del legno che rappresenta l’impronta digitale di una specifica essenza. Da questo è possibile determinare il genere, la specie, la provenienza della specie arborea analizzata.

 

-Isotopi stabili (idrogeno, ossigeno, azoto): con questo metodo viene analizzata la composizione chimica del legno. È molto utile per definire la specie, il genere e in particolar modo la provenienza/origine del legname dell’area temperata. La quantificazione del rapporto tra due isotopi dello stesso elemento ha un notevole potenziale per stabilire se due elementi chimicamente simili abbiano provenienza diversa. La distribuzione isotopica caratterizzante le fonti può essere influenzata da fenomeni di natura diversa che a loro volta possono determinare variazioni significative nei prodotti finali (https://www.certifico.com/guide-ispra; https://www.wsl.ch ISOWEB – Svizzera).

La determinazione della specie e dell’origine del campione esaminato avviene attraverso la comparazione con altri campioni di legname presenti in un database.

Tecniche molecolari/Analisi genetica

 L’uso di marcatori molecolari, sviluppati sul DNA nucleare o cloroplastico, permette di migliorare l’identificazione di specie legnose, anche a livello di taxa ibridi (Doyle & Doyle 1988; Harris & Ingram 1992). È necessario che le analisi molecolari si sviluppino sull’uso di marcatori molecolari indicati in letteratura o, se necessari, sviluppati al momento dell’analisi.

L’analisi genetica comprende tre percorsi principali, che possono essere presi in considerazione per la determinazione della specie e della provenienza dei legnami: barcoding, genetica di popolazione, fingerprinting.

 

-La tecnica del DNA barcoding è un sistema proposto da Hebert et al. (2003 a Hebert P.D.N., Cywinska A. Ball S.L., deWaard J.R.) che vuole classificare le specie  attraverso l’uso di una corta e ben definita sequenza di DNA denominata “DNA barcode” intendendo letteralmente un codice a barre genetico, proponendosi come un’estensione della tassonomia classica e consentendo di caratterizzare una specie vivente  e di differenziarla anche da un’altra molto simile (la variazione di regioni genetiche all’interno di una sequenza consente di identificare un genere o specie da un campione di legno).

 

-Genetica di popolazione e approcci filogeografici: le differenze di una struttura genetica spaziale all’interno di una popolazione naturale consentono di determinare la provenienza geografica di un individuo (tramite mappe genografiche) e/o se si tratta di un ibrido.

 

-Fingerprinting: marcatori genetici che variano tra individui, ma che si differenziano poco a livello di popolazione (consente di verificare l’integrità di una CoC - catena di custodia).

Il primo obiettivo derivante dall’utilizzo di queste metodologie è trovare un protocollo standard semplice ed efficiente per l’estrazione di DNA dal legno. In letteratura sono riportati diversi metodi (Degouilloux at al., 2002; Reynolds and Williams, 2004; Asif and Cannon, 2005; Rachmanty et al., 2006), in quanto le principali modificazioni dei metodi di estrazione, rispetto al materiale fresco quale foglie, aghi o gemme, riguardano una accurata frammentazione del legno e l’utilizzo di sostanze chimiche che facciano precipitare i composti fenolici presenti in alte quantità nelle cellule dei tessuti legnosi.

 

Progetti dei Carabinieri Forestale CITES in campo internazionale

Nel 2020 il Raggruppamento Carabinieri Cites di Roma e Ufficio Studi e Progetti del CUFA ha stretto una collaborazione con l’Università degli studi della Tuscia – Dipartimento per l’Innovazione nei Sistemi Biologici Agroalimentari e Forestali- DIBAF- per la stesura di un progetto Life, LIFE20 GIE/IT/001167 denominato EUTRAIL (European Tracking of Illegal Logging) con l’obiettivo di  migliorare la condivisione delle informazioni e le conoscenze di supporto per la determinazione della specie e dell’origine del legname che viene commercializzato in Italia, perfezionare le metodologie investigative del personale specializzato nella tematica dell’ illegal logging ed aumentare la conoscenza delle norme forestali ambientali dei paesi di origine attraverso la creazione di un necessario dynamic database update di Forest Law finora mancante, introdurre ed utilizzare una nuova tecnologia di analisi forense basata sullo studio del DNA delle comunità microbiche analizzate attraverso la combinazione della metanalisi delle comunità con nuove tecnologie come le piattaforme HTS (High Throughput Sequencing) al fine di accertare l’origine del legno tropicale.

Prerogativa delle attività di controllo in materia EUTR e CITES in questi anni è diventata quella di mettere a punto dei sistemi integrati d’identificazione e tracciabilità dei legni esotici e la formazione degli addetti al settore.

 

Conclusioni

Illegal logging è un termine che oggi sta ad indicare una delle più gravi minacce agli equilibri del pianeta. Distruzione di habitat e abusi a carico delle foreste, sembrano essere processi inarrestabili dei quali i media enfatizzano ormai quotidianamente le estreme conseguenze.

In considerazione degli illeciti guadagni correlati all’azione distruttiva, occorre quindi affinare metodi di indagine come già avvenuto in altri ambiti criminali. È auspicabile che la formazione tecnica e il coordinamento di azioni mirate possano trarre impulso anche da una aumentata sensibilità verso un problema che, uscendo dai ristretti confini degli addetti ai lavori, sta sempre più interessando le coscienze.

Collaborazioni scientifiche ed un più incisivo utilizzo di quelle experties già presenti sul territorio, unitamente ad un solido programma formativo per gli operatori addetti al controllo delle partite di legname e alla definizione di tecniche investigative di primo impatto a carattere speditivo, rappresentano certamente il fulcro per una più proficua attività volta al contrasto di attività illecite che affliggono sempre più pesantemente le foreste in alcune zone del pianeta.