Rivista tecnico-scientifica ambientale dell'Arma dei Carabinieri                                                            ISSN 2532-7828

RIFIUTI E INQUINAMENTO
  • NOTA DI COMMENTO ALLA SENTENZA DI CASSAZIONE – SEZ. III N. 20236 DEL 25 MAGGIO 2022

    di Mauro KUSTURIN[1]

    LE ACQUE DI VEGETAZIONE DEI FRANTOI OLEARI: INQUADRAMENTO NELLA NORMATIVA AMBIENTALE.

  • Inquinamento da plastiche e microplastiche nell’ambiente marino
    Dott. Chim. Antonio Tursi, PhD  
    Ricercatore Post-Doc, Dipartimento di Chimica e Tecn. Chim. - Università della Calabria 
    Segretario Società Chimica Italiana, Sez. Calabria
    Esperto Chimico Incaricato – Direzione Ambiente, Energia e Territorio – Regione Piemonte
    Abstract

    Da quando la plastica è diventata un materiale di uso quotidiano, dopo la sua scoperta, a partire dagli anni '40 dello scorso secolo, la contaminazione da rifiuti plastici nei diversi comparti ambientali è risultato un problema crescente. La presenza di rifiuti e frammenti plastici nell'ambiente, infatti, desta notevole preoccupazione a causa dei processi di degradazione che possono intercorrere nei diversi ecosistemi e al conseguente rilascio di microparticelle che si diffondono nell’aria, nei mari, nei fiumi e nei suoli.
    Uno degli aspetti più insidiosi dell’inquinamento da plastica, pertanto, è la formazione di frammenti piccoli abbastanza, le cosiddette microplastiche, da poter essere ingeriti dagli organismi viventi, giungendo all’uomo attraverso il consumo di alimenti contaminati. Molteplici studi scientifici hanno evidenziato che le microplastiche agiscono anche come vettori di inquinanti, contribuendo al bioaccumulo di sostanze nocive, in particolare negli ecosistemi marini, negli organismi e successivamente nelle reti alimentari. L'inevitabile esposizione della microplastica per l'uomo sottolinea la necessità di rivedere i potenziali effetti, le vie di esposizione e la tossicità delle microplastiche per la salute umana.
    Nonostante rappresentino un'importante fonte di inquinamento da diversi decenni, esse hanno destato solo recentemente l'attenzione della comunità scientifica e delle agenzie governative preposte alla salvaguardia ambientale e della salute umana. Negli ultimi anni la comunità scientifica e governativa sta ricorrendo alla cosiddetta "strategia della plastica” avente lo scopo di modificare la progettazione, la realizzazione, l’uso e il riciclaggio dei prodotti plastici, oltre a limitarne l'uso quotidiano.

    Abstract

    Since plastic has become a material of daily use, after its discovery, starting from the 1940s, the contamination by plastic waste in the various environmental compartments has been a growing problem. The presence of waste and plastic fragments in the environment, in fact, raises considerable concern due to the degradation processes that may occur in the various ecosystems and the consequent release of microparticles that spread into the air, seas, rivers and soils.
    One of the most insidious aspects of plastic pollution, therefore, is the formation of small enough fragments, the so-called microplastics, to be ingested by living organisms, reaching humans through the consumption of contaminated foods. Multiple scientific studies have shown that microplastics also act as vectors of pollutants, contributing to the bioaccumulation of harmful substances, particularly in marine ecosystems, organisms and subsequently in food webs. The inevitable exposure of microplastics to humans underscores the need to review the potential effects, routes of exposure and toxicity of microplastics to human health.
    Although they have been an important source of pollution for several decades, microplastics, just now, attracted the attention of the scientific community and government agencies responsible for safeguarding the environment and human health. In recent years, the scientific and governmental community has been resorting to the so-called "plastic strategy" with the aim of changing the design, manufacture, use and recycling of plastic products, as well as limiting their daily use.

  • ALPI, DAI GHIACCIAI EMERGONO METALLI PESANTI E SOSTANZE RADIOATTIVE
    Fonte: Università di Milano – Bicocca
     
    Lo studio, effettuato da tre Università, denuncia la presenza di cesio-137, americio-241 e bismuto-207, sostanze radioattive prodotte da test e incidenti nucleari. 
    Ma per gli scienziati non c'è alcun rischio per la salute umana
  • L'ABBANDONO DI RIFIUTI

    di Valentina Vattani
    Giurista, esperta in Diritto Ambientale

     

    Da atto di malcostume alla gestione illegale