Rivista tecnico-scientifica ambientale dell'Arma dei Carabinieri                                                            ISSN 2532-7828

FORMAZIONE
ALDO PAVARI: INSIGNE MAESTRO DEI FORESTALI
06/11/2013
Paolo CARAMALLI Commissario Capo del Corpo forestale dello Stato

La statura dell’Uomo è tale che per lunghi anni la selvicoltura in Italia ha coinciso con il...

 
 

La statura dell’Uomo è tale che per lunghi anni la selvicoltura in Italia ha coinciso con il cognome Pavari.
Nato a Roma il 16 agosto del 1888 da una famiglia borghese, orfano di madre a otto anni e di padre a quattordici, si trovò costretto a trascorrere una gioventù tormentata.
Dotato di grande forza d'animo e intuitivo, personalità geniale e brillantissima, naturalmente versato per le arti grafiche (disegno a penna e china, soprattutto) e musiche (violino, in particolare), diventa un forestale quasi per caso nel corso di una vita ricchissima di esperienze personali e professionali che neppure un fato non benevolo e le sventure di due Guerre Mondiali sono riuscite ad arrestare.
Costretto a interrompere gli studi classici, a quattordici anni si iscrive alla Regia Scuola di Viticoltura ed Enologia di Alba, accolto in casa da un parente, per poi laurearsi in Scienze agrarie nel 1910 presso la Regia Scuola Superiore di Agricoltura di Milano, dove è allievo di Arrigo Serpieri.
Docente ambulante di agricoltura a Siena, nel 1912 decide di specializzarsi in scienze forestali presso l'Accademia forestale di Tharandt (Sassonia). L’anno venturo diviene un Ufficiale dell'allora Real Corpo delle Foreste con la qualifica di Sotto Ispettore Forestale Aggiunto. Destinato a Firenze, contribuisce a riorganizzare l’Istituto Superiore Forestale che dalla sede storica di Vallombrosa si trasferisce in città.
Nel 1916, durante la Prima Guerra Mondiale, è assegnato all'Ufficio Legnami presso il Comando Supremo dell'Esercito per assicurarne l'approvvigionamento a usi bellici. Qui ha la duplice ventura di tornare nuovamente a lavorare a fianco di Arrigo Serpieri, e di incontrare la futura moglie Silly. A guerra conclusa viene incaricato di riorganizzare i servizi forestali nei territori redenti.
Dal 1919 al 1922 riveste l'incarico di Amministratore della Foresta Demaniale di Vallombrosa. Un periodo fecondo sia dal punto di vista familiare - arrivano il matrimonio e la primogenita Elena Ginevra, mentre per la secondogenita Fiorella dovrà attendere altri dieci anni - che  in ambito professionale dove riesce a instaurare rapporti con studiosi italiani e stranieri di alto livello. Tra le altre cose, partecipa alla costituzione di Silva Mediterranea - ancora oggi il più importante network di scienziati forestali presente nell'area di confine tra Europa, Nord Africa e Medio Oriente - che si realizza nel 1922 e che dal 1948 diverrà una branca istituzionale della FAO. In questo sodalizio rivestirà incarichi di vertice sino a divenirne  Presidente onorario.
Oramai illustre e stimato, nel 1924 non ha difficoltà a essere scelto quale primo Direttore della neo istituita Regia Stazione Sperimentale di Selvicoltura (oggi Centro di Ricerca per la Selvicoltura del C.R.A.[1]) che costituiva la cattedra sperimentale di Selvicoltura del Regio Istituto Superiore Agrario e Forestale di Firenze. Un incarico che mantiene fino al 1960, anno nel quale il destino decide di sollevarlo dagli affanni terreni.
Contemporaneamente, presso l'ateneo fiorentino è incaricato della docenza di selvicoltura dal 1922 al 1943 mentre dal 1943 al 1958 tiene quella di botanica forestale.
Il trapasso sopraggiunge non prima di ricevere, nel 1959, la Laurea honoris causa di Dottore in Scienze forestali proprio da quella Facoltà Forestale di Tharandt che tanti anni prima lo aveva visto compiere la svolta forestale della sua vita.

 

[1] Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura, afferisce al Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali.

 

Numerosissimi gli studi compiuti dal Prof. Pavari. Da quelli di carattere agrario dei primi anni alle moltissime ricerche e sperimentazioni di natura forestale che, in anticipo sui tempi, presero in considerazione anche il lato ecologico oltre a quello produttivistico della gestione forestale. Più di 370 pubblicazioni scientifiche ne hanno caratterizzato la vita professionale abbracciando discipline anche profondamente diverse tra loro: la dendrologia e la botanica forestale, l’ecologia e la selvicoltura, le tecniche di bonifica e quelle di rimboschimento, l'arboricoltura da legno e la genetica forestale.
In particolare, due filoni di ricerche ebbero straordinario contenuto innovativo.
Nel 1916, l’adattamento all’intero territorio italiano dello schema di classificazione fitoclimatica proposto da Mayr nel 1906. Ancora oggi costituisce un sicuro punto di riferimento per l'inquadramento ecologico delle stazioni forestali.
Negli anni a seguire, i saggi sperimentali sull’impiego di specie esotiche nella nostra penisola a partire da eucalitti e duglasia, culminati nel 1941 con la pubblicazione della monumentale opera La sperimentazione delle specie forestali esotiche in Italia. La sperimentazione del primo ventennio. La scoperta delle qualità auxometriche e tecnologiche che la duglasia verde esprime anche nel nostro territorio gli valse la risoluzione di uno tra i più annosi e complessi problemi che per lunghi decenni aveva afflitto la selvicoltura nostrana: individuare una conifera che fosse produttiva in ambito collinare.
Poliedrico e dinamico, gestisce la bonifica di Arborea, ispira la creazione del Libro Nazionale dei Boschi da Seme che pone l'Italia all'avanguardia in questo settore. Non pago di curare sapientemente gli Arboreti Sperimentali di Vallombrosa, decide di crearne uno sul Monte Carpegna e un altro a Torino: “Arboretum Taurinense”, ancora oggi prezioso patrimonio naturalistico di quella città.
Innumerevoli gl'incarichi ricoperti e i riconoscimenti ricevuti nel corso di una carriera difficilmente ripetibile. Tra i tanti: Direttore del Centro Studi sul Castagno e Presidente dell'Istituto Nazionale del Legno entrambi facenti parte del Consiglio Nazionale delle Ricerche, Socio Fondatore dell’Accademia Italiana di Scienze Forestali, Socio Corrispondente dell'Accademia Nazionale dei Lincei, membro del Consiglio Superiore dell’Agricoltura e Foreste, Presidente dell’Unione Internazionale degli Istituti di Ricerca Forestali, promotore e Presidente Onorario di Silva Mediterranea; Socio Ordinario dell'Accademia di Agricoltura di Francia (unico membro straniero nella sezione Selvicoltura), Medaglia d'Oro al Merito Silvano in Italia.
Caso raro in quegl'anni, la vita di Aldo Pavari ebbe una dimensione assolutamente internazionale e fu giocoforza arricchita da significative frequentazioni e contaminazioni culturali, scientifiche e personali. Nonostante le difficoltà dell'epoca, infatti, viaggiò moltissimo riuscendo a fotografare e a sintetizzare con abilità rara i fenomeni che si manifestavano nei territori attraversati. Partecipò a convegni e ricerche sperimentali in tutta Europa e in molte aree di Asia, Africa e America visitando realtà forestali allora molto difficili da esaminare: dalla Norvegia al Pakistan passando per l'Egitto.
Grande amante della buona tavola e delle eccellenze gastronomiche italiane, attento osservatore anche del lato comico spesso connaturato alle cose della vita, mise radici a Firenze e proprio nel capoluogo toscano trapassò nel 1960. Il medesimo anno in cui il destino decise di riprendersi anche Arrigo Serpieri.
Tra i tanti, ebbe un merito forse ancora più straordinario di altri: lasciare una “discendenza professionale”. Una vera e propria Scuola di studiosi che all'atto del suo congedo ha portato avanti, attualizzandola, la sua eredità scientifica: Alessandro de Philippis, Lucio Susmel e Germano Gambi i più noti.

Ancora oggi la figlia Elena Ginevra - medico pediatra che ne ha curato una bella biografia edita nel 2010 dall'Accademia Italiana di Scienze Forestali - frequenta abitualmente la Foresta di Vallombrosa.