Numerosissimi gli studi compiuti dal Prof. Pavari. Da quelli di carattere agrario dei primi anni alle moltissime ricerche e sperimentazioni di natura forestale che, in anticipo sui tempi, presero in considerazione anche il lato ecologico oltre a quello produttivistico della gestione forestale. Più di 370 pubblicazioni scientifiche ne hanno caratterizzato la vita professionale abbracciando discipline anche profondamente diverse tra loro: la dendrologia e la botanica forestale, l’ecologia e la selvicoltura, le tecniche di bonifica e quelle di rimboschimento, l'arboricoltura da legno e la genetica forestale.
In particolare, due filoni di ricerche ebbero straordinario contenuto innovativo.
Nel 1916, l’adattamento all’intero territorio italiano dello schema di classificazione fitoclimatica proposto da Mayr nel 1906. Ancora oggi costituisce un sicuro punto di riferimento per l'inquadramento ecologico delle stazioni forestali.
Negli anni a seguire, i saggi sperimentali sull’impiego di specie esotiche nella nostra penisola a partire da eucalitti e duglasia, culminati nel 1941 con la pubblicazione della monumentale opera La sperimentazione delle specie forestali esotiche in Italia. La sperimentazione del primo ventennio. La scoperta delle qualità auxometriche e tecnologiche che la duglasia verde esprime anche nel nostro territorio gli valse la risoluzione di uno tra i più annosi e complessi problemi che per lunghi decenni aveva afflitto la selvicoltura nostrana: individuare una conifera che fosse produttiva in ambito collinare.
Poliedrico e dinamico, gestisce la bonifica di Arborea, ispira la creazione del Libro Nazionale dei Boschi da Seme che pone l'Italia all'avanguardia in questo settore. Non pago di curare sapientemente gli Arboreti Sperimentali di Vallombrosa, decide di crearne uno sul Monte Carpegna e un altro a Torino: “Arboretum Taurinense”, ancora oggi prezioso patrimonio naturalistico di quella città.
Innumerevoli gl'incarichi ricoperti e i riconoscimenti ricevuti nel corso di una carriera difficilmente ripetibile. Tra i tanti: Direttore del Centro Studi sul Castagno e Presidente dell'Istituto Nazionale del Legno entrambi facenti parte del Consiglio Nazionale delle Ricerche, Socio Fondatore dell’Accademia Italiana di Scienze Forestali, Socio Corrispondente dell'Accademia Nazionale dei Lincei, membro del Consiglio Superiore dell’Agricoltura e Foreste, Presidente dell’Unione Internazionale degli Istituti di Ricerca Forestali, promotore e Presidente Onorario di Silva Mediterranea; Socio Ordinario dell'Accademia di Agricoltura di Francia (unico membro straniero nella sezione Selvicoltura), Medaglia d'Oro al Merito Silvano in Italia.
Caso raro in quegl'anni, la vita di Aldo Pavari ebbe una dimensione assolutamente internazionale e fu giocoforza arricchita da significative frequentazioni e contaminazioni culturali, scientifiche e personali. Nonostante le difficoltà dell'epoca, infatti, viaggiò moltissimo riuscendo a fotografare e a sintetizzare con abilità rara i fenomeni che si manifestavano nei territori attraversati. Partecipò a convegni e ricerche sperimentali in tutta Europa e in molte aree di Asia, Africa e America visitando realtà forestali allora molto difficili da esaminare: dalla Norvegia al Pakistan passando per l'Egitto.
Grande amante della buona tavola e delle eccellenze gastronomiche italiane, attento osservatore anche del lato comico spesso connaturato alle cose della vita, mise radici a Firenze e proprio nel capoluogo toscano trapassò nel 1960. Il medesimo anno in cui il destino decise di riprendersi anche Arrigo Serpieri.
Tra i tanti, ebbe un merito forse ancora più straordinario di altri: lasciare una “discendenza professionale”. Una vera e propria Scuola di studiosi che all'atto del suo congedo ha portato avanti, attualizzandola, la sua eredità scientifica: Alessandro de Philippis, Lucio Susmel e Germano Gambi i più noti.
Ancora oggi la figlia Elena Ginevra - medico pediatra che ne ha curato una bella biografia edita nel 2010 dall'Accademia Italiana di Scienze Forestali - frequenta abitualmente la Foresta di Vallombrosa.