Rivista tecnico-scientifica ambientale dell'Arma dei Carabinieri                                                            ISSN 2532-7828

FLORA 
IL BOTTON D’ORO, TORNA A FIORIRE NELLE FORESTE CASENTINESI
29/10/2013
Di V. GONNELLI Istituto Professionale di Stato per l’Agricoltura e l’Ambiente  Pratovecchio
A. BOTTACCI Primo Dirigente Corpo forestale dello Stato
G. QUILGHINI  Vice questore aggiunto forestale
A. ZOCCOLA  Sovrintendente del Corpo forestale dello Stato

Il Trollius europaeus L. è una specie artico-alpina, che vegeta nelle...

 

Riassunto:
 
Sono presentati i primi risultati di un’azione di monitoraggio della popolazione di Trollius europaeus L. sugli effetti del pascolamento da parte degli erbivori selvatici nelle Riserve Biogenetiche Casentinesi

Abstract:

The report herewith presented shows the first results of a monitoring action on Trollius europaeus L. population related to the impact of wild herbivorous grazing in the Casentine Biogenetic Reserves

 

 

Il Trollius europaeus L. è una specie artico-alpina, che vegeta nelle chiarie dei boschi e prati pingui. In Italia è diffuso in tutto l’arco alpino e nell’Appennino settentrionale e, con areale più frammentato anche nell’Appennino centro-meridionale fino al Molise.
Nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi Monte Falterona e Campigna vegeta nell’unica stazione di Poggio Scali all’interno delle Riserve Biogenetiche Casentinesi. Negli ultimi anni, con l’aumento delle popolazioni della fauna ungulata soprattutto cervo e daino (sono presenti anche il capriolo ed il rarissimo muflone) e la conseguente pressione del pascolamento, la specie è in forte regressione nella stazione di Poggio Scali tanto che da alcuni era ipotizzata la scomparsa e, delle splendide fioriture degli anni passati rimaneva solo il ricordo.
In questo contesto, è nata l’esigenza di verificare la reale presenza del Trollius e, in collaborazione con l’Ufficio per la Biodiversità di Pratovecchio, nella primavera del 2008 è iniziato un progetto di monitoraggio della stazione situata nella prateria sommitale di Poggio Scali al margine della Faggeta.

 
 

 

Materiali e metodi

 

Nella primavera del 2008 sono state realizzate due aree di monitoraggio nella prateria sommitale di Poggio Scali (Foto 1) seguendo la metodologia già usata per le abetine GONNELLI et al. 2009. L’area di monitoraggio si compone di due aree chiuse interdette al pascolamento (chiudende) delle dimensioni di 9 m2 e di una area di controllo contigua delle stesse dimensioni aperta al pascolo.
In ogni area sono stati eseguiti rilevamenti della vegetazione con il metodo fitosociologico della scuola sigmatista di Zurigo-Montpellier (BRAUN-BLANQUET, 1932), in accordo a quanto riportato da GÉHU (1988).
Le aree chiuse sono state realizzate in modo casuale nella zona storica di maggiore vegetazione del Trollius. Nelle aree sottoposte a monitoraggio è stata verificata la presenza del Trollius contando le piante  ed annotando la relativa percentuale di copertura ed i dati relativi alla presenza di piante fiorite. I rilievi sono stati eseguiti nel periodo 2008 - 2011.
Nella esecuzione dei rilievi con la metodologia sopra descritta, nelle aree chiuse con il maggiore sviluppo della vegetazione, date le ridottissime dimensioni del Trollius e la densità del cotico, era difficile ritrovare tutte le piante presenti e, soprattutto l’azione del calpestio esercitato nella fase di rilievo rappresentava un notevole disturbo per la vegetazione con distruzione accidentale di alcune piante, mentre nell’area aperta siamo riusciti a contare un maggior numero di piante. Va ricordato che si tratta di piante di ridottissime dimensioni 1- 2 piccole foglie che sono nascoste fra le altre erbe (Tab. 1).

 
 
Tab.1 Piante di Trollius osservate nelle aree di rilievo nel 2008 e nel 2009
 
 

 
Pertanto, per non arrecare danno all’evoluzione naturale della cenosi sia all’interno che all’esterno delle chiudende, dal 2010, abbiamo abbandonato la metodologia iniziale optando per una più semplificata e speditiva, che non misura le variazioni complessive della cenosi prativa, ma allo stesso tempo è efficace per determinare il cambiamento dello stato di vegetazione del Trollius nella stazione monitorata.
Dato anche l’obiettivo che ci eravamo posti, cioè di verificare la presenza e lo stato di vegetazione del Trollius e non quello di osservare la variazione della cenosi prativa nel tempo, negli ultimi rilievi, 2010, 2011, abbiamo contato le piante di Trollius visibili sopra il cotico annotando per ognuna di esse il numero di fiori presenti e la percentuale di copertura complessiva, dall’esterno delle aree sia nelle chiudende sia nell’area aperta.
Questo metodo ha il vantaggio di non creare disturbo alla cenosi oggetto di esame e di osservare la variazione della popolazione del Trollius in buono stato vegetativo che arriva al piano dominante e che riesce a fiorire. E’ certamente meno scientifico rispetto ad altri metodi proposti, che però hanno lo svantaggio di disturbare la cenosi e, non sempre a distanza di un anno da un rilievo all’altro, danno risultati apprezzabili sulle variazioni osservate.

 

Risultati

 
Dall’ analisi dei dati floristici si rileva che la copertura erbacea è piuttosto densa, in tutte e tre le aree, è del 100% , ma si presenta più stratificata nelle aree chiuse.
Dal punto di vista fitosociologico, in accordo con la carta della vegetazione del Parco Nazionale delle foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna queste cenosi sono state riferite all’associazione Carlino caulescenti-nardetum (Viciani & Agostini 2008) già descritta per il vicino Pratomagno (Viciani & Gabellini, 2000).
Nei primi rilievi 2008, 2009 non erano presenti piante fiorite e quelle presenti occupavano il piano sottoposto e formate solo da poche foglie basali.
A distanza di due anni dalla costruzione delle chiudente la situazione nell’area aperta è rimasta pressoché invariata. Mentre nelle aree chiuse alcune piante di Trollius hanno recuperato il vigore vegetativo arrivando ad occupare il piano dominante e a fiorire Tab.2 e Graf.1

 
 
 
Foto 2 – Fioritura di Trollius nelle aree chiuse; si osservi anche l’abbondante fioritura

 
La fioritura, è ricomparsa nel 2010 nelle aree chiuse la specie sta riprendendo il normale ciclo vegetativo con uno sviluppo sufficiente alla fioritura e disseminazione, in grado di garantire la perpetuazione della specie nell’area.
Nell’area chiusa 1, nel 2010 si sono osservate 2 piante con 4 fiori complessivi che, che nel 2011, sono passate a 7 piante con 19 fiori. Nell’area chiusa 2, nel 2010 abbiamo osservato 14 piante con 36 fiori che sono passate a 16 piante con 36 fiori nel 2011. (Graf. 1). Nel 2011 abbiamo osservato la presenza di una sola pianta fiorita con 3 fiori fuori dalle aree di rilievo.

 
Graf 1. Numero di piante fiorite nel periodo 2008-2011
 
 

 
Anche la copertura complessiva del Trollius nelle aree chiuse ha avuto un forte incremento si è passati dal 5% circa iniziale all’8% nel 2009, al 12% nel 2010 e al 20% circa nel 2011 nell’area chiusa 1. Mentre nell’area chiusa 2 da circa l’8% iniziale, si è passati al 15% nel 2009, 25% nel 2010 e al 45 % circa nel 2011. Nell’area aperta di controllo la copertura iniziale intorno al 5% è rimasta pressoché invariata (Graf. 2).

 
Graf. 2 andamento percentuale della copertura del Trollius nel periodo 2008 - 2011
 
 

Discussione

 
Dai dati sopra esposti emerge, che anche in questo caso, l’impatto degli erbivori selvatici all’interno del Parco Nazionale delle foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna è rilevante per la conservazione degli ecosistemi naturali presenti. Oltre al Trollius ci sono altre specie di interesse fitogeografico che sono in difficoltà per l’eccessiva pressione del pascolo, fra queste citiamo, a solo titolo di esempio perché non sono le sole, Tozzia alpina che termina nel Parco Nazionale, l’areale meridionale in Italia (Gonnelli et al. 2003b), la Filipendula ulmaria subsp. denudata che ha nel Parco le uniche stazioni dell’appennino Tosco Emiliano Romagnolo (Gonnelli et al. 2003a), e la Matteuccia struthiopteris che ha nel Parco le uniche stazioni della penisola Italiana (Norcini & Zoccola 1995). Quest’ultima è oggetto di uno studio di monitoraggio i cui risultati saranno pubblicati fra breve. Negare alle specie vegetali di compiere i normali cicli di vegetazione, fioritura, e disseminazione significa mettere a serio rischio la perpetuazione delle stesse nell’area del Parco Nazionale.
In questo settore appenninico, infatti, si trovano ambienti di notevole interesse floristico come la Riserva Naturale Integrale di Sasso Fratino, prima in Italia, un vero e proprio scrigno di biodiversità (Bottaci A. (ed.) 2009), così come in tutto il territorio del Parco Nazionale all’interno del quale, molte specie di interesse fitogeografico e conservazionistico trovano gli habitat adatti alla loro conservazione alcune delle quali hanno qui, in ambito regionale, le uniche stazioni (Contarini 1996; Gonnelli et al. 2009; Gonnelli et al., 2003a; Gonnelli et al., 2003b; Gonnelli et al.; Gonnelli 2005; 2007a; Gonnelli et al., 2007b; Gonnelli et al. 2007C; Gonnelli et al. 2007d; Sirotti 1998; Togni et al. 2009; ecc.).
Il problema dell’impatto della fauna ungulata sugli ecosistemi forestali del Parco Nazionale delle foreste Casentinesi è già stato messo in evidenza in altri studi (Paci 2004; Bianchi et al. 2007, Scopigno et al. 2009; Mencucci & D’Amico 2006; Bresciani & Hermanin 2009; Hermanin et al. 2009; Gonnelli et al. 2009; Fantoni 2010, ecc.)
Sono in corso altre ricerche sull’impatto della fauna ungulata sugli ecosistemi forestali, i cui risultati saranno pubblicati fra breve, ma benché non completamente concluse, anche queste ricerche, mettono in evidenza l’impatto dovuto all’eccessivo carico di erbivori selvatici, sugli ecosistemi naturali del Parco.
Riteniamo che occorra aprire una attenta riflessione sulla gestione della fauna ungulata con la consapevolezza che nonostante la notevole presenza di predatori naturali primo fra tutti il lupo, da soli non sono in grado di riequilibrare il rapporto fauna ungulata e ambiente.
Non è certamente proponibile l’uso esteso delle recinzioni per salvaguardare importanti siti di conservazione della biodiversità ma è fondamentale mettere in atto tutti gli interventi necessari alla conservazione e permettere anche alla componente vegetale di rinnovarsi e compiere i normali cicli vegetativi “fioritura e disseminazione”.

 

Bibliografia

 
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