Rivista tecnico-scientifica ambientale dell'Arma dei Carabinieri                                                            ISSN 2532-7828

FLORA 
GLI ULIVI DEL GETSEMANI
13/11/2017
di Mimino Martignano* e Margherita Zanelli**
 *App. Stazione Carabinieri Forestale Manduria
** Funzionaria presso la Regione Puglia

 


RIASSUNTO:

L’ulivo, simbolo di pace e riconciliazione dell’uomo con Dio, è una pianta connotata da una forte valenza storica. Oltre al suo valore economico, l’ulivo è una pianta “sacra”, la cui sacralità è riconosciuta in tutte le culture monoteiste del Mediterraneo, oltre che dalla mitologia greco-romana. Nel giardino del Getsemani, luogo sacro di tutta la cristianità, in quanto ritenuto il posto dove ha inizio il dramma della passione di Gesù, sono attualmente presenti otto alberi di ulivo. Un gruppo di frati francescani, preoccupati dello stato fitosanitario delle piante e curiosi di capire l’esatta età di questi ulivi, nel 2009 si sono affidati ad un gruppo di studiosi italiani guidati dal Prof.re Antonio Cimato del CNR di Ivalsa di Firenze. Le tecniche utilizzate sono state la “dendrocronologia”, che consente di stabilire le correlazioni tra le modalità di accrescimento dell’albero e le condizioni climatiche del periodo e la “radiometrica”, che consiste nell’applicazione della datazione al radiocarbonio in punti diversi all’interno del tronco, impostata sulla misurazione della concentrazione dell’isotopo 14C. I risultati prodotti dalle analisi del DNA delle piante hanno evidenziato che queste ultime hanno profili simili. Ciò fa intendere che le otto piante siano state prodotte per moltiplicazione vegetativa della stessa varietà e che la parte “epigea” di tre ulivi ha più di mille anni. Sulla base di questi risultati è possibile dedurre, pertanto, che gli ulivi presenti oggi nel Getsemani siano derivanti dalle piante che assistettero alla sofferenza di Gesù Cristo. 

ABSTRACT:

Gethsemane's olice trees
The olive tree, a symbol of peace and reconciliation of man with God, is a plant with a strong historical significance. Beyond its economic value, the olive tree is regarded as sacred in all monotheistic cultures of the Mediterranean, as well as in Greek-Roman mythology. The Garden of Gethsemane, a sacred place of all Christianity, where Jesus' passion began, hosts eight olive trees. A group of Franciscan friars, in order to know about the plants’ health and about their age, in 2009 appointed for the research a group of Italian scholars led by Prof. Antonio Cimato of Ivalsa National Research Center (CNR) in Florence. The techniques used are dendrochronology that allows to establish the correlations between tree growth and climatic conditions of the period, and radiometric, which consists in applying radiocarbon dating at different points within the trunk, set on the measurement of the concentration of the isotope 14C. The DNA analysis revealed similar profiles among the trees. This implies that the eight plants have been produced by vegetative propagation of the same variety and that three olive trees are more than one thousand years old. Therefore, it is possible to deduce that the olive trees in the Garden of Gethsemane come from the plants that witnessed the suffering of Jesus Christ.

campagna-di-ulivi-1728x1200_cLa tradizione ebraica racconta che Adamo, sentendosi vicino alla morte, chiese al signore “l’olio della misericordia promessa” e mandò suo figlio Seth a cercarlo nel Paradiso Terrestre. Qui Seth trovò un Angelo - che la tradizione ebraica identifica con l’Arcangelo Michele - che gli diede tre semi e disse di portarli alle labbra del padre Adamo non appena fosse morto. Dai semi sepolti con Adamo, sul monte Tabor nacquero tre piante “sacre”: il cipresso, il cedro e l’ulivo, piante queste che avrebbero costituito il legno di cui era costruita la croce di Cristo che prendendo su di sé tutti i peccati del mondo ha ristabilito il patto di amicizia tra Dio e l’Uomo, spezzato a causa del male commesso dall’uomo stesso. L’ulivo (Olea europaea) è l’unica specie delle seicento appartenenti alla famiglia delle Oleaceae ad avere un frutto che può essere consumato direttamente (olive da tavola) o avviato alla trasformazione (olio di oliva). A prima vista l’ulivo non è un albero particolarmente imponente, non è alto come alcuni cedri del Libano, il suo legno non è pregiato come quello del ginepro e i suoi fiori non sono una delizia per l’occhio come quelli del mandorlo. La parte più importante dell’olivo non si vede perché sta nel terreno: le sue radici, estese soprattutto in larghezza, sono il segreto della produttività e della longevità della pianta. Le radici permettono agli ulivi sulle colline rocciose di sopravvivere alla siccità quando gli alberi della valle sottostante sono già morti, consentono alla pianta di continuare a produrre olive per secoli, anche se il tronco contorto può dare l’impressione di essere adatto solo come legna da ardere. Finchè le radici sono vive la pianta continuerà a vegetare. Tutto ciò di cui ha bisogno è spazio per crescere e terreno aerato per respirare, senza erbacce infestanti o altra vegetazione che potrebbe ospitare dannosi parassiti. Se queste semplici richieste sono soddisfatte, un solo albero può produrre anche una sessantina di litri d’olio all’anno. Ma oltre, al suo valore economico, l’ulivo risulta essere una pianta “sacra”, essendo la sacralità di tale pianta riconosciuta in tutte le religioni monoteiste del mediterraneo, oltre che dalla cultura e mitologia greco-romana. Nella storia della Cristianità dall’antico al nuovo Testamento, vi sono molte piante che accompagnano i passi dell’uomo, piante sacre, date da Dio all’umanità per accompagnarla nel suo percorso nella storia (e in particolare nella storia della salvezza). Ma fra tutte spicca proprio l’ulivo per il suo particolare valore sacro e spirituale, simbolo di Pace e di Riconciliazione dell’Uomo con Dio. Tale pianta, è il simbolo stesso delle Comunità Cristiane, che sono come rami saldamente legate all’unico tronco che è Cristo, resistenti e salde nonostante le avversità. L’ulivo era infatti usato per ungere i re ed i profeti e lo stesso Gesù in quanto figlio di Dio assume il nome di Cristo, ossia l’Unto del Signore. L’importanza dell’ulivo si evince sin dalle prime pagine della Genesi, per poi trovare pieno compimento nel Podere del Getsemani, luogo sacro per eccellenza della comunità cristiana in quanto, all’ombra degli ulivi qui presenti, inizia la Passione del Cristo e il cammino di salvezza dell’Umanità intera, di cui l’ulivo ne è pertanto il massimo simbolo.

 

foto getsemaniIL MONTE DEGLI ULIVI

Molto importante nella Bibbia è il Monte degli Ulivi o Monte dell’Unzione, così chiamato secondo la tradizione ebraica perché con l’olio ottenuto dai suoi ulivi venivano unti i re e i sommi sacerdoti. A partire dal XII secolo gli Arabi lo chiamano Djebel et Tur, vocabolo di origine aramaica che significa “monte per eccellenza” o “monte santo”; oggi lo chiamano semplicemente Et-Tur. Tale monte, alto circa 808 mt, si eleva ad oriente di Gerusalemme e separa la città santa dal deserto di Giuda, che da qui inizia la sua discesa verso il Mar Morto. La valle del torrente Cedron separa il monte da Gerusalemme e dal vicino monte Sion da cui Gesù si mosse in cammino attraversando la valle dopo l’ultima cena, per raggiungere il Getsemani, un giardino ubicato sul monte degli Ulivi, ove Cristo prega il Padre prima di essere arrestato dai soldati e poi crocifisso. Il monte è formato da tre alture, da cui scendono rapide vie che portano a valle: Karmas-Sayyad o vigna del cacciatore a nord di altezza 818m., Djebel et Tur o monte santo al centro di 808 mt; Djebel Baten al Hawa o “ventre del vento” detto anche “Monte dello scandalo” di 713 mt. Sul monte, all’ombra degli ulivi si sono svolti molti degli episodi più importanti della storia ebraica, narrati da innumerevoli passi dell’Antico e del nuovo Testamento (ossia il Vangelo). La centralità del Monte degli Ulivi per la Città di Gerusalemme deriva, oltre che da motivazioni religiose, precipuamente dall’importanza nell’economia giudaica della produzione di olio. Quasi ogni villaggio della Palestina, infatti, aveva il suo uliveto; la mancata produzione di olio rappresentava un grave disastro per la popolazione. Il gran numero di antichi frantoi in pietra trovati in tutta la Palestina attesta la coltivazione intensiva dell’ulivo. I “giardini” dell’epoca erano spesso degli orti, al cui interno, di frequente vi era un frantoio detto Getsemani. Tale vocabolo risulta costituito da due parole aramaiche “Gath Shemanén” frantoio dell’olio dove a volte le olive venivano pigiate con i piedi.

 

getsemaniIL GETSEMANI

Luogo sacro per eccellenza di tutta la Cristianità è il Getsemani o Orto degli Ulivi, come risulta dal racconto degli Evangelisti che indicano il giardino come il sito in cui ha inizio il dramma della Passione di Gesù. Attualmente, nel giardino del Getsemani sono presenti otto alberi di ulivo che, secondo la tradizione cristiana, sono gli unici testimoni della Passione di Cristo. Custodi del giardino dal 1666 sono i Frati Francescani. Tali alberi, nonostante il fascino della devozione, vengono utilizzati per la produzione di olio che negli anni di abbondante produzione, viene riposto in ampolle, in piccole quantità e donato a varie comunità cristiane sparse nel mondo. Negli anni di magra, invece, le poche olive presenti vengono raccolte, snocciolate e con i “semi” vengono fatti degli eleganti rosari di notevole pregio simbolico. A tali alberi non viene fatto nessun tipo di trattamento fitosanitario, anche se in alcune annate la forte presenza della mosca dell’olivo (Bractrocera oleae) può provocare uno scadimento qualitativo dell’olio, ma solo interventi di potatura ogni due anni; la tecnica adottata è tipica della scuola italiana. Le piante non presentano sintomi di Rogna, Occhio di pavone, Fumaggine o altro, anche se la vicinanza della strada ad alto transito potrebbe aver inquinato le foglie e altre parti di pianta. I Frati Francescani, preoccupati dello stato fitosanitario delle piante e curiosi di capire l’esatta età delle stesse, nel 2009 si sono affidati ad un gruppo di studiosi italiani guidati dal Prof. Antonio Cimato del C.N.R. Invalsa di Firenze. I risultati prodotti dalle analisi di alcune regioni del DNA hanno descritto che le otto piante hanno profili simili, inoltre non sono state evidenziate differenze nei profili allelici nemmeno tra campioni di foglia prelevate da diverse parti della chioma. Tali indagini possono far intendere che le otto piante siano state prodotte per moltiplicazione vegetativa della stessa varietà. Da questi risultati emerge l’ipotesi che le piante siano state moltiplicate tramite pollone prelevato da un’unica pianta madre. Per quanto concerne l’età delle piante, gli studiosi, hanno cercato di stimarla in modo quanto più possibile precisa, cercando di stabilire se le piante presenti nel giardino del Getsemani potessero essere effettivamente collocate all’epoca della morte di Cristo o se fossero piante di età successiva. In particolare gli studiosi hanno analizzato la parte epigea degli ulivi, al fine di verificare se le piante fossero provenienti da interventi di piantagione inquadrate in una data storica precisa. La tecnica maggiormente utilizzata è la “dendrocronologia”, che consente di stabilire le correlazioni tra le modalità di accrescimento dell’albero e le condizioni climatiche del periodo. Per i prelievi sono stati utilizzati i classici strumenti meccanici impiegati in bosco, quali il succhiello di Pressler ed il martello incrementale per completare la datazione ottenuta dall’esame al 14C. Il primo intervento degli esperti ha evidenziato che, nel tempo, la zona centrale del tronco ha subito parziali ed in alcuni casi profondi danneggiamenti, per cui non era eseguibile in tutte le otto piante la datazione del legno con la esclusiva tecnica della “dendrocronologia”. Così è stato deciso di integrare la datazione dendrocronologica con la tecnica radiometrica (radiocarbonio) della parte di tronco tutt’oggi presente (tecnica realizzata con il metodo del Wiggle matching ).

Il wiggle matching consiste nell’applicazione della datazione al radiocarbonio in punti diversi all’interno del tronco. La tecnica radiometrica è impostata sulla misura della concentrazione dell’isotopo 14C che è riferita al solo legno tuttora presente, e per ottimizzare l’analisi, con l’aggiunta del numero di anni corrispondenti al tratto del tronco radiale mancante fino al midollo, è stato misurato il tasso medio di accrescimento annuo per pianta, espresso in cm/anno e applicato al tratto di legno mancante. Tale dato è stato poi confrontato con quello ottenuto dalle misurazioni sull’albero di Ulivo piantato nel Getsemani nel 1964, in occasione della visita di sua Santità Papa Paolo VI. Dalla somma delle due età (quella del legno “presente” e quella del legno “mancante”) si è giunti alla datazione della parte “epigea” dei tre ulivi centenari i quali risultano avere la seguente datazione: Pianta n° 1 (1.198 anni); Pianta n° 4 (1.092 anni); Pianta n° 7 (1.166 anni). Inoltre sono stati fatti anche altri studi sulla verifica dello stato fitosanitario delle piante e dai risultati si evince che, per gli 8 ulivi, esiste una condizione fitovirologica di “eccellenza” per cui al momento non esistono cause che possano ridurre la loro longevità o rendere le piante meno produttive o più suscettibili ad altre alterazioni biotiche ed abiotiche. Si precisa che non è stato possibile effettuare analisi sulla parte ipogea delle piante, con la conseguenza che questa potrebbe essere di gran lunga più antica. Sulla base dei risultati ottenuti, pertanto, sembra possibile che gli alberi presenti nel Getsemani siano tutti derivati dalle piante che assistettero alla sofferenza di Gesù dopo l’ultima cena, al “Bacio di Giuda”, nonché allo stesso arresto di Gesù prima di essere condotto sul Golgota per morire in Croce. Ciò nel confermare l’importanza storica del sito, è un importante passo per rimarcare la centralità religiosa dell’Orto degli Ulivi quale luogo sacro per molti fedeli.

IMG_4787CONCLUSIONI

Un giorno, per caso, sfogliando le pagine di un libro, ci siamo imbattuti in questo importante precetto tratto dalla Costituzione degli Ateniesi di Aristotele del 330 a. C. che recita:






Se qualcuno avrà sradicato o avrà abbattuto un olivo, sia di proprietà 
dello stato sia di proprietà privata, sarà giudicato dal tribunale e se sarà riconosciuto colpevole verrà punito con la pena della morte.

" Aristotele, La Costituzione degli Ateniesi”.

Grande è stato il nostro stupore e la nostra meraviglia nel constatare quanto presso gli antichi Greci l’ulivo fosse rispettato e considerato sacro, al punto tale che presso gli ateniesi vi era una norma che condannava addirittura a morte chiunque avesse sradicato o abbattuto un albero di ulivo, sia che questo fosse privato sia che fosse pubblico. Questo nostro stupore andava sempre più crescendo nel guardare perplessi e stupiti la terra che ci circondava mentre giravamo tra le campagne del Salento, devastate dalla Xylella fastidiosa e dall’incuria dell’uomo che non riesce più a proteggere e difendere questa pianta così sacra e preziosa per l’umanità tutta. E mentre camminavamo per le campagne ammalate pensavamo che è dovere di ognuno di noi lottare quanto più intensamente possibile per difendere la nostra Madre Terra, come dice San Francesco, che con la sua generosità dà rifugio e nutrimento per noi esseri umani che, nonostante tanto amore, continuiamo a maltrattarla e distruggerla. Così, abbiamo deciso di partire nel nostro lavoro dalle basi della nostra società, basi che, a prescindere dal credo personale di ognuno di noi, devono per i nostri territori rinvenirsi necessariamente nella cultura cristiana che costituisce il fondamento su cui è sorta e sviluppata la moderna società europea ed italiana. Ed è da lì, dai testi sacri che siamo voluti ripartire, per riscoprire, così come avevano fatto i Greci, la sacralità dell’ulivo, facendo un viaggio spirituale che dalle nostre campagne giunge alle più remote campagne di Gerusalemme, centro di tutta la spiritualità del mondo e sede delle tre più importanti religioni monoteiste, salendo sul monte degli ulivi e sedendoci all’ombra dei sacri cipressi del Getzemani alla cui ombra vorremmo che i nostri pensieri e i nostri cuori riposassero sereni per poi trovare la forza per combattere per un mondo che grazie al contributo di ognuno può diventare un mondo migliore, perché se si vuole salvare l’umanità bisogna iniziare a salvare ogni singolo filo d’erba che incontriamo sul nostro cammino. Diceva Toro Seduto- grande capo indiano- all’uomo bianco: “Quando l'ultima fiamma sarà spenta, l'ultimo fiume avvelenato, l'ultimo pesce catturato, allora capirete che non si può mangiare denaro”. Speriamo che questo nostro piccolo lavoro possa essere d’aiuto per salvare anche solo un albero d’ulivo.  Siamo certi che i NOSTRI alberi ci ringrazieranno e li potremo ancora contemplare nelle loro spettacolari forme e sfumature.

Ringraziamenti

* Si ringrazia il Dott. D’Alessandro Sandro per la collaborazione e i suggerimenti dati