Rivista tecnico-scientifica ambientale dell'Arma dei Carabinieri                                                            ISSN 2532-7828

FAUNA 
LE PARETI ROCCIOSE, UN VERO “CONDOMINIO PER UCCELLI”
01/10/2013
Di Massimo PELLEGRINI Funzionario Dir. Agricoltura Regione Abruzzo

Di Massimo PELLEGRINI Funzionario Dir. Agricoltura Regione Abruzzo

Se si escludono le grandi forre, le gole più profonde ed i famosi canyon, nel nostro immaginario collettivo, ma anche nelle norme che tutelano i beni paesaggistici e naturali, i ghiaioni, le pendici e le pareti rocciose sono considerate ambienti di poco valore, senza piante ed animali degni di particolare considerazione.

 
 




































Se si escludono le grandi forre, le gole più profonde ed i famosi canyon, nel nostro immaginario collettivo, ma anche nelle norme che tutelano i beni paesaggistici e naturali, i ghiaioni, le pendici e le pareti rocciose sono considerate ambienti di poco valore, senza piante ed animali degni di particolare considerazione.
Tra le categorie di beni naturali sottoposte ai vincoli paesaggistici ai sensi della normativa vigente e del passato, ma ancora attualissimo, “Decreto Galasso” predominano le foreste, i corsi d’ acqua, le sorgenti e le coste ma non di certo le pareti rocciose soprattutto se piccole e poco imponenti.
Realizzare una nuova urbanizzazione, una strada, una centrale eolica o aprire una nuova cava all’ interno di un bosco è attualmente quasi impossibile ovunque in Italia ma progettarle a ridosso o sopra una parete rocciosa non è ritenuto spesso improponibile poiché in pochi sanno che anche una parete apparentemente insignificante, alta solo una decina di metri, può rappresentare un raro sito di nidificazione per il Lanario o altre specie rarissime e tutelate anche da Direttive europee come la Direttiva 2009/147/CE.
Molte specie come i chiassosi Gracchi, il melodico Passero solitario  e, soprattutto alcuni uccelli rapaci, frequentano prati, incolti e coltivi per la ricerca trofica ma nidificano sulle falesie e pareti che offrono un sicuro rifugio al riparo dai predatori. Solo il piccolo e variopinto Picchio muraiolo utilizza le pareti rocciose sia per ricercare le sue prede costituite da piccoli artropodi che per costruire il suo nido all’interno di una piccola cavità della roccia. Per questo “picchio” a differenza di quelli “veri” appartenenti all’ ordine dei Piciformi il becco lungo e ricurvo non serve ovviamente per perforare la dura roccia calcarea o granitica ma solo per penetrare nelle fessure e fori dove si nascondono ragni, miriapodi e insetti.
Le pareti rocciose più importanti per la riproduzione dell’ avifauna non sono necessariamente quelle più alte ed inaccessibili, come quelle alpine, ma quelle presenti in territori vasti ed ambientalmente ben conservati ma con rare possibilità di nidificazione a causa della limitata presenza delle stesse. Il caso più noto, per restare in Europa, è quello delle forre che si aprono improvvise negli altopiani sconfinati della Estremadura e della Castilla in Spagna ma anche in Italia  in alcune aree della Basilicata e della Puglia i rari valloni e pareti rocciose sono così ricchi di uccelli nidificanti da apparire agli inizi della primavera come dei veri a propri “condomini ornitologici”. Sulla stessa parete depongono, spesso vicini tra loro e non sempre senza problemi di buon vicinato, gheppi, falchi grillai, pellegrini, lanari, taccole e corvi imperiali.
Le pareti più alte localizzate nelle Alpi, negli Appennini e nelle due isole maggiori ospitano i grandi nidi dell’ Aquila reale e degli avvoltoi che per dimensioni e caratteristiche sono facilmente localizzabili ed osservabili anche da grandi distanze  utilizzando un buon cannocchiale con almeno 20 ingrandimenti e potrebbero pertanto essere anche valorizzate con finalità turistiche ecocompatibili…
Non tutte queste pareti godono però di una particolare tutela all’ interno di parchi e riserve e i loro “condomini” possono essere facilmente “sfrattati” non solo a causa di quelle attività di particolare impatto ambientale a cui ho accennato ma anche come conseguenza di altre iniziative il cui effetto negativo viene spesso sotto valutato anche all’ interno delle aree protette. E’ il caso della arrampicata sportiva, o dei cosiddetti botti, usati in tutte le feste di paese che hanno conseguenze molto negative nei confronti degli uccelli rupicoli per i quali basterebbe almeno evitare di disturbarli nei momenti più delicati della riproduzione.
Un esempio in tal senso viene dalla Scuola di Roccia di Roccamorice, in provincia di Pescara, dove anche prima della istituzione del Parco della Majella, il fondatore della Scuola e noto alpinista Giampiero Di Federico prima di attrezzare le pareti rocciose concordò con alcuni ornitologi dove, quando e come intervenire per salvaguardare i siti di nidificazione.