Rivista tecnico-scientifica ambientale dell'Arma dei Carabinieri                                                            ISSN 2532-7828

FAUNA 
IL TRAFFICO DI ESEMPLARI DI TESTUGGINI DI TERRA (TESTUDO SPP) DAL NORD AFRICA AL PORTO DI GENOVA: ANALISI DI UN FENOMENO ​
05/06/2014
Dir. Sup. MOROLLA Renzo – Comandante Regionale C.F.S. Liguria 
Coadiuvato da Ag.Sc. COSTA Enrico – Ag.Sc. CANALE Silvia – Op. BUSSI Valentina
Servizio CITES Territoriale Genova

L’analisi desidera illustrare il persistente fenomeno dell’importazione illegale di esemplari vivi...

 Riassunto

Il fenomeno dell’importazione illegale di esemplari vivi di tartarughe di terra appartenenti al genere Testudo spp. presso il Porto di Genova ha assunto caratteri di crescita negli ultimi anni.
Attraverso la raccolta e l’analisi di dati statistici relativamente ai sequestri effettuati durante il periodo temporale di circa 20 anni, si è potuto comprendere la portata del fenomeno, analizzando possibili cause di contrasto, ai sensi della Convenzione di Washington CITES, ratificata in Italia con Legge 874/75 ed applicata con Legge 150/92 e successive modifiche ed integrazioni.

Abstract
The phenomenon of illegal importation of live specimens of tortoises of the genus Testudo spp. at the Port of Genoa has increased significantly in recent years.
Collection and analysis of statistical data in relation to the seizures made over a period of about 20 years, allowed to understand the extent of the phenomenon, in order to analyze its possible causes and effectively hinder it, according to the Washington Convention CITES ratified by Italy with law 874/75 and coming into force with law no. 150/92 and subsequent modifications and additions.

 
 

Introduzione


L’analisi desidera illustrare il persistente fenomeno dell’importazione illegale di esemplari vivi di tartarughe di terra appartenenti al genere Testudo spp. presso il Porto di Genova, che in base ai dati statistici raccolti, sembrerebbe aver subito un inverosimile incremento durante gli ultimi anni.
Attraverso la raccolta e l’analisi di dati statistici relativamente ai sequestri effettuati durante il periodo temporale di circa 20 anni (1992 – 2013), si è potuto comprendere la portata del fenomeno, analizzando possibili cause di contrasto al fenomeno, ai sensi della Convenzione di Washington CITES, ratificata in Italia con Legge 874/75 ed applicata con Legge 150/92 e successive modifiche ed integrazioni.


 

Localizzazione del fenomeno

Tale analisi fa riferimento ai sequestri effettuati a seguito di importazione illegale nel solo Porto di Genova, uno dei maggiori porti dell’Italia e del Mar Mediterraneo, caratterizzato da una ingente movimentazione di merci e persone.
In modo particolare il Porto di Genova è uno dei pochi scali a livello europeo utilizzati dalle compagnie navali di Marocco e Tunisia per l’arrivo delle navi-passeggeri.
Tale traffico marittimo, che nel 2000 circa ha avuto il suo inizio, sembrerebbe assumere caratteri di crescita, testimoniato anche dalla introduzione dall’estate 2012 di nuove navi passeggeri provenienti da tali Paesi.

 

Analisi del fenomeno

Tabella 1. In tale tabella vengono riportati, anno per anno, la quantità di esemplari di esemplari sequestrati. Si noti il moderato accrescimento del fenomeno fino all’anno 2010 (unicamente un lieve picco nell’anno 2006) e lo smisurato incremento nell’anno 2012, con una successiva diminuzione nell’anno 2013.

Il fenomeno è particolarmente preoccupante, in quanto, nel ventennio analizzato, sono stati complessivamente posti sotto sequestro penale (ai sensi dell’art.1 comma 1 lett.A della Legge 150/92 e s.m.i.) n°458 esemplari, nella quasi totalità appartenenti alla specie Testudo graeca. Tale fenomeno desta maggiore preoccupazione se si nota che ben il 31,4 % di tali sequestri (n°144) sono stati effettuati nel solo anno 2012. (cfr. Tabella 1)

 
 

In effetti nell’anno 2012, si sono presentati vari casi nei quali il numero di esemplari importati illegalmente da parte dei soggetti trasgressori ha raggiunto numeri molto alti, che fanno presupporre un vero e proprio intento economico dell’importazione illecita; uno su tutti, il caso emblematico in cui il soggetto trasgressore ha effettuato l’importazione illecita di ben 56 esemplari vivi giovani di Testudo graeca (+1 morto), trasportati dentro il vano della ruota di scorta all’interno dell’autoveicolo.
Risulta necessario ammettere che l’alta quantità di esemplari sequestrati nell’anno 2012, a livello statistico, ben poco contano nel panorama dei vent’anni analizzati, in quanto potrebbe trattarsi effettivamente di un picco anomalo e non necessariamente in crescita, come effettivamente testimoniato dal decremento avvenuto nell’anno 2013.

 
Tabella 2. In tabella vengono riportate, anno per anno, le persone denunciate a seguito di importazione illegale di esemplari di Testudo spp. Sostanzialmente il trend ha caratteristiche di omogeneità con quanto riportato nella tabella 1, fuorchè per alcuni anni, in cui si è verificata una importazione illecita di una grande quantità di esemplari da parte di singoli soggetti.

Tuttavia, risulta essere abbastanza rilevante il fatto che proprio dall’anno 2012 risulta aumentato il traffico marittimo tra Nord Africa e Porto di Genova, il che porterebbe a pensare che il maggior traffico marittimo sia l’origine di un maggior traffico illecito di esemplari di Testuggine.
Complessivamente le persone che hanno effettuato tali importazioni illegali e che pertanto sono state segnalate all’Autorità Giudiziaria per le violazioni di cui alla Legge 150/92 e s.m.i. sono state n°128, di cui il 21,9% solo nell’anno 2012 (n°28 persone denunciate). (cfr. Tabella 2)

 
 

Alla luce di quanto sopra riportato, assume particolare rilevanza effettuare una valutazione sulla media di animali trasportati per persona denunciata, in quanto si sottolinea un netto incremento della stessa durante gli anni. (cfr Tabella 3).

Tabella 3. In tabella vengono riportate, anno per anno, la media di animali trasportati per persona denunciata. Si può notare come tendenzialmente i valori siano in leggera crescita, il che può far presupporre la destinazione a fini di lucro degli esemplari illecitamente importati.

Laddove si constatano delle importazioni illecite di una grande quantità di esemplari (come quella dell’anno 2012 – n. 56 esemplari), viene automaticamente da presupporre che tali importazioni non siano effettuate unicamente ad uno scopo “disimpegnato”, di hobby, o semplice volontà di detenzione delle stesse, ma è assai probabile la loro destinazione a fini prettamente commerciali. Oltretutto, proprio nei mesi in cui sono avvenute la maggior parte delle importazioni illecite, è pervenuta l’informazione, da fonti confidenziali, che in varie parti del Nord Italia venivano messi in vendita da persone di etnia nordafricana esemplari vivi di Testuggine all’irrisorio prezzo di € 20.
Ne consegue che il bassissimo prezzo richiesto per questi animali, seppur importati illegalmente, risulterebbe altamente appetibile per larga parte della popolazione, che, inconsciamente, si renderebbe complice di una importazione illecita e di un depauperamento progressivo delle popolazioni di dette specie nei luoghi di origine.

 
 
Tabella 4. In tabella vengono riportate, anno per anno, le persone segnalate suddivise per Paese di provenienza. Risalta che il Paese da cui emerge maggiormente il fenomeno è la Tunisia, tuttavia negli ultimi anni sono stati posti sotto sequestro numerosi esemplari provenienti dal Marocco.


Generalmente le persone denunciate hanno nazionalità tunisina, marocchina, o hanno comunque origini etniche di tali Paesi e hanno nazionalità europea (Italia, Francia etc.
Le loro provenienze sono unicamente Tunisia, Marocco e Libia, in quanto solo questi Paesi hanno linee di navigazione dirette con il Porto di Genova ed unicamente tali tratte sono poste sotto stretto controllo da parte dell’Agenzia delle Dogane, unitamente al supporto del Nucleo Operativo CITES di Genova Porto (cfr Tabella 4).

 
Tabella 5. In tabella vengono riportate, anno per anno, le destinazioni delle persone denunciate. I Paesi maggiormente destinatari delle persone sono Italia e Francia


È particolarmente interessante anche capire ed esaminare le destinazioni delle persone denunciate (cfr Tabella 5), che vede sicuramente Italia e Francia come i maggiori Paesi destinatari; in particolare in tali Paesi è maggiore la presenza nella popolazione di persone di origine nordafricana che tuttavia stabilmente risiedono in Comunità Europea.
Risulta importante, ai fini della presente analisi, precisare che, spesso, tale tipologia di persone (nazionalità europea, origine nordafricana) effettuano diversi viaggi all’anno tramite le vie di comunicazione marittima, con la propria autovettura, per il trasporto di vettovaglie, materiali, masserizie, etc.
Si precisa ad ogni modo che le destinazioni indicate sono a seguito di auto-dichiarazione delle singole persone, che pertanto potrebbero essere soggette ad errore, ma tuttavia possono fornire in generale una vista dei possibili Paesi destinatari di eventuali traffici illeciti.

 
 

Specie di Testudo SPP trafficate illegalmente

Come già detto in precedenza, la maggior parte degli esemplari di Testudo spp. importati illegalmente presso il Porto di Genova sono ascrivibili alla specie Testudo graeca, inserita nell’Allegato A del Regolamento Comunitario 338/97 e s.m.i., e nell’Appendice II della Convenzione di Washington.
Occorre tuttavia evidenziare la possibilità che parte degli esemplari trafficati facciano parte delle sottospecie Testudo graeca naebulensis, endemica della Tunisia e Libia; detta considerazione è assai fondamentale, poiché a livello di mercato illecito le particolari sottospecie, quale può essere la “naebulensis”, vengono ricercate maggiormente da parte degli appassionati del settore.
Molto simile alle altre Testudo graeca, di cui possiede i caratteristici speroni cornei alla base della coda (priva di astuccio corneo apicale) e la placca sopracaudale unica, si caratterizzerebbe principalmente per una differente struttura dell’osso soprapigale che in questo genere si presenterebbe duplice e forcuto. La corazza ha forma e colorazione “sabbia”, con macchie nere dai disegni piuttosto variabili. La pelle, anch’essa “sabbia” e nera, è variabilmente macchiettata sia sulle zampe che sulla testa.

 

Cognizione da parte dei soggetti denunciati

 

Appare importante manifestare che la percezione da parte dei soggetti denunciati della rilevanza della violazione di cui all’ art.1 comma 1 lett.a della Legge 150/92 e s.m.i., ed ovvero della illecita importazione di specimens di cui all’Allegato A del Reg.CE 338/97 e s.m.i., protetti poiché considerati in grave rischio di estinzione, è assai bassa; le motivazioni possono essere per lo più di ordine sociale e culturale, considerato che in tali Paesi esiste una minore sensibilità “ambientale” a tali problematiche.
Se in alcuni casi appare chiara la volontà di occultamento degli esemplari di Testuggine importati illegalmente (tramite vari modi che si analizzeranno), in altri casi, in misura minore, sono le stesse persone che manifestano alle Autorità Doganali il possesso e la relativa importazione di tali animali, di fatto auto-denunciandosi.
Sembrerebbe pertanto necessario effettuare una distinzione tra chi compie una importazione di una quantità esigua di esemplari (fino a 4-5 esemplari vivi), quasi totalmente incosciente di ciò che sta compiendo, e chi invece effettua importazioni illecite di un numero maggiore di esemplari (oltre 5-6 esemplari), spesso con varie modalità di occultamento, che pertanto sarebbe conscio di ciò che sta compiendo e che tuttavia tenta l’introduzione illecita.
Il rischio che viene assunto dalle persone in questione può essere verosimilmente accettato unicamente in cambio di una qual sorta di profitto che gli provenga nel qual caso i controlli effettuati presso la Dogana, per varie ragioni, siano stati vani e che quindi non abbiano portato alla scoperta dell’illecito carico.

 
 

Modalità di occultamento

Occorre altresì fornire validi elementi onde divulgare le diverse modalità di occultamento degli stessi esemplari di testuggine importati illegalmente. Già precedentemente si citava il fatto che tale tipologia di persone effettuano viaggio per via marittima con le proprie autovetture, che utilizzano per trasportare enormi quantità di materiali, masserizie, scorte alimentari etc.
Le autovetture così a tal punto saturate ovviamente consentono un facile occultamento di varie tipologie di beni (tra cui anche gli animali), dei quali i soggetti in questione conoscono bene, a quel punto, l’illiceità sostanziale; è pertanto “normale” rinvenire esemplari di Testudo spp. rinchiusi in sacchetti di plastica, o scatole di cartone appositamente coperte.
Nel caso già citato del sequestro a seguito di importazione illecita di n°56 esemplari di Testudo graeca, gli esemplari erano stati infatti occultati all’interno del vano della ruota di scorta, nel bagagliaio della macchina.
Indubbiamente ogni altro posto utilizzato per trasportare altre tipologie di beni “illegali” (droga, sigarette etc.), come doppi fondi del bagagliaio, vani sottoruota, vani portiere, possono essere verosimilmente utilizzati anche per celare esemplari di Testuggine, specialmente se di giovane età e pertanto dalle dimensioni assai ridotte.
Significativo è stato il caso, seppur riferito ad altra tipologia di animali, dell’importazione illecita presso il Porto di Genova nell’anno 2012 di un esemplare vivo di Aquila minore (Hieratus pennatus), tutelato nell’Allegato A del Reg.(CE) 338/97 e s.m.i.; in tale occasione il rapace, di giovane età, era stato occultato al di sotto del sedile del guidatore, con le ali legate.

 

Problematiche di ordine veterinaro-sanitario

Gli esemplari così trasportati inevitabilmente vanno incontro ad una serie di problematiche di ordine veterinario, quali disidratazione, cachessia etc.
Le condizioni con cui arrivano fanno pensare oltretutto che gli animali stessi, anche precedentemente al “viaggio”, siano detenuti in condizioni igienico-sanitarie non buone, portando gli animali in uno stato di salute già critico ed esponendolo maggiormente pertanto al rischio di contagio di malattie o di sviluppo di malesseri; alcune volte, infatti, si è assistito all’arrivo di animali morti, probabilmente durante il durissimo viaggio, ma anche moltissimi animali che presentano evidenti segni di deperimento, quali avitaminosi, diffusa presenza di zecche, possibili patologie (principalmente Salmonellosi).
Assume pertanto grande importanza nel frangente in cui si prelevano gli animali stessi, l’adozione da parte del personale addetto di tutte le cautele necessarie e l’utilizzo dei DPI in dotazione (guanti in lattice, mascherina, occhiali etc.)
Occorre inoltre evidenziare che, qualora ricorrano i presupposti sopra descritti (condizioni critiche degli animali, disidratazione etc.) è altresì prevista la contestazione del reato di maltrattamento animali ex art. 544-ter del Codice Penale, poiché di fatto si vanno a cagionare lesioni di vario tipo, senza alcuna necessità o in alternativa la fattispecie prevista dal comma 2 dell’art.727 C.P. (Condizioni incompatibili con la propria natura)

 

Affidamento degli esemplari sequestrati

Ai sensi dell’art.4 della Legge 150/92 e s.m.i., in caso di violazioni di cui agli artt.1 e 2, viene disposta sempre la confisca degli esemplari posti sotto sequestro; la Commissione Scientifica CITES, interpellata opportunamente, procede all’individuazione di una struttura “riconosciuta” a livello nazionale, a cui affidare a titolo definitivo gli esemplari in questione.
Occorrerebbe inoltre valutare ed auspicare maggiormente la reintroduzione degli esemplari nel loro areale di distribuzione, così come previsto dalla Convenzione di Washington; in caso contrario il trend sarà quello di andare a saturare la disponibilità dei vari centri di recupero.
Nel caso di reintroduzione in natura degli esemplari importati illecitamente, si potrebbe altresì andare ad incidere positivamente sul rischio di estinzione di queste specie a livello naturale.

 

Spunti operativi per un efficace contrasto

Alla luce di quanto sopra descritto, occorrerebbe innanzitutto definire a livello nazionale (ma anche europeo) le rotte effettuate dalle compagnie navali che collegano i Paesi del Nord Africa ai Paesi europei, in modo tale da mettere in atto tutte le possibili azioni volte al contrasto attivo e passivo di tale fenomeno criminale.
Se da un lato occorre sempre più mettere in atto efficaci soluzioni di contrasto concrete (controlli più approfonditi e frequenti), dall’altro sicuramente occorrerebbe effettuare una vasta campagna di adeguata informazione presso i poli di detto traffico marittimo, mettendo a punto valide campagne di informazione soprattutto nei Paesi d’origine (quali Marocco, Tunisia, Libia), volte a far comprendere a quella parte di persone che ignora totalmente la legislazione in campo CITES.
Per quanto riguarda invece i veri e propri trafficanti (ed indubbiamente i fatti occorsi unicamente al Porto di Genova mettono in luce una forte presenza di essi), occorre mettere a punto sistemi di controllo integrati con l’Agenzia delle Dogane maggiormente efficaci di quanto possano essere stati fino ad oggi; un problema che tipicamente si è presentato all’atto dei controlli allo sbarco passeggeri è quello dell’impossibilità di porre sotto controllo la totalità degli automezzi in discesa dalle motonavi. In tale frangente potrebbe rivelarsi quanto mai fruttuoso l’utilizzo delle unità cinofile specializzate nel ritrovamento di esemplari CITES, i cosiddetti Wildlife detector dogs, che, da anni operano in scenari simili.  I vantaggi derivanti dall’utilizzo di queste unità potrebbero essere molteplici e sommariamente si traducono in una efficacia del ritrovamento di animali od oggetti derivati e una rapidità notevole del controllo stesso, con riscontro quasi immediato; oltretutto, l’utilizzo dell’unità cinofila potrebbe verosimilmente indurre forte impatto ai passeggeri in discesa dalle motonavi, andando in parte a mitigare i flussi illeciti, a livello di deterrente.
Ulteriormente, dovrebbe probabilmente essere approfondita l’attività investigativa a seguito di importazione illecita di esemplari di Testuggine, soprattutto laddove è chiaro l’intento “commerciale”, per comprendere i flussi di traffici illegali soprattutto alle fonti originarie, in modo tale da sradicare alla radice eventuali traffici organizzati.