Non mancano poi le testimonianze storiche della dominazione normanno sveva, le cui tracce sono ancora presenti in molti dei centri storici dei Comuni ricadenti nel territorio del Parco e che trovano il loro apice nell’imponente Castel del Monte, voluto da Federico II di Svevia, inserito dall’UNESCO nella lista dei Patrimoni dell'umanità per il rigore matematico ed astronomico delle sue forme e per l'armoniosa unione di elementi culturali del nord Europa, del mondo islamico e dell'antichità classica.
Nel parco nazionale vive un’ampia varietà di fauna, tra le più interessanti della Puglia e d’Italia, soprattutto di piccole e medie dimensioni. Nella Murgia gli animali hanno trovato degli habitat a loro congeniali nelle vaste distese erbose, nei campi coltivati e nelle fitte selve, e buoni rifugi nelle numerose grotte e anfratti presenti.
Tra i rettili più diffusi vanno ricordati il ramarro, la lucertola campestre, la luscengola, il biacco e il cervone.
Molti i rapaci che frequentano la steppa alla ricerca di cibo (poiana, lanario, biancone, gheppio), ma tra di essi assume assoluta preminenza la presenza del falco grillaio, raro a livello europeo.
Tra i mammiferi si distinguono le numerose specie di chirotteri, la talpa romana, il riccio comune oltre alla volpe, la lepre, il tasso, la faina e la donnola.
In questo territorio, in seguito al drastico aumento del numero di cinghiali, hanno ricominciato a riaffacciarsi anche i lupi, come attestano le documentazioni fotografiche nonché gli avvistamenti e i diversi ritrovamenti di resti animali, caduti preda di questo cacciatore.
Ed è proprio la crescita esponenziale della popolazione di cinghiali il problema ecologico del Parco degli ultimi anni.
La diffusione di questo mammifero in questa area è da attribuire sia a fenomeni legati all’immigrazione di individui dalla vicina Basilicata sia all’immissione per scopi venatori, tra gli anni 2000 e 2002, di circa 170 capi da parte dall’ATC della Provincia di Bari.
Nel giro di pochi anni questi animali si sono riprodotti fino a quasi decuplicarsi, causando sul territorio non pochi problemi.
Infatti si è assistito ad un continuo incremento delle richieste di indennizzo per i danni arrecati dal cinghiale al patrimonio agricolo (tra il 2007 e il 2012 sono state avanzate all’Ente Parco richieste per circa 170mila euro). Inoltre sono aumentati sia gli incidenti stradali sia i danni alle specie autoctone, alla flora ed alla fauna che caratterizzano il Parco.
Il cinghiale causa numerosi danni alle colture e alle proprietà private. Questi oltre a nutrirsi dei prodotti agricoli, scavano nei prati, orti e giardini devastandoli. Importanti risultano anche i danni a manufatti (muretti a secco, recinzioni ecc) che vengono demoliti dal passaggio dei branchi di questa specie.