Rivista tecnico-scientifica ambientale dell'Arma dei Carabinieri                                                            ISSN 2532-7828

FAUNA 
IL CINGHIALE NEL PARCO NAZIONALE DELL'ALTA MURGIA
19/01/2015
di  Giuliano Palomba Commissario Capo  del CTA di Altamura Parco Nazionale dell'Alta Murgia


Riassunto

La grande diffusione del cinghiale (Sus scrofa Linnaeus, 1758) nel Parco dell’Alta Murgia è un fenomeno relativamente recente, da attribuire principalmente all’immissione di questo mammifero da parte dell’ATC della Provincia di Bari per scopi venatori.
Per ricomporre gli squilibri ecologici determinati dalla presenza massiccia di questo animale l’Ente Parco ha redatto un Piano di gestione.
La crescita esponenziale delle popolazioni di questo ungulato ha comportato inoltre la presenza di numerosi bracconieri in un territorio ove è vietato la cattura, l’uccisione, il danneggiamento e il disturbo di tutte le specie animali, ed è assolutamente illegittima l’attività di caccia.
Il Corpo Forestale dello Stato, oltre a dare il proprio contributo all’attuazione del Piano di gestione, ha aumentato il livello di sorveglianza per contrastare le condotte illecite di questi pseudo-cacciatori, i quali mettono continuamente a rischio non solo la fauna selvatica ma anche la pubblica incolumità.

Abstract
The wild boar in the Alta Murgia Park
The large diffusion of the wild boar (Sus scrofa Linnaeus, 1758) in the Alta Murgia Park is a quite recent phenomenon that is to confer mainly to the inclusion of the mammal for hunting purposes on the part of the ATC in the Province of Bari.
To recompose the ecological imbalances caused by the strong presence of this animal, the Park Authority has written a Management Program.
The exponential growth of the population of these ungulates has also caused the numerous presence of poachers in an area where capturing, killing, damaging and disturbing all the animal species is forbidden, and in which hunting is absolutely illegal.
The Corpo Forestale dello Stato, further to giving it’s own contribution in carrying out the Management Program, increased the level of surveillance to obstruct the illegal behavior of these poachers that continuously put at risk not only the wild fauna but also the public security.

 
 
 
 

Il Parco Nazionale dell'Alta Murgia, esteso su 68.077 ettari compresi nei territori di tredici Comuni afferenti alle Province di Bari e BAT, è stato istituito con D.P.R. 10 marzo 2004.
Il suo territorio è contraddistinto da una suggestiva successione di creste rocciose, doline, inghiottitoi, cavità carsiche, scarpate ripide, lame, estesi pascoli naturali e coltivi, boschi di quercia e di conifere, e dalle masserie in pietra edificate dall'uomo, dotate di recinti e stalle per le greggi, cisterne, neviere, chiesette, specchie e reticoli infiniti di muri a secco.
L’Alta Murgia è il luogo dove si intrecciano le storie di dinosauri che percorrevano un antico mare e i racconti di uomini ancestrali che vivevano con i primi animali domestici nelle numerose grotte che si insinuano nei costoni rocciosi
Di queste rilevanze storiche ne sono testimonianza le numerose tombe scavate nella pietra, presenti in vari siti archeologici, uno scheletro fossile di un uomo vissuto nel Pleistocene medio-superiore (circa 150.000 anni fa) perfettamente conservato, custodito in una delle tante cavità carsiche presenti in agro di Altamura, e le impronte degli antichi ed enormi rettili impresse sulle superfici di strato affioranti di alcune cave di pietra esaurite.

Non mancano poi le testimonianze storiche della dominazione normanno sveva, le cui tracce sono ancora presenti in molti dei centri storici dei Comuni ricadenti nel territorio del Parco e che trovano il loro apice nell’imponente Castel del Monte, voluto da Federico II di Svevia, inserito dall’UNESCO nella lista dei Patrimoni dell'umanità per il rigore matematico ed astronomico delle sue forme e per l'armoniosa unione di elementi culturali del nord Europa, del mondo islamico e dell'antichità classica.
Nel parco nazionale vive un’ampia varietà di fauna, tra le più interessanti della Puglia e d’Italia, soprattutto di piccole e medie dimensioni. Nella Murgia gli animali hanno trovato degli habitat a loro congeniali nelle vaste distese erbose, nei campi coltivati e nelle fitte selve, e buoni rifugi nelle numerose grotte e anfratti presenti.
Tra i rettili più diffusi vanno ricordati il ramarro, la lucertola campestre, la luscengola, il biacco e il cervone.
Molti i rapaci che frequentano la steppa alla ricerca di cibo (poiana, lanario, biancone, gheppio), ma tra di essi assume assoluta preminenza la presenza del falco grillaio, raro a livello europeo.
Tra i mammiferi si distinguono le numerose specie di chirotteri, la talpa romana, il riccio comune oltre alla volpe, la lepre, il tasso, la faina e la donnola.

In questo territorio, in seguito al drastico aumento del numero di cinghiali, hanno ricominciato a riaffacciarsi anche i lupi, come attestano le documentazioni fotografiche nonché gli avvistamenti e i diversi ritrovamenti di resti animali, caduti preda di questo cacciatore.
Ed è proprio la crescita esponenziale della popolazione di cinghiali il problema ecologico del Parco degli ultimi anni.
La diffusione di questo mammifero in questa area è da attribuire sia a fenomeni legati all’immigrazione di individui dalla vicina Basilicata sia all’immissione per scopi venatori, tra gli anni 2000 e 2002, di circa 170 capi da parte dall’ATC della Provincia di Bari.
Nel giro di pochi anni questi animali si sono riprodotti fino a quasi decuplicarsi, causando sul territorio non pochi problemi.
Infatti si è assistito ad un continuo incremento delle richieste di indennizzo per i danni arrecati dal cinghiale al patrimonio agricolo (tra il 2007 e il 2012 sono state avanzate all’Ente Parco richieste per circa 170mila euro). Inoltre sono aumentati sia gli incidenti stradali sia i danni alle specie autoctone, alla flora ed alla fauna che caratterizzano il Parco.
Il cinghiale causa numerosi danni alle colture e alle proprietà private. Questi oltre a nutrirsi dei prodotti agricoli, scavano nei prati, orti e giardini devastandoli. Importanti risultano anche i danni a manufatti (muretti a secco, recinzioni ecc) che vengono demoliti dal passaggio dei branchi di questa specie.

 

Accade spesso, altresì, che questi animali selvatici accidentalmente siano travolti dalle vetture che percorrono le strade dell’area Parco, causando danni non solo alle vetture stesse ma anche e soprattutto alle persone.
L’azione del grufolare il terreno di questi onnivori e la continua ricerca di radici, larve, molluschi e bulbi ha un impatto devastante anche sulle praterie mediterranee secondarie (pseudosteppa), habitat prioritario ai sensi della Direttiva 43/92 CEE. Tali porzioni di habitat, che costituiscono gran parte della superficie protetta, rappresentano importanti aree trofiche e di alimentazione sia per specie ornitiche di interesse comunitario (Direttiva Uccelli 79/4309 CEE) come la calandra, la calandrella, il calandro, la tottavilla, l’occhione, la ghiandaia marina, il grillaio, il biancone, sia per due importanti mammiferi, l’istrice e la lepre italica.
Alla luce di questo squilibrio ecologico, l’Ente Parco ha ritenuto opportuno intraprendere azioni di monitoraggio al fine di comprendere il reale status della popolazione di cinghiale per poter, poi, individuare basi metodologiche, da perseguire in maniera standardizzata e durevole, indispensabili per pianificare interventi oculati di gestione.
Già a partire dal 2010 sono state eseguite sessioni di censimento della specie sulla base di una convenzione di collaborazione scientifica tra Ente Parco e Dipartimento di Biologia dell’Università degli Studi di Bari che ha portato a stabilire da un primo studio, terminato nell’anno 2011, una densità media pari a circa 8.6 animali per 100/ettari di bosco. Dalle operazioni condotte nell’anno 2014 si è stimato, invece, la presenza di circa 29 cinghiali per 100/ettaro di bosco.
L’attività realizzata secondo le “Linee guida per la gestione del cinghiale nelle aree protette” proposte dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, è stata effettuata con l’utilizzo della tecnica della battuta su aree campione boscate, selezionate a random nei settori più vocati alla specie.

 

Per ogni battuta è stato utilizzato un numero di operatori variabile da 30 a 65, individuati tra i volontari appartenenti alle associazioni locali, studenti della Facoltà di Scienze dell’Università di Bari, personale qualificato del Corpo Forestale dello Stato, della Polizia Provinciale BAT e dell’Osservatorio Faunistico della Regione Puglia.
In seguito al censimento è stato realizzato da parte dell’Ente Parco il Piano di Gestione del cinghiale, con valenza triennale, redatto in ottemperanza dei principi normativi circa la conservazione della fauna omeoterma ai sensi della L. n. 157/92 e la tutela degli habitat ai sensi del D.P.R. n. 357 /1997, che basa il suo fondamento sull’art. 11 comma 4 della Legge quadro sulle aree protette n. 394/91.

Il progetto è finalizzato:

  • alla conservazione e alla prevenzione degli squilibri ecologici in habitat prioritari, di specie vegetali e animali di interesse comunitario menzionate in Direttiva Habitat (43/92 CEE) e in Direttiva Uccelli (79/409);
  • al contenimento dei danni alle produzioni agricole;
  • alla prevenzione degli incidenti stradali;
  • all’attenuazione del conflitto sociale;
  • alla conservazione di una popolazione minima di cinghiale ben strutturata in termini di distribuzione delle classi di sesso ed età, necessaria a salvaguardare l’importante ruolo ecologico che questa specie  svolge come fonte trofica per il lupo.
 

Il Piano prevede il raggiungimento degli obiettivi attraverso precise tecniche di controllo diretto e indiretto della popolazione da attuarsi in specifiche aree di intervento con il supporto di personale specializzato.
Le tecniche di controllo diretto si esplicano attraverso il controllo selettivo da una postazione fissa, la cattura tramite gabbie e il successivo trasferimento a terzi degli animali vivi.
Le tecniche di controllo indiretto consistono nella messa in posa di recinzioni elettrificate (pastore elettrico) e/o metalliche con supporto di dissuasori.
Entrambe si attuano attraverso operazioni effettuate sempre nel rispetto del benessere animale, in modo da evitare ferite, lesioni e da minimizzarne lo stress.
Altro problema legato alla presenza dei cinghiali è quello dei bracconieri sulla Murgia che con le loro condotte illecite attentano alla pubblica incolumità e agli equilibri faunistici.
In un’area ove è assolutamente illegittima l’attività venatoria, nell’anno 2014 sono state denunciate venti persone all’Autorità Giudiziaria per aver esercitato l’attività di caccia illecita e sono state sequestrate numerose armi e munizioni. Nonostante i controlli effettuati dagli uomini del C.T.A di Altamura e dai Comandi Stazione Parco di Ruvo Altamura, Gravina, Andria, i bracconieri continuano l’attività non legale, e per eludere i controlli, pongono in essere sistemi di caccia silenziosi , non convenzionali, con l’ausilio di mezzi vietati.
L’attività di sorveglianza messa in atto dai Forestali, anche con l’ausilio di telecamere, ha evidenziato l’utilizzo da parte dei bracconieri di lacci d’acciaio e di grosse tagliole in ferro, vere e proprie trappole per tutta la fauna selvatica. Queste, occultate abilmente tra la fitta vegetazione, possono arrecare danni irreparabili anche agli altri fruitori del bosco come escursionisti e ricercatori di funghi che, ignari, rischiano di incappare nello scatto micidiale di questi arnesi.
Tra le armi silenziose sono stati accertate anche l’utilizzo di grosse e potenti balestre.
A conferma dell'ottimo lavoro effettuato dal CFS, in questi mesi sono giunte le prime sentenze di condanna per attività illecite relative alla caccia. Il Tribunale di Bari, Sezione distaccata di Ruvo di Puglia, ha condannato a due mesi di reclusione un bracconiere che si era reso responsabile di aver investito dolosamente un cinghiale con un fuoristrada (nuova tecnica di caccia silenziosa effettuata con l’ausilio di fari abbaglianti), e successivamente di averlo ucciso a coltellate.
Il bracconaggio sulle murge ha mietuto vittime anche tra i cittadini.
Nella notte tra il 21 ed il 22 agosto del 2010, si è verificato l’episodio emblematico di questo fenomeno criminale: l’uccisione di Don Francesco Cassol, originario di Belluno, da parte di un bracconiere. Questi credendo di sparare a un branco di cinghiali colpiva erroneamente il sacerdote che dormiva in un sacco a pelo, mentre era in ritiro spirituale insieme ad un gruppo di preghiera.
Ogni anno il 22 agosto rappresenta una sorta di giornata della legalità del Parco e l'intera comunità si riunisce in ricordo di Don Francesco Cassol per rinnovare e fortificare quel cammino di legalità che conduce al rispetto della natura e alla salvaguardia di un patrimonio di biodiversità che rappresenta la base su cui costruire il futuro della comunità.
E’ un po' come ricordare quella che è la missione primaria del Corpo Forestale dello Stato, ossia aver cura dell'ambiente che ci circonda, difendere la qualità e la vita stessa dagli attacchi dell'illegalità.