Rivista tecnico-scientifica ambientale dell'Arma dei Carabinieri                                                            ISSN 2532-7828

EDUCAZIONE AMBIENTALE
IL MERCATO GREEN DELLE DECORAZIONI NATALIZIE
24/11/2022
di Luigi MELFI[1]


Ogni anno, in prossimità delle festività natalizie, le attività commerciali e le abitazioni si popolano di addobbi natalizi, vegetali o artificiali. È una tradizione antica il cui uso si perde nel tempo, che porta allegria nelle nostre case e che contribuisce a creare la giusta atmosfera e la magia per i festeggiamenti in famiglia.

Tuttavia non bisogna trascurare l’impronta ecologica e orientarsi verso acquisti consapevoli (vendita e provenienza lecita) e comportamenti sostenibili (dovere di informazione, recupero/riutilizzo/riciclo e/o corretto smaltimento).

Every year, around the Christmas holidays, commercial activities and homes are filled with Christmas decorations, both vegetable and artificial. It is an ancient tradition whose use is lost over time, which brings joy to our homes and which helps to create the right atmosphere and magic for family celebrations. However, we must not neglect the ecological footprint and move towards informed purchases (sale and lawful origin) and sustainable behaviors (duty to inform, recovery/reuse/recycle and/or correct disposal).

 

Alberi di Natale

L’albero di Natale vero, comunemente utilizzato in Italia è l’abete rosso (Picea abies L.)[2], appartenente alla famiglia delle Pinaceae (presente nell’emisfero settentrionale in foreste nelle regioni nordiche fredde o sulle alture delle aree più meridionali), conosciuto come “peccio”, ma non di rado viene usato anche l’abete bianco[3] (Abies alba M.) o altre conifere sempreverdi (come il pino silvestre o il pino d’Aleppo usato nell’Italia meridionale per decorare i presepi[4]).

Gli alberi, con radice o senza destinati al commercio degli “alberi di Natale”, possono avere una diversa origine:

  1. Coltivazioni vivaistiche: la maggior parte, coltivati in vivai specializzati nazionali o esteri. Le coltivazioni per la produzione di Alberi di Natale rientrano tra le aree escluse dalla definizione di bosco[5];
  2. Cimali (quindi parti di pianta): provengono sia da vivai coltivati che da piante radicate in bosco, ma oggetto di interventi selvicolturali come diradamenti e/o sfolli, preventivamente autorizzati.
  3. Altri lavori autorizzati: provengono ad esempio da interventi lungo le linee elettriche, strade o da rimozione a seguito di schianti causati da eventi meteorici.

In materia di vivaistica le Regioni hanno adottato proprie disposizioni. In linea generale, il prelievo di piante intere o parti di piante destinate all’uso e al commercio degli alberi di Natale è consentito solo se accompagnati da specifica autorizzazione o da contrassegno per la cartellinatura[6] rilasciati dall'ente competente per territorio su istanza presentata dal soggetto interessato (in caso di coltivazione diretta o di acquisto presso vivaista/produttore se sprovvisto di cartellino) e previo accertamento della provenienza (lecita) da tagli autorizzati, qualora gli alberi non siano già muniti individualmente di cartellino numerato rilasciato da altro soggetto abilitato[7].

Non è consentito l’utilizzo degli alberi di Natale per la moltiplicazione o per il rimboschimento, al fine di evitare fenomeni di inquinamento genetico, ossia per evitare mescolanze genetiche con inevitabili danni alle specie autoctone.

Trapiantare gli abeti di Natale in boschi dove già è presente la stessa specie può significare creare problemi di inquinamento genetico perché la gran parte degli alberi di natale proviene dall’estero e sicuramente non ne conosciamo l’origine e il patrimonio genetico[8], oltre al rischio di provocare la diffusione di fitopatologie.

Le condotte non conformi alla normativa, contenuta nei Regolamenti forestali regionali (o nelle Prescrizioni di Massima e di Polizia Forestale) sono perseguite con sanzioni amministrative[9].

Di recente sono immesse sul mercato notevoli quantità di alberi di Natale italiani dotati altresì di marchi di certificazione ambientale, tra cui il Forest Stewardship Council (FSC) e il Programme for Endorsement of Forest Certification schemes (PEFC), che garantiscono il rispetto di norme e prescrizioni di coltivazione sostenibili[10].

Cosa fare al termine delle festività? Alcuni consigli.

Gli alberi di Natale veri possono essere acquistati:

  1. Con radici, in vaso o in zolla (vivi).

    Dovrebbero essere riusati per più anni nel periodo di Natale o essere trapiantati nel proprio giardino. Sono possibili diverse soluzioni alternative per “salvare” gli alberi utilizzati per le feste natalizie:

    1. In vaso o nel proprio giardino. Un albero coltivato in vaso o trapiantato nel proprio giardino necessita di opportune cure colturali per aumentarne le probabilità di attecchimento. Si dovrà tener conto delle esigenze proprie della specie quali esposizione al sole o al freddo, giusto apporto idrico e di umidità dell’ambiente. Lo sbalzo di temperatura determinato da termosifoni, condizionatori e stufe che rendono l’aria asciutta arreca sofferenza alla pianta, per cui è consigliabile, prima di addobbarlo, tenerlo all’esterno o in un ambiente non riscaldato, così come è necessario, terminate le feste, riportarlo all’esterno per farlo acclimatare prima della sistemazione definitiva.
    2. Restituzione al vivaio. Diversi vivai ritirano l’albero al termine delle festività e lo custodiscono sino all’anno nuovo (programmi di ripiantumazione e deposito).
    3. Servizi dedicati di ritiro a domicilio.
    4. Progetti di piantumazione seguiti da esperti.
    5. Progetti di educazione ambientale. Sul territorio nazionale sono sviluppate iniziative volte alla “adozione” degli alberi di Natale da parte degli Istituti scolastici e altri Enti/Associazioni al fine di mantenerli sani e vigorosi e che potranno essere riconsegnati ai legittimi proprietari per le festività dell’anno successivo o donati a chi ne faccia richiesta, oppure piantati in aree verdi, parchi e giardini limitrofi (purché le condizioni fitoclimatiche siano adeguate alla vegetazione di quella specie e tenendo conto degli spazi necessari alla crescita della pianta).
    6. Divieto di trapianto in bosco. Oltre ad essere limitate le possibilità di sopravvivenza poiché vengono posti in luoghi diversi dalla loro provenienza, quindi in ambienti di difficile adattamento anche dal punto di vista climatico, si introdurrebbero specie non autoctone che potrebbero danneggiare l’habitat “ospitante”.
  2. Senza radici o zolla (cimali o “punte d’abete”).

Si tratta di piante recise senza radici e pane di terra, destinate a seccare dopo l’Epifania, che debbono essere avviate a smaltimento. Spesso sono gli stessi vivaisti o venditori a indicarci i metodi migliori per lo smaltimento:

  1. Consegna ai Centri di raccolta/Isole ecologiche comunali e/o raccolta differenziata per verde e ramaglie (c.d. sfalci di potature, ove previsto dai Comuni).
  2. Servizi dedicati di ritiro a domicilio. Alcuni comuni italiani prevedono tale possibilità tramite raccolte porta a porta gratuite e/o tramite attivazione di numeri verdi dedicati al servizio o tramite pubblicizzazione su pagine web istituzionali.
  3. Utilizzo domestico. Le parti più piccole come rami e aghi possono essere utilizzate nella compostiera domestica, mentre quelle più grandi come legna da ardere in camini, forni o barbecue.
  4. Divieto di abbandono. Oltre a essere un comportamento sanzionato dal Codice dell’Ambiente (D.Lgs. 152/06), l’abbandono in strada potrebbe essere di intralcio alla circolazione stradale.

Se si opta invece per un albero di Natale artificiale (generalmente in plastica PVC, polietilene, fibra o alluminio), premesso che sarebbe preferibile riutilizzarlo il più possibile nel corso degli anni, occorre tenere a mente quali sono le corrette regole per il suo eventuale smaltimento considerato che si tratta di un rifiuto ingombrante (consegna alle Isole ecologiche comunali per l’avvio ai processi di riciclo o, per quelli più piccoli, avvio alla sezione della raccolta differenziata della plastica nel rispetto delle prescrizioni comunali).

Alla luce dei molti sequestri effettuati dalle autorità negli anni passati, “è bene ricordare che nell'ottica di un futuro smaltimento è sempre meglio acquistare addobbi natalizi conformi alle normative comunitarie e nazionali. I prodotti illegali, infatti, non rispettando gli standard di sicurezza rappresentano un pericolo, soprattutto se alla portata dei più piccoli, e sono inevitabilmente più difficili da smaltire[11].

Laddove si arrivi alla conclusione che è giunta l’ora di disfarsi dell’albero, vero o sintetico, bisogna adottare un atteggiamento volto a mantenere l'impronta di carbonio verso il basso, in un’ottica di riutilizzo, di riciclo del rifiuto e di economia circolare, per produrre compost di qualità o per dare una seconda vita alla plastica[12].

Come giustamente suggerisce anche Junker, un’App che ci aiuta a fare la differenziata, “Un albero naturale va conferito insieme agli sfalci e potature, se non hai la possibilità di ripiantarlo in giardino. Un albero finto, invece, è considerato un rifiuto ingombrante, anche se sarebbe bene riusarlo il più possibile nel corso degli anni[13].

albero

Figura 1: I Carabinieri Forestali sequestrano 2.500 steli di Pungitopo per Natale – immagine tratta da https://www.gonews.it/2020/11/03/portano-via-2500-steli-di-pungitopo-per-natale-la-segnalazione/




I PRODOTTI SECONDARI DEL BOSCO: AGRIFOGLIO, PUNGITOPO, VISCHIO E MUSCHIO

Anche per la raccolta di queste piante appartenenti alla flora spontanea, prodotti secondari del bosco che simboleggiano il Natale, sono previste delle regole ben precise per scongiurare un addobbo beneaugurale “selvaggio”, per cui presupposto imprescindibile per evitare di incorrere nelle sanzioni è informarsi e documentarsi presso le autorità competenti e/o di controllo se in quella zona o località il prelievo è ammesso e a quali condizioni, soprattutto se si tratta di aree protette.

Le norme forestali vigenti nelle Regioni e nelle Province autonome e i regolamenti locali ne vietano o limitano la raccolta.

La raccolta di agrifoglio e pungitopo, degenerata in un commercio incontrollato, ha comportato l’inserimento delle due specie nella lista delle specie protette ed è vietata o regolamentata in molte Regioni.

L’agrifoglio (Ilex aquifolium L.), appartenente alla famiglia delle Aquifoliaceae, è un arbusto sempreverde che predilige la penombra, può raggiungere i 10 metri di altezza, con foglie ovoidali, ondulate e spinose con drupe invernali di colore rosso scarlatto. È specie inserita negli habitat protetti di cui all’Allegato A del D.P.R. 357/97 “TIPI DI HABITAT NATURALI DI INTERESSE COMUNITARIO LA CUI CONSERVAZIONE RICHIEDE LA DESIGNAZIONE DI AREE SPECIALI DI CONSERVAZIONE” (Direttiva Habitat 92/43/CEE). La legislazione regionale ne vieta la raccolta[14] l’esportazione, il danneggiamento, il commercio e la detenzione o ne regolamenta il prelievo[15], prevedendo apposite sanzioni.

Il pungitopo (Ruscus aculeatus L.), conosciuto anche come “ruscolo”, appartiene alla famiglia delle Liliaceae ed è originario del bacino del Mediterraneo (Eurasia). È un arbusto sempreverde che raggiunge 1,5 m di altezza, caratterizzato da numerose spine, che forma dei cespugli molto intricati di colore verde scuro, alti anche un metro. Predilige zone ombreggiate o semiombreggiate. Conosciuto nella tradizione contadina per tenere lontano i topi dalle provviste, presenta foglie che sono in realtà dei fusti modificati (“cladodi”) e bacche invernali di colore rosso vivo. Benché sia associato a simbolo di buon augurio, la sua raccolta indiscriminata a scopi ornamentali ha reso la specie sempre più rara. Oggi è considerato una specie di interesse comunitario compresa nell’elenco delle specie dell’Allegato E del D.P.R. 357/97 “SPECIE ANIMALI E VEGETALI DI INTERESSE COMUNITARIO IL CUI PRELIEVO NELLA NATURA E IL CUI SFRUTTAMENTO POTREBBERO FORMARE OGGETTO DI MISURE DI GESTIONE” (Direttiva Habitat 92/43/CEE). La legislazione regionale ne vieta la raccolta[16] o ne regolamenta il prelievo[17], prevedendo apposite sanzioni.

Il vischio (Viscum album L.), appartenente alla famiglia delle Santalaceae, è una pianta che affonda le sue radici in un albero ospite (è parassita di piante superiori) ed ha propagazione zoocora, ossia mediante il seme digerito dagli uccelli che si sono cibati delle bacche (di colore bianco). Predilige aree esposte al sole.  Non è previsto un generale divieto alla raccolta del vischio, tuttavia ne è disciplinata la raccolta: è ammessa una quantità moderata (ad es. da potersi stringere nel palmo di una mano) a patto di non danneggiare la pianta ospite (in genere querce, pioppi, tigli, olmi, noci, pino silvestre e pino montano, ma anche meli e peri) e senza recidere il ramo della pianta parassitata sul quale vegeta il vischio o altri rami per agevolarne la raccolta.

La raccolta in Parchi Nazionali, Riserve naturali o in altre aree protette è soggetta a regole più restrittive per ragioni legate alla tutela della biodiversità, per cui potrebbe essere ulteriormente limitata o addirittura vietata.

Il muschio (Bryophita), del quale esistono migliaia di specie diverse, solitamente impiegato per conferire un aspetto più realistico ai presepi, è una pianta non vascolare che vegeta su substrato roccioso o compatto (es. ritidoma dei fusti, comunemente corteccia) in presenza di umidità, sviluppandosi sul substrato per mezzo di spore in orizzontale (ma anche in verticale). Svolge un ruolo chiave per l’ecosistema in quanto, oltre a proteggere il terreno, è un bioindicatore e svolge la funzione di “filtro dell’aria”, intrappolando le sostanze dannose per l’ambiente. Dalle analisi sui muschi si ricavano infatti informazioni concernenti la presenza di metalli pesanti e di altri inquinanti nel suolo e nell’aria. Molto importante per l’ecosistema forestale poiché trattiene i semi delle piante favorendone la germinazione di nuove. Per quanto riguarda il muschio ci sono molte zone d’Italia in cui è considerato una specie protetta e quindi soggetta a divieto di raccolta, altre in cui è regolata e in cui sono previsti dei limiti quantitativi (es. 0,300 kg al giorno a persona[18]) e l’utilizzo di strumenti che non danneggino il suolo e con regolare permesso.

Giova infine rilevare come la recente novella apportata in materia di incendi boschivi ad opera del D.L. 8 settembre 2021, n. 120, recante “Disposizioni per il contrasto degli incendi boschivi e altre misure urgenti di protezione civile”, convertito con modifiche in Legge 8 novembre 2021, n. 155, abbia introdotto un espresso divieto nelle aree percorse dal fuoco, per tre anni, di raccolta dei prodotti del sottobosco[19].

 

Conclusioni

Giunti al termine di questo vademecum in vista delle prossime festività natalizie, si sintetizzano di seguito alcune utili indicazioni per evitare di incorrere nelle sanzioni:

  • fare acquisti consapevoli, sincerandosi sempre dell’origine del prodotto che si intende comprare;
  • prima di andare in bosco, informarsi sempre presso le autorità competenti (Stazioni Carabinieri Forestali e Parco, Nuclei Carabinieri Biodiversità, Enti gestori dell’area protetta, altri organi) e se in quella zona la raccolta è consentita e a quali condizioni;
  • laddove si giunga alla conclusione che è arrivato il momento di disfarsi della decorazione o dell’addobbo natalizio, farlo nel rispetto delle regole e delle prescrizioni locali.

 



[1]Capitano dell’Arma dei Carabinieri, Capo Ufficio Divulgazione Naturalistica e Insegnante della Scuola Forestale Carabinieri, Comandante di Compagnia e di Sezione Centro Addestramento Cittaducale (RI).

[2] L’abete rosso si distingue dall’abete bianco poiché presenta una corteccia sottile e bruno-rossiccia, gli aghi sono brevi acuti e pungenti e dalla sezione quadrangolare, di colore verde cupo e disposti a spirale intorno al rametto e gli strobili tendono a rivolgersi verso il basso. L’abete bianco presenta una corteccia liscia di colore grigiastro con aghi piatti e arrotondati disposti a doppio pettine sui rametti con una colorazione verde argentata e striature sulla pagina inferiore, con strobili eretti.

[3] Meno impiegato per il suo tipico cimale “a nido di cicogna” che rende difficoltoso l’inserimento dei puntali.

[4] https://www.isprambiente.gov.it/files2018/area-stampa/comunicati-stampa/2018AlberodiNatale2.pdf

[5] Art. 5 “Aree escluse dalla definizione di bosco” D.Lgs. 3 aprile 2018 n. 34, c.d. T.U.F.F. (Testo Unico in materia di Foreste e Filiere Forestali).

[6] leggere sempre l’etichetta. Sul tagliando che troviamo sull’albero o sul cimale devono essere riportate la provenienza da coltivazioni specializzate, la nazionalità, l’età dell’albero e la non destinazione per il rimboschimento (per evitare mescolanze genetiche e quindi danni alle specie autoctone). Da Albero di Natale? Vero e certificato - PEFC Italia

[7]11-CONTRASSEGNI alberi di natale_1 (cmvalnerina.it); in tal senso anche art. 77 recante “Impianto e commercializzazione degli alberi di Natale” del REGOLAMENTO DI ATTUAZIONE DELLA LEGGE REGIONALE 12 OTTOBRE 2012 N. 45 “GESTIONE, TUTELA E VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO FORESTALE REGIONALE”.

[9] Ai fini del commercio e dei relativi controlli, in caso di coltivazione diretta il coltivatore dovrà detenere la planimetria catastale del terreno oggetto di coltivazione, mentre in caso di acquisto presso vivaista/produttore il commerciante dovrà detenere la documentazione relativa all’acquisto (fatture, documenti di trasporto o altra documentazione probatoria).

[10] https://www.isprambiente.gov.it/files2018/area-stampa/comunicati-stampa/2018AlberodiNatale2.pdf

[12] https://www.isprambiente.gov.it/files2018/area-stampa/comunicati-stampa/2018AlberodiNatale2.pdf

[14] Ad es. art. 81 “Disciplina degli habitat di cui all’allegato A del d.p.r. 357/1997” della legge regionale Toscana 19 marzo 2015 n. 30 “Norme per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturalistico - ambientale regionale. Modifiche alla l.r. 24/1994, alla l.r. 65/1997, alla l.r. 24/2000 ed alla l.r. 10/2010”.

[15] Ad es. art. 18 “Raccolta delle piante e dei prodotti secondari del bosco” della legge regionale Calabria 12 ottobre 2012 n. 45 “Gestione, tutela e valorizzazione del patrimonio forestale regionale” e art. 47 “Raccolta delle piante e dei prodotti secondari del bosco” del REGOLAMENTO DI ATTUAZIONE DELLA LEGGE REGIONALE 12 OTTOBRE 2012 N. 45 “GESTIONE, TUTELA E VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO FORESTALE REGIONALE”.

[16] Ad es. art. 80 “Forme di tutela della flora” della legge regionale Toscana 19 marzo 2015 n. 30 “Norme per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturalistico - ambientale regionale. Modifiche alla l.r. 24/1994, alla l.r. 65/1997, alla l.r. 24/2000 ed alla l.r. 10/2010” e 83 “Elenchi delle specie animali e vegetali e degli habitat protetti. Individuazione delle aree e delle misure di conservazione”.

[17] Ad es. artt. 18 e 45 cit.

[18] Ad es. Art. 20 “Raccolta dei prodotti del sottobosco” legge regionale Piemonte 2 novembre 1982, n. 32 “Norme per la conservazione del patrimonio naturale e dell’assetto ambientale”.

[19] Art. 5, c. 1, lett. e «ed è, altresì, vietata, per tre anni, la raccolta dei prodotti del sottobosco».