Rivista tecnico-scientifica ambientale dell'Arma dei Carabinieri                                                            ISSN 2532-7828

BIODIVERSITA' 
STATO DI CONSERVAZIONE DI FAGGETE APPENNINICHE CASO STUDIO: IL MATESE MOLISANO
04/11/2013
Di Celestino RIGOLETTI Dottore Magistrale in Scienze e Tecnologie Forestali e Ambientali

Il faggio è una specie arborea molto particolare, con la sua capacità di formare boschi...

 
 

Riassunto:
 
Il faggio è una specie arborea molto particolare, con la sua capacità di formare boschi monospecifici più di qualunque altra presente sull’Appennino per via della sua elevata adattabilità dovuta a specifiche strategie (periodo vegetativo breve, scarse esigenze edafiche, morfologia variabile, presenza di foglie di luce e di ombra ecc…) (Bernetti G. - 2005); tale specie, dunque, non risente in maniera significativa delle condizioni ambientali in cui si trova ed ha la tendenza ad appiattire la struttura forestale. L’obiettivo del presente lavoro è stato quello di esprimere giudizi sulla qualità ambientale e sullo stato di conservazione delle faggete del SIC IT 7222287 “La Gallinola – Monte Miletto – Monti del Matese”, in particolare dell’habitat 9210 “Faggeti appenninici con Taxus e Ilex”, che costituisce, sicuramente, uno degli habitat forestali maggiormente rappresentativi del territorio appenninico e molisano. Ciò è stato possibile a seguito di rilievi in campo ed analisi floristiche, con metodi nuovi di analisi statistica, individuando in maniera induttiva disturbi e possibili cause di modificazione della qualità ambientale nei popolamenti analizzati

Abstract:

The beech is a very peculiar tree species, with its ability to form monospecific forests more than any other Apennines ones for its great adaptability due to specific strategies (short green period, no specific soil needs, variable morphology, light and shadow leaves presence etc..) (Bernetti G. - 2005); moreover, this species is not significantly affected by environmental conditions in which is located and has got a tendency to flatten the forest structure. The task of this work was to make judgments on environmental quality and conservation status of the beech forests of the SIC IT 7222287 "La Gallinola - Monte Miletto - Monti del Matese ", in particular of the habitat 9210 "The Apennine beech forests with Taxus and Ilex ", which is certainly one of the most representative of the Apennines and Molise forest habitats. This was possible as a result of field surveys and floristic analysis, by new statistical selection methods, identifying by an inductive way any problems and possible causes of change in environmental quality in the analyzed populations.

 
 

Materiali e metodi

 
L'analisi delle faggete del SIC "La Gallinola - Monte Miletto - Monti del Matese" è stata caratterizzata da più fasi.
La fase preliminare è consistita nel trovare il materiale per poter iniziare il lavoro di analisi, costituito da:

 
  • -    Cartografia in scala 1:25000 della regione Molise in formato  raster;
  • -    C.T.R. in formato raster sul sistema di coordinate Gauss-Boaga fuso est;
  • -    Ortofoto digitali a colori del 2007 in formato ECW sul sistema di coordinate WGS 84;
  • -    Carta geologica (Vezzani in scala 1:100000) della regione Molise in formato shapefile;
  • -    Software Gis Natura;
  • -    Carta pedologica della Regione Molise in formato shapefile;
  • -    Carta delle tipologie forestali della regione Molise in formato digitale (scala 1:10000).
  • -    Carta degli habitat;
 

In seguito, l'impiego della piattaforma GIS, per mezzo del software Arcview Gis 3.2, ha permesso di integrare i diversi livelli informativi.
Tramite la Carta Forestale del Molise, le Ortofoto e la Carta degli habitat, è stato possibile individuare le faggete oggetto di studio; sullo shape delle faggete, inoltre, è stata creata una Carta delle Unità Ambientali.
Per creare lo shape delle unità ambientali:

  • a)  sono state considerate ed analizzate:
  • -    le C.T.R.;
  • -    la Cartografia Topografica in scala 1:25000 della Regione; 
  • b)  e consultato il GIS Natura per quanto concerne il Fitoclima.   

In ambito GIS sono state realizzate:

  • -    la Carta delle pendenze;
  • -    la Carta delle esposizioni;
  • -    la Carta geomorfologica.
 

Per mezzo di tutti tali strati informativi è stata realizzata la carta delle unità ambientali; il successivo campionamento in campo è stato effettuato sulle unità ambientali in cui ricadeva l’habitat 9210 "Faggeti appenninici con Taxus e Ilex".
Sullo shapefile risultante dalla sovrapposizione dell’habitat 9210 con la Carta delle Unità Ambientali, sono stati posizionati dal programma Arcview i plots (punti di campionamento) tramite un procedimento random stratificato, consistente nel far processare i dati immessi nel software dal software stesso, il quale restituisce il risultato in maniera del tutto casuale.
Nella seconda fase sono stati effettuati rilievi floristici di campo sui 30 plots ottenuti dal campionamento random stratificato nel periodo 31 maggio - 19 luglio 2010, con successivo riconoscimento delle specie. (Foto 1)

 
Foto 1: Punto di campionamento (Plot); Photo 1: Sampling point (Plot)
 

Nella terza fase sono stati analizzati con il Dendrogramma (ottenuto col software Syntax 2000 - Podani J., 2001 - e che mostra il grado di somiglianza floristica tra le specie erbacee di ogni plot), i risultati del rilievo floristico frutto di ”analisi multivariata”  (Cluster Analysis), da cui sono stati individuati e analizzati gruppi di plots differenziati dal punto di vista floristico. Successivamente, sono state estrapolate per ogni gruppo le specie esclusive e quelle ad alta frequenza, al fine di ottenere un’analisi di maggiore dettaglio e di rendere più visibili le differenze tra i gruppi di specie; a tale scopo sono stati realizzati anche spettri biologici, corologici ed infine ecogrammi con gli Indici di Ellenberg (quest’ultimi argomenti vengono trattati di seguito).

 

Forme biologiche, corologiche e indici di Ellenberg

 
Per Forma Biologica si intende un tipo morfologico che può essere identificato in diversi gruppi vegetali, indipendentemente dalla loro appartenenza tassonomica. Nel 1934 Raunkiaer, con una trattazione sintetica, identificò dei tipi morfologici caratterizzati dalla posizione delle gemme, posizione che è il risultato delle strategie di sopravvivenza di ogni individuo vegetale.  Egli individua dei tipi, ognuno di quali suddiviso in sottotipi.  Dato un insieme di specie vegetali, è possibile calcolare la frequenza sul totale; le frequenze dei vari tipi, espresse come valore percentuale, danno lo Spettro Biologico. Sulla base degli spettri biologici è possibile definire un modello di carattere ecologico climatico: le Fanerofite sono diffuse nella fascia intertropicale a clima caldo-umido, a Nord di tale fascia si sviluppa quella arida con prevalenza di Terofite, in seguito nella fascia temperata aumentano le Emicriptofite, mentre le Camefite risultano abbondanti nella fascia più fredda.
L'Italia si trova nella zona di confine tra la fascia arida subtropicale e quella umida a clima temperato; ciò è sottolineato dal passaggio dalle Terofite presenti abbondantemente in Sicilia e Puglia, alle Emicriptofite tipiche della Pianura Padana, delle Alpi e dell'Appennino.
Per quanto concerne le Forme Corologiche (o Tipi Corologici), si parte dal presupposto che ogni specie possiede un suo areale entro in cui vive e può svolgere al meglio le proprie funzioni vitali. Tale areale è frutto di due tipi di fattori:

 
  • fattori ecologici (attuali), ovvero fattori climatici che determinano la presenza delle specie;
  • fattori storici (pregressi), rappresentati dal punto o la sorgente da cui le specie si sono propagate.
 

Comparando tra loro più areali è possibile individuare modelli che tendono a ripetersi; quindi è possibile individuare tipi di areale detti Tipi Corologici o Corotipi.
Lo studio degli areali è stato avviato da Meusel (1942) e completato non molto tempo fa dallo stesso studioso.
Le specie spontanee della flora italiana possono essere distribuite in almeno settanta tipi corologici ed i principali sono:

 
  • Endemiche, specie esistenti soltanto nell'ambito del territorio italiano;
  • Mediterranee, specie con areale concentrato sul Mediterraneo e si distinguono le Stenomediterranee (limitate alle coste ed alle zone più calde)        Eurimediterranee (che possono penetrare fino all'Europa centrale);
  • Eurasiatiche, tipiche del continente eurasiatico o di una porzione di questo, ma sempre a clima temperato;
  • Eurosiberiane, limitate alle aree più fredde dell'Europa;
  • Atlantiche, che rappresentano l'elemento più occidentale della nostra flora;
  • Circumboreali, come le Eurosiberiane, ma diffuse anche nelle zone più fredde dell'Europa;
  • Artico-alpine, diffuse nelle zone artiche dell'Eurasia e N. America e alte montagne della fascia temperata;
  • Subcosmopolite e Cosmopolite, presenti in tutte le zone del Mondo o quasi.
 

In Italia le specie nordiche (Circumboreali ed Artico-alpine) hanno la maggior frequenza nelle regioni alpine, mentre le Stenomediterranee sono più frequenti all'estremo sud, soprattutto in Sicilia, Sardegna e Puglia; le specie atlantiche, invece, sono distribuite sui versanti occidentali.
Ellenberg ha introdotto come novità, nel 1974, l’utilizzo dell’evidenza raccolta sulla distribuzione geografica e topografica delle piante come metodo di bioindicazione; infatti ogni volta che una pianta, per cause naturali, si trova a vegetare in un determinato sito, questo è una prova che tale sito è compatibile con le sue esigenze ecologiche.  Dalla presenza della specie, dunque, si possono ricavare informazioni riguardo le caratteristiche ecologiche del sito stesso (Pignatti 1980).
In tal senso, egli ha individuato 6 fattori ecologici più 2 facoltativi, che caratterizzano la presenza o meno di determinate specie, costituiti da:

 
  1. -          L, ovvero la radiazione luminosa;
  2. -          T, il calore;
  3. -          C, che rappresenta la continentalità del clima;
  4. -          U, umidità o disponibilità d’acqua;
  5. -          R, ovvero la reazione del suolo;
  6. -          N, i nutrienti;
  7. -          S, la salinità;
  8. -          Adattamento ai metalli pesanti.
 

Le scale utilizzate per ognuno di tali fattori sono costituite da 9 valori per i primi 6 fattori ecologici, e da 3 e 12 rispettivamente per la salinità e per l’adattamento ai metalli pesanti.
Tali valori di bioindicazione possono essere applicati a specie, flora, comunità e complessi di vegetazione e possono essere trattati anche in forma grafica, ottenendo degli ecogrammi.
Più tali valori si avvicinano al valore massimo, maggiormente l’habitat a cui si riferiscono sarà influenzato dagli stessi.  In questo modo risulta possibile anche confrontare e paragonare gruppi di plots, come nel caso oggetto di studio.

 

Cenni sulle caratteristiche del sito

 
Il SIC "La Gallinola - Monte Miletto - Monti del Matese" è situato in Molise, presenta un'estensione di 25.002 ha ed è compreso in una fascia altitudinale che va dai 275 ai 2.050 m.s.l.m (con 1.150 m. di altitudine media); esso fa parte della Regione Bio-Geografica Mediterranea (Natura 2000, 1992).  Il clima del SIC appartiene alla categoria "regione temperata, termotipo collinare superiore - montano inferiore, ombrotipo umido inferiore" (Regione Molise – Carta Fitoclimatica).  Sono presenti 15 habitat di interesse comunitario che testimoniano l'eterogeneità del sito,  di cui il 9210 “Faggeti appenninici con Taxus e Ilex” è quello maggiormente presente, in particolar modo alle quote più elevate (Fig. 1).

Figura 1: Carta degli habitat del SIC “La Gallinola – Monte Miletto – Monti del Matese”; Picture 1: Habitat map of “La Gallinola–Monte Miletto –Monti del Matese” SIC
 

 
All'interno delle faggete compaiono spesso il tasso (Taxus baccata), l'acero montano (Acer pseudoplatanus L.), l'agrifoglio (Ilex aquifolium) ed il sorbo (Sorbus aria e S. aucuparia); in generale, lo strato erbaceo che costituisce il sottobosco è poco fitto.
La fauna risulta abbastanza ricca di specie; da ricordare la presenza del Lupo (Canis lupus) e di numerose specie di fauna inferiore, come: il Pipistrello (Rhinolophus ferrumequinum e hipposideros), il Falco pellegrino (Falco peregrinus), il rettile Elaphe quatuorlineata,
gli anfibi Triturus carnifex e Salamandrina terdigitata e numerose specie di invertebrati (Natura 2000, 1992).

 

Risultati e conclusioni

 
I rilievi effettuati nell’area oggetto di studio hanno portato all’individuazione di 139 specie per un totale di 726 presenze all’interno dei 30 plots analizzati. Tra le specie rinvenute ne sono state riscontrate 4 di elevato interesse conservazionistico, in quanto ad alto rischio di estinzione, ovvero: Adenostyles glabra (Mill.) DC., Epipactis helleborine (L.) Crantz, Galanthus nivalis L. e Acer cappadocicum Gled. sub. lobelii (“Lista Rossa” - Scoppola A., Spampinato G., 2005); è stata rinvenuta anche la Pyrola minor (probabilmente trattasi del primo ritrovamento in Molise).
Sebbene non sia stata applicata una metodologia fitosociologica per il rilevamento della vegetazione, tuttavia il corredo floristico rilevato (Daphne laureola, Ilex aquifolium, Lathyrus venetus, Melica uniflora, Geranium versicolor, Potentilla micrantha) ha consentito di evidenziare delle assonanze evidenti con le faggete termofile meridionali ascrivibili all’associazione “Anemono apenninae - Fagetum sylvaticae”.
Lo spettro biologico mostra un’abbondanza di Geofite (G) ed Emicriptofite scapose (H scap), testimonianza del generale buono stato di conservazione del sito (Grafico 1).

Grafico 1: Spettro biologico dell’area di studio;Graphic 1: Biological spectrum of the study area
 

 
Per quanto concerne le forme corologiche, si riscontra la notevole abbondanza di specie Eurasiatiche col 50,6% di presenza, seguite dalle specie Boreali col 12,5% e dalle Eurimediterranee col 9,5%.  Gli altri corotipi si assestano su valori pressoché simili, che vanno dal 5,8 % delle specie Cosmopolite e delle Stenomediterranee al 2,6% di quelle Endemiche.
Tali risultati mostrano come le faggete del SIC oggetto di studio, siano notevolmente influenzate dal comparto balcanico ed orientale europeo, a discapito delle specie Endemiche (le meno abbondanti), delle Mediterraneo-montane e delle Atlantiche (Grafico 2).

Grafico 2: Spettro corologico dell’area di studio;Graphic 2: Chorological spectrum of the study area
 

 
Con i risultati ottenuti tramite analisi di specie, spettri biologici e corologici e per mezzo dell’applicazione degli indici di Ellenberg, si è potuto dare un giudizio preliminare sul grado di disturbo subito dalle faggete e quindi sulla relativa qualità ambientale.
Il dendrogramma ottenuto tramite tecniche di analisi multivariata (elaborata mediante il software Syntax 2000) denota una differenziazione della faggeta alle alte quote con aspetti affini all’ associazione “Cardamino kitaibelii- fagetum sylvaticae”. (Grafico 3). 

Grafico 3: Dendrogramma (ottenuto tramite il software Syntax 2000) che mostra il grado di somiglianza floristica tra i plots analizzati; Graphic 3: Dendrogram (obtained by the software Syntax 2000) showing the grade of floristic similarity among the analyzed plots
 

 
Questo tipo di faggeta occupa generalmente la fascia altitudinale maggiore di molte faggete appenniniche e risulta connotata da un generale e progressivo impoverimento floristico e dalla presenza marcata di specie del genere Cardamine e da Felci (Polysticum aculeatum, Dryopteris filix-mas, Polypodium australe). E’ possibile ipotizzare la presenza di silvofacies dello stesso tipo forestale, piuttosto che un vero e proprio passaggio verso un’altra associazione quale Quercetalia pubescenti-petraeae.
La non eccessiva difformità floristica dei plots rinvenuta dal dendrogramma ha permesso di considerare le faggete dell’area di studio non condizionate eccessivamente dalle caratteristiche ambientali, in primis dalla geomorfologia e dal clima.
Le differenze floristiche che possono scorgersi sono dovute più che altro all’uso del suolo che caratterizza il territorio oltre che dalla fascia di contatto ecotonale tra la faggeta e la querceta, da cui provengono  le specie che colonizzano la faggeta.
Mettendo in relazione il fattore altitudinale con la ricchezza floristica, si è osservato che quest’ultima tende a diminuire con la quota (Grafico 4).

Grafico 4: Distribuzione delle specie per altitudine; Graphic 4: Altitude species distribution
 

 
Questo aspetto sembra essere legato principalmente all’uso del suolo, costituito soprattutto dai tipi di interventi silvo-colturali applicati, che condizionano le faggete, in particolare quelle poste al di sotto dei 1300 m di quota dove la gestione forestale prevalente è costituita da un governo a ceduo matricinato o ceduo in conversione a fustaia. Ciò favorisce l’ingressione di specie maggiormente eliofile che quindi si discostano dall’ambiente di faggeta ben strutturata (Asperula taurina, Fragaria vesca, Laburnum anagyroides, Lathyrus venetus, Sorbus aria, Tamus communis, Stellaria holostea).  Alle quote più elevate, ovvero dai 1400 m fino al limite della vegetazione, il tipo di governo prevalente è la fustaia, per lo più coetanea, che comporta la totale assenza o minima presenza di specie eliofile di ambiente prativo o di margine forestale (infatti risultano molto frequenti: Abies alba, Anemone nemorosa, Cardamine kitaibelii, Dryopteris filix-mas, Festuca exaltata, Paris quadrifolia, Taxus baccata, Primula vulgaris, Polygonatum multiflorum). E’ ipotizzabile che nell’impoverimento floristico oltre i 1400 m di quota, giochi un ruolo importante anche il clima che condiziona il progressivo impoverimento di sostanza umica.
La distribuzione floristica, oltre che a risentire dell’ uso del suolo, risente in parte anche del pascolo, che impoverisce il suolo di specie erbacee tipiche di faggeta non soggetta a pascolo (ad es. Emicriptofite scapose - H scap) a vantaggio di quelle presenti laddove tale disturbo è frequente (ad es. Emicriptofite cespitose - H caesp, e boschi a Quercus cerris, a Ostrya carpinifolia, festuco-brometi a carattere secondario).
In definitiva la qualità ambientale e lo stato di conservazione che ne consegue delle faggete del SIC “La Gallinola - Monte Miletto - Monti del Matese” risultano nel complesso buone; tuttavia, i disturbi rilevati sono dovuti prevalentemente all’uso del suolo (in particolare alla gestione forestale) a quote inferiori ai 1300 metri e al pascolo.  A quote maggiori l’influenza esercitata dalla pressione antropica si riduce e la distribuzione floristica risulta condizionata prevalentemente dalla microtermìa e dalle caratteristiche edafiche, che progressivamente deprimono la ricchezza floristica della faggeta. Risulta, dunque, opportuno approfondire con ulteriori studi le tematiche trattate nel presente lavoro, per poter esprimere ulteriori giudizi sullo stato di conservazione del sito, utili ad avanzare proposte di gestione mirate alla salvaguardia dell’habitat 9210, uno di quelli forestali più rappresentativi e caratteristici della regione Molise e dell’Appennino in generale.

 

Bibliografia

 
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