Rivista tecnico-scientifica ambientale dell'Arma dei Carabinieri                                                            ISSN 2532-7828

BIODIVERSITA' 
LE FORMAZIONI VEGETALI MONUMENTALI DELLE MARCHE
16/10/2014
di Gabriele Guidi, Vice Questore Aggiunto Forestale, Corpo Forestale dello Stato, Comando Provinciale di Pesaro e Urbino


Riassunto

Le Formazioni Vegetali Monumentali (FVM) censite dal Corpo forestale dello Stato nel territorio della Regione Marche sono ben 397 e sono costituite da elementi singoli e da insiemi omogenei.
Il censimento è stato realizzato sulla base di un Accordo di programma stipulato dal Corpo forestale dello Stato con la Regione Marche nel maggio 2009, ai sensi della Legge Regionale 23 febbraio 2005, n. 6 “Legge Forestale Regionale”.
Il monitoraggio territoriale effettuato dal Corpo forestale dello Stato, grazie al contributo di numerosi Enti Locali e semplici cittadini, ha permesso dapprima di rilevare circa 900 elementi vegetali significativi. Dopo una rigorosa selezione solamente 397 elementi  sono stati ritenuti di rilievo monumentale regionale e quindi segnalati quali Formazioni Vegetali Monumentali.
Ogni FVM è stata accuratamente esaminata e descritta utilizzando uno specifico software: 120 informazioni diverse riguardanti la tipologia, l’ubicazione, la proprietà, le principali caratteristiche morfologiche e biologiche; ogni scheda è corredata inoltre di una dettagliata cartografia e di varie fotografie.
In particolare sono stati segnalati 346 alberi, 18 gruppi, 14 filari, 10 boschi e 9 tipologie speciali. Tra questi, alberi famosi come il  Tasso del monastero di Fonte Avellana, nel pesarese, o il Platano del Piccioni, nell’ascolano, insieme a numerosi e meno noti  alberi che segnano i confini dei campi o che abbelliscono i parchi delle dimore storiche o le aie delle case coloniche.

Abstract
The Monumental Vegetation Types (FVM) in the territory of the Marche region
The number of Monumental Vegetation Types (FVM) surveyed by the Corpo forestale dello Stato in the territory of the Marche region is 397 and consists of individual elements and homogeneous units.
The census was carried out on the basis of an agreement entered between the Corpo forestale dello Stato and the Marche Region in May 2009, pursuant to Regional Law 23 February 2005, n. 6 "Regional Forest Law."
The territorial monitoring carried out by the Corpo forestale dello Stato, with the help of many local authorities and citizens, allowed first to detect 900 significant elements.  After a rigorous selection only 397 elements were considered significant and then catalogued as   Monumental Vegetation Types (FVM).
Each FVM has been carefully examined and described using a specific software: 120 different information regarding the type, location, ownership, the main morphological and biological characteristics; each sheet is also accompanied by a detailed map and various photographs.
In particular, have been reported 346 trees, 18 groups, 14 rows, 10 woods and 9 special types. Among these, famous trees such as the Yew of the monastery of Fonte Avellana, in  Pesaro-Urbino province, or the Platanus of Piccioni, in Ascoli Piceno province, along with many lesser-known trees that mark the boundaries of fields or parks that adorn the historic houses or farmyards of farmhouses.

 

Il Censimento delle Formazioni Vegetali Monumentali (FVM), delle Marche, eseguito dal Corpo forestale dello Stato sulla base di un Accordo di Programma sottoscritto con la Regione Marche, è stato realizzato ai sensi della Legge Regionale 23 febbraio 2005, n. 6 “Legge Forestale Regionale” .
Il Censimento rappresenta il più recente impegno del Corpo forestale dello Stato nell’ambito del monitoraggio ambientale e costituisce, in particolare, un significativo esempio di quella proficua attività che il Corpo svolge in collaborazione con la Regione Marche e che trova un imprescindibile fondamento normativo proprio nella L.R. n. 6/2005.
Nelle Marche, la protezione degli alberi e di altre formazioni vegetali, è attualmente garantita dalla L.R. 23 febbraio 2005 n. 6 “ Legge Forestale Regionale” il cui Capo IV è interamente dedicato alla “Tutela delle formazioni vegetali non ricomprese nei boschi e nei centri abitati”.

Fig. 1 Il programma "Censimento Alberi e Formazioni Vegetali Monumentali" - Logo esplicativo

Ai sensi dell’art.2 lett. l) di tale Legge possono essere considerati Formazione Vegetale Monumentale “gli alberi di qualunque specie, i filari, i gruppi e qualsiasi altro elemento o formazione vegetale di particolare interesse storico- culturale o di particolare pregio naturalistico-paesaggistico, che per età o dimensioni possono essere considerati come rari esempi di maestosità e longevità o che recano un preciso riferimento ad eventi o memorie rilevanti dal punto di vista storico, culturale, o delle tradizioni locali”.  La protezione delle FVM non si applica ope legis ma necessita di un provvedimento di notifica puntuale (art. 27 c.2) preceduto da un vero e proprio censimento (Art. 27 c.1). Alle formazioni vegetali così individuate la Legge riserva una protezione pressoché assoluta vietandone l’abbattimento nonché qualsiasi altro intervento senza la prescritta autorizzazione la quale, peraltro, è concedibile solo per casi di eccezionale gravità o necessità. 
Nella nozione di FVM, quindi, non rientrano solo gli alberi, siano essi isolati o radicati in filare, gruppo o bosco, ma qualsiasi formazione vegetale che abbia carattere di eccezionalità.
L’obiettivo primario del censimento consiste quindi nell’individuazione delle formazioni vegetali di eccezionale valore presenti nel territorio marchigiano allo scopo di garantirne ulteriormente la conservazione mediante l’applicazione delle tutele previste dalla Legge Forestale Regionale.
Il censimento è stato avviato nel novembre 2009 ed è stato condotto per fasi successive che hanno permesso dapprima di approntare una larga base di informazioni territoriali e successivamente di gerarchizzare le informazioni stesse su scala provinciale/territoriale e poi regionale.
Accanto a tale obiettivo, strettamente connesso alle finalità della Legge, non si possono sottacere il rilievo e il carattere multifunzionale di tale iniziativa, capace di restituire un importante patrimonio conoscitivo su cui fondare iniziative e attività pluridisciplinari che spaziano dalla conservazione storico-naturalistica all’analisi dendrocronologica, dalla promozione turistica all’approfondimento storiografico, all’attività didattica fino allo studio della cultura materiale della società marchigiana.

 
Fig. 2 Interfaccia utente del Programma "Censimento Alberi e Formazioni Vegetali Monumentali"

In tal modo, inizialmente, sono state rilevate ben 846 Formazioni Vegetali; di queste, dopo una puntuale e rigorosa selezione effettuata congiuntamente con la Regione, 397 sono state dichiarate monumentali andando a costituire l’elenco definitivo delle Formazioni Vegetali Monumentali delle Marche.  Di ogni FVM state verificate la tipologia, l’ubicazione, la proprietà le principali caratteristiche morfologiche e biologiche, rilevando circa 120 informazioni, archiviate poi grazie ad un originale software appositamente predisposto.  Alle 397 FVM corrispondono almeno 47.500 informazioni georiferite, comprensive di immagini e cartografie.
I risultati del censimento sono rappresentati concretamente dal volume “ Le Formazioni Vegetali Monumentali delle Marche” (Guidi et al., 2012) che descrive le principali caratteristiche dell’intero censimento e i risultati conseguiti. Al volume è allegato il DVD contenente il software “Censimento Alberi e Formazioni Vegetali Monumentali” tramite il quale è possibile visualizzare l’elenco completo delle FVM censite e di apprezzare le caratteristiche e le informazioni relative ad ognuna di queste (Fig. n. 1 e 2). Il Censimento, infine, è stato approvato dalla Regione Marche con D.G.R. n. 279 del2/3/2012 ed è consultabile all’indirizzohttp://www.agri.marche.it/aree%20tematiche/foreste/formazioni%20monumentali/default.htm.

 

Le 397 FVM marchigiane sono state proposte per 768 buone ragioni. Tale è, infatti, il numero delle motivazioni per cui sono state censite. In sostanza quasi 2 buone ragioni per ogni FVM. Di gran lunga più importante e l’aspetto dimensionale legato ovviamente alle caratteristiche di ogni singola specie. In tal modo è stato proposto un corniolo (Cornus mas) del diametro di cm 27 - scheda n. 356 - insieme ad un albero con diametro superiore di 10 volte, il platano del Piccioni (Platanus orientalis) nell’ascolano, l’albero di maggior diametro delle Marche - Scheda n. 196-. Significativo anche l’elevato numero di FVM proposte per la loro valenza paesaggistica, connessa al pregio del contesto territoriale, nonché per l’età eccezionale. Tra queste ultime si rammenta il Tasso di Fonte Avellana ( Taxus baccata) nel Pesarese, la pianta più vecchia delle Marche - Scheda n. 46-.
Numerose anche quelle segnalate per valore culturale o storico, come per esempio il gruppo di bagolari di Sirolo (AN) – Scheda n. 121 – o la roverella del Monte Illuminato a Lunano (PU) – Scheda n. 10. In questo ambito, appare particolarmente significativo notare che tali FVM sono protagoniste di un interessante fenomeno di stratificazione simbolica con evidenti risvolti antropologici. Analogamente a quanto verificato in altri casi, come per esempio con il gelso di Sassofeltrio (PU) – Scheda n. 70 – o con il più lontano olmo di S. Francesco, in realtà un bagolaro ubicato nella piazza di S. Leo, splendido centro medioevale fino a pochi anni fa in provincia di Pesaro e ora in quella di Rimini, si tratta di alberi che portano la memoria di fatti importanti avvenuti in quei luoghi, memoria che hanno ereditato da altri alberi che prima di loro hanno realmente assistito a tali eventi. Ciò naturalmente non sminuisce il loro valore ma anzi, al contrario, lo accresce, quasi a testimoniare che lo spessore delle vicende da essi rappresentate può davvero superare il naturale scorrere del tempo.
Il maggior numero delle FVM censite - ben 122 pari al 31 % del totale - è ubicato in provincia di Macerata; a questa segue la provincia di Pesaro e Urbino con 110 FVM mentre le province di Ancona, Ascoli P. e Fermo ospitano rispettivamente n. 51, 58 e 56 FVM.
A ulteriore riprova dell’integrità del territorio regionale e della cura con la quale i marchigiani hanno conservato i loro alberi ben 143 (60%) dei 239 comuni marchigiani, ospitano almeno una Formazione Vegetale Monumentale mentre il maggior numero di FVM, ben 13, radica nel comune di Pesaro.
La grande maggioranza delle FVM censite, ben 310 pari al 78 % del totale, appartiene a privati mentre solamente 87 risultano di proprietà pubblica. Tali FVM si sono preservate non solo per merito della legislazione vigente nelle Marche fin dal ‘73 ma grazie soprattutto alla conservazione attiva e spontanea effettuata dai proprietari.
Gran parte delle FVM censite è rappresentata da “Alberi” ovvero da elementi vegetali singoli a portamento arboreo. Tale tipologia comprende soggetti appartenenti a specie arboree vere e proprie nonché elementi di specie normalmente arbustive ma che in relazione proprio alle loro dimensioni, assumono in questo caso un portamento più francamente arboreo.  Gli alberi, in particolare, sono ben 346 (87%) mentre la parte restante di FVM censite è costituita da insiemi omogenei, ovvero, in ordine di importanza, da “Gruppi” (18), “Filari” (14), “Boschi” (10) e da tipologie speciali (9), non compiutamente riferibili cioè a nessuna di quelle precedentemente descritte.
Le 397 FVM proposte appartengono a un numero veramente considerevole di specie vegetali -ben 68 - costituito sia da essenze autoctone tipiche del paesaggio marchigiano sia da specie esotiche introdotte in periodi diversi per le più svariate ragioni. L’elenco comprende specie vegetali piuttosto diffuse e tipiche del paesaggio agro-forestale marchigiano come per esempio la roverella (Quercus pubescens), il faggio (Fagus sylvatica) e specie autoctone più sporadiche come l’acero minore (Acer monspessulanum) o addirittura molto rare come la cerrosughera (Quercus crenata). Accanto a queste sono numerose le specie esotiche tra cui, di nuovo, specie piuttosto comuni come l’abete greco (Abies cephalonica) e vari cedri (Cedrus atlantica, deodara, libanotica) insieme a vere e proprie rarità botaniche come il cipresso della guadalupa (Cupressus guadalupensis S.W.) o la quercia da sughero (Quercus suber).  
In valore assoluto la roverella è la specie più rappresentata e con 161 casi rappresenta il 41 % del totale.  Alla roverella segue il faggio, il cedro del Libano (Cedrus libanotica), il leccio (Quercus ilex) e numerose altre specie.
Come era lecito aspettarsi, dunque, la specie sovrana del censimento è la roverella, essenza tipica delle Marche e identificativa del paesaggio regionale.

Fig. 3 La Roverella di Treia (MC), la più grande delle Marche - Scheda n° 322 - (foto Mauro Eugeni)

Quello tra la quercia e i marchigiani è davvero un legame forte e vivo che si esprime prevalentemente nella relazione tra mondo agricolo e copertura arborea.
Gli esemplari di roverella segnalati sono testimonianza dell’antica copertura forestale che caratterizzava un tempo questa parte del territorio regionale e che più di altre ha visto realizzare massicci disboscamenti per destinare a coltura agraria i terreni forestali.  Oggi, tuttavia, ad essere minacciato non è il bosco marchigiano, per il quale può dirsi conclusa l’emergenza forestale così come si è storicamente sviluppata, ma il paesaggio agrario tradizionale, cioè il paesaggio dei campi, delle querce e delle siepi. La quercia o, per dirla in vernacolo marchigiano, la “cerqua”, un tempo funzionale alle più svariate utilità (da confine, meriggio, produzione di ghianda e molto altro) ed elemento fondante e identificativo del paesaggio marchigiano ha potuto conservarsi con un contingente veramente significativo di esemplari grazie alla sensibilità della popolazione e all’adozione da parte della Regione Marche di provvedimenti legislativi finalizzati proprio a tutelare il paesaggio marchigiano delle querce. Le Marche sono state, infatti, la prima Regione a dotarsi di specifici provvedimenti legislativi finalizzati alla tutela degli alberi di alto fusto fin dai primi anni ’70.
Di tutto ciò, della storia di ogni marchigiano, le querce censite sono eloquenti testimoni.
La roverella più imponente della Regione raggiunge un diametro a petto d’uomo di m.2,05 ed ha un’età stimata di circa 450 anni - Scheda n. 322 – ( Fig. n. 3).

 

L'albero radica nel Comune di Treia, in provincia di Macerata, la più ricca, fra quelle marchigiane, di querce di pregio. Una volta immerso nella campagna, l’esemplare si trova oggi a ridosso di un’area industriale e per la sua unicità, dal 2002, è anche tutelato da un Decreto del Soprintendente Regionale per i Beni e le Attività Culturali.

 
Fig. 4 La maestosa Roverella in comune di Macerata Feltria (PU) - Scheda n° 74 - (foto Gabriele Guidi)
 
Fig. 5 Il Faggio più grande delle Marche in comune di Piobbico (PU) - Scheda n° 59 - (foto Luca Camborata)
 
 
 

La quercia più grande della Provincia di Pesaro, invece raggiunge un diametro di m. 1,68 ed un’età di 300 anni ed è ubicata in Comune di Macerata Feltria -Scheda n. 74 - (Fig. n. 4).
Il faggio (Fagus Sylvatica), specie più francamente montana, appare invece più legato al bosco e al pascolo e dopo la roverella, costituisce l’entità più rappresentata. Il Faggio di maggior diametro della Regione è ubicato in Provincia di Pesaro, sul Monte Nerone in Comune di Piobbico – Scheda n. 59 -.
Si tratta di un esemplare isolato, ubicato in un pascolo a breve distanza da una faggeta a 1345 m.s.l.m. di altitudine, con un diametro di m. 2,00 ed un’età di circa 400 anni (Fig. n. 5). Di dimensioni analoghe è il faggio di Canfaito, in comune di S. Severino Marche (MC), con un diametro di m. 1,99.

Fig. 6 Il Platano dei Piccioni, l'albero più maestoso della Regione, ubicato sulla Strada Salaria in comune di Ascoli Piceno nei pressi della località Mozzano - Scheda n.186 - (foto Andrea Falcioni).

Tra le specie rare una citazione più accurata merita senza dubbio la cerro-sughera (Quercus crenata), caratteristica quercia sempreverde, segnalata con 4 alberi ubicati nelle province di Pesaro - Urbino e Macerata. L’esemplare più grande, anche se in tal caso non sono le dimensioni a determinarne la monumentalità ma appunto la rarità botanica, è ubicato in Comune di Apecchio, all’interno di un vecchio bosco ceduo e, salvaguardato come matricina dai boscaioli in occasione delle utilizzazioni di fine turno, ha potuto raggiungere l’età di 90 anni e un diametro di m.0,60 – Scheda n. 85.
In assoluto l’albero più maestoso della Regione, cioè con il maggior diametro a petto d’uomo, pari a ben 2,70 metri, è un platano (Platanus orientalis). Si tratta del famoso platano del Piccioni ubicato sulla Strada Salaria in comune di Ascoli Piceno nei pressi della località Mozzano – Scheda n. 196 - (Fig. n. 6). Il platano, la cui età è stimata in 550 anni, come riporta anche il Capodarca nello splendido volume “ Alberi Monumentali delle Marche” (Capodarca, 2008) potrebbe addirittura risalire all’anno 1000. La tradizione popolare, tuttavia, riferisce il platano a un tal Giovanni Piccioni che dopo l’unione dello Stato Pontificio al Regno d'Italia, organizzò nell’alto Piceno il brigantaggio antiunitario.
Il primato in altezza spetta invece ad un Ginko (Ginko biloba) che raggiunge la ragguardevole statura di 37,65 metri ed un’età presunta di 180 anni – Scheda n. 280. L'esemplare si trova nell'Orto Botanico dell'Università di Camerino (MC) fondato nel 1828.

 
Fig. 7 L'albero più vecchio delle Marche, il tasso di Fonte Avellana in Comune di Serra s'.Abbondio (PU) . Scheda n. 46 - (foto Silvia Marinoni).

L’albero più vecchio della Regione è invece un tasso (Taxus baccata) al quale è attribuita un’età di 600 anni – Scheda n. 46. Si tratta del famoso tasso di Fonte Avellana, forse il più grande d’Italia, radicante nel Comune di Serra S.Abbondio (PU), alle falde del Monte Catria nei pressi dell’omonimo Monastero (Fig. n. 7). Secondo i monaci e una consolidata tradizione locale il tasso avrebbe tuttavia un’età molto superiore a quella stimata e pari ad almeno 1000 anni.
Accanto ai primati dimensionali o anagrafici sono veramente numerosi gli alberi testimoni di vicende storiche, episodi bellici, eventi miracolosi o misteriosi, di forme dell’antico paesaggio agrario, di colture e pratiche agricole non più in uso e di cui si è persa la memoria o, più semplicemente, legati ad aneddoti che meritano una citazione.   
Tra questi, in occasione del 150^ dell’unità d’Italia celebrato proprio quest’anno, non può mancare un riferimento al leccio (Quercus ilex) di Macerata Feltria - Scheda n. 64 - e al gelso (Morus nigra) ubicati in loc. Cà Micci di Sassofeltrio - Scheda n. 70 - entrambi nel pesarese. Tali alberi ricordano il passaggio di Giuseppe Garibaldi nel 1849 in ritirata verso Ravenna dopo la caduta della Repubblica Romana.
Rimanendo in tema di vicende legate al Risorgimento e quasi a ricordare la complessità e la contraddittorietà di ogni vicenda storica, non si può non richiamare il già citato platano del Piccioni, testimone del brigantaggio antiunitario e della controversa vicenda di Giovanni Piccioni – Scheda n. 196 - (Fig. n. 6).  
Con un salto temporale di alcuni decenni, sono varie le piante che testimoniano episodi dolorosi, cruenti o fortunosi legati alle vicende belliche del 1° e del 2° conflitto mondiale. A Servigliano (FM) – Scheda 252 – vegeta una roverella di 275 anni che ricorda un campo profughi realizzato durante la 1^ guerra mondiale e riutilizzato nel 2^ conflitto mondiale come campo di prigionia. In loc. Vestignano di Caldarola (MC), lungo il sentiero del partigiano che da Vestignano conduce a Montalto di Cessapalombo radica una roverella che testimonia la tragica fucilazione di 4 giovani da parte dei nazifascisti.

 
Fig. 8 Il Gelso di Calboccio di Sopra, in comune di Sassocorvaro (PU), il più imponente delle Marche - Scheda n. 73 (foto Gabriele Guidi).

Alcune specie sono invece strettamente connesse al paesaggio agrario storico e ne sono testimonianza vivente come per esempio il gelso, (Morus alba e M. nigra) legato all’allevamento del baco da seta o l’olmo campestre (Ulmus campestris), una pregiata specie arborea da foraggio.
Il gelso più imponente della regione radica in comune di Sassocorvaro (PU) nelle pertinenze di una casa colonica situata in loc. Calboccio di Sopra – Scheda n. 73. Si tratta di un gelso bianco con un diametro a petto d’uomo di m. 1,43 a cui è attribuita un’età di 250 anni, amorevolmente custodito dalla famiglia Venturini che ne è proprietaria (Fig. n. 8). Per il loro valore di testimonianza storico-culturale è estremamente interessante il caso di alcuni esemplari di olmo campestre ubicati nel Comune di Carpegna ( PU) e in quello di Acqualagna, quasi a ridosso dell’antica Abbazia romanica di S.Vincenzo al Furlo. Gli alberi rinvenuti sono molto particolari e attestano usi agricoli un tempo comuni e ora del tutto scomparsi. Si tratta, infatti, di olmi innestati con una varietà a foglia più grande e meno coriacea e perciò più gradita al bestiame.  Anch’essi riferibili al tradizionale paesaggio agro-forestale sono degni di menzione due imponenti castagni da frutto (Castanea sativa), ubicati in loc. Pozza e Umito del Comune di Acquasanta Terme (AP) all’interno del Parco Nazionale del Gran Sasso-Laga.  
Molte FVM censite sono ubicate invece all’interno di parchi e giardini di dimore storiche: tra questi, un pino d’Aleppo (Pinus halepensis) situato all'interno del parco di Villa Caprile, una residenza nobiliare del XVIII secolo, ora sede dell'istituto tecnico agrario "A. Cecchi"– Scheda n. 95.
Complesso e ricchissimo di sfumature è il legame tra albero e sacro, legame di cui è pervasa la storia dell’uomo e per il quale l’albero ha avuto sempre una fortissima accezione simbolica e archetipica.
In questo senso si ricorda la roverella di Monte Illuminato, in Comune di Lunano (PU), riferibile ad un miracolo di S. Francesco - Scheda n. 10.Anche due bagolari (Celtis australis) ubicati in comune di Sirolo (AN) e segnalati come “insieme omogeneo” – Scheda n. 121 – sono legati a S. Francesco: la tradizione li vuole, infatti, piantati direttamente dal Santo di Assisi.
Circondata da un alone di mistero è invece la “quercia delle streghe”, una roverella con diametro di m. 1,75 ed età di 350 anni, ubicata in Comune di Montefiore dell’Aso (AP) - scheda n. 221.

 

Tra i gruppi censiti merita senza dubbio una citazione quello formato da alcuni biancospini ubicato in Comune di Sefro (MC) -Scheda n. 291 – mentre tra i filari, per le dimensioni assolutamente eccezionali degli esemplari che lo compongono, spicca senza dubbio quello a cipresso calvo (Taxodium distichum) radicante in Comune di Montegiorgio (FM) – Scheda n. 210.
Tra i filari doppi o multipli una particolare citazione merita quello a cipresso comune ubicato all'interno del già citato parco di Villa Caprile (Sec. XVIII), in Comune di Pesaro mentre tra i 10 boschi monumentali delle Marche non si può non ricordare l’abetina ad abete bianco ( Abies alba) di Fonte Abeti, nella Massa Trabaria, in Comune di Borgo Pace PU) – Scheda n. 78. L'Abetina di Fonte Abeti, abbarbicata in un impluvio fortemente scosceso attestato al Poggio del Romito, costituisce l'ultima testimonianza delle estese abetine che caratterizzavano l'alta valle del Metauro nota storicamente come "Massa Trabaria". Da questa "Massa" si prelevavano ingenti quantità di tronchi i quali, attraverso il valico di Bocca Trabaria, venivano portati al Tevere per essere fluitati fino a Roma ed essere utilizzati per la costruzione delle numerose chiese. Tale popolamento, insieme a quello di Colle Abete in Comune di Acquasanta Terme (AP), presenta un eccezionale interesse biogeografico ed ecologico poiché costituisce l’ultima testimonianza delle estese abetine miste che un tempo ricoprivano la dorsale appenninica, quasi del tutto scomparse a causa dell’intenso sfruttamento effettuato nei secoli passati.
Infine tra le tipologie speciali, oltre ad alcuni oliveti secolari e agli Orti Botanici storici di Urbino (PU) e Camerino (MC) non si può dimenticare l’eccezionale esemplare di vite (Vitis vinifera) ubicata in Comune di Apecchio (PU) - Scheda n. 57. Si tratta di un esemplare della varietà localmente nota come “ moscatello” di eccezionale valore sia per le dimensioni che per l’età: uno sviluppo lineare di circa 30 metri e un’età di circa 130 anni ne fanno, infatti, un caso pressoché unico.
In conclusione, con il censimento delle Formazioni Vegetali Monumentali il Corpo forestale dello Stato e la Regione Marche onorano l’impegno assunto all’indomani dell’approvazione della Legge 23 febbraio 2005, n. 6 “Legge Forestale Regionale” e restituiscono, non solo alla comunità regionale, le informazioni e le chiavi interpretative per la comprensione di una parte rilevante e di eccezionale valore del paesaggio marchigiano, delle sue dinamiche naturali, sociali, culturali ed economiche.
Una parte significativa della storia marchigiana potrebbe essere scritta attraverso la biografia degli alberi. Il tasso del monastero di Fonte Avellana, nel pesarese, ed il platano del Piccioni, nell’ascolano, sono alcuni di questi monumenti verdi; accanto ad essi i numerosi e meno famosi alberi che segnano i confini dei campi o che abbelliscono i parchi delle dimore storiche o le aie delle case coloniche.
Quelli marchigiani raramente sono alberi “selvatici” e perciò in qualche modo estranei, sono quasi sempre alberi “domestici”, vicini, nati, cresciuti e invecchiati con gli uomini.
La bellezza del paesaggio marchigiano, di cui gli alberi e le altre formazioni vegetali monumentali sono testimoni di eccezione, è proprio qui, nell’unione e nell’equilibrio del lavoro con la natura.
Il censimento delle FVM, le immagini, le informazioni, gli aneddoti di cui è ricco, consentono di comprendere le avventure, di avvertire gli slanci e le cadute dei nostri alberi, tangibili testimoni del nostro vivere.
Le Formazioni Vegetali Monumentali sono testimoni di un patto antico, di un’alleanza tra uomo e natura capace di produrre buoni frutti.
Il paziente lavoro dei forestali, garanti del patto uomo-albero e custodi dei patriarchi verdi, insieme alle iniziative della Regione Marche e alle attenzioni di molti marchigiani ha permesso di conservare questo prezioso patrimonio.
Anche per tali ragioni queste FVM sono protette, perché non sia perduto lo slancio verso l’equilibrio e la bellezza del nostro vivere quotidiano.

 

Bibliografia

AA.VV. - “Flora protetta delle Marche” - Regione Marche, Assessorato all’Ambiente, Ancona, 1979;
AA.VV. - “Il patrimonio vegetale delle Marche” - Regione Marche, Assessorato all’Urbanistica ed all’Ambiente, Ancona, 1981;
AA.VV. – Gli alberi monumentali d’Italia – Vol. I e II - Edizioni Abete, Roma, 1990;
Capodarca V. – “Gli alberi monumentali delle Marche” - Roberto Scocco Edizioni, Macerata, 2008;
Guidi G. – “La tutela degli alberi monumentali: il quadro normativo e gli obiettivi gestionali” - Atti del Convegno “ Le querce di Paolo e Francesca – Tutela e Valorizzazione degli alberi monumentali” - Gradara (PU), 19 ottobre 2001, supplemento al vol. n. 33, Esercitazioni dell’Accademia Agraria di Pesaro.
Guidi G. – “L’evoluzione delle norme per la tutela e lo sviluppo del verde nella Regione Marche” - Atti del Convegno “ Il futuro del verde urbano” - Pesaro, 10 novembre 2006, supplemento al vol. n. 37, Esercitazioni dell’Accademia Agraria di Pesaro.
Guidi G. – “le Formazioni vegetali monumentali delle Marche”, Regione Marche, Corpo Forestale dello Stato, 2012.