Rivista tecnico-scientifica ambientale dell'Arma dei Carabinieri                                                            ISSN 2532-7828

ATTUALITA'
LA “DIFESA” A TUTELA DELL’AMBIENTE
13/11/2017

 

Intervista al Ministro della Difesa, Roberta Pinotti

Il concetto di sicurezza ha assunto una connotazione pluridimensionale e multifunzionale. Il Ministero della Difesa, che vuole proporsi come modello per l’intera pubblica amministrazione, ha un ruolo propulsivo in questo contesto che guarda sempre con maggiore attenzione alle tematiche ambientali e alle alterazioni del sistema eco-ambientale. 
An interview with Defense Minister Roberta Pinotti

The concept of security has a multidimensional and multifunctional connotation.  The Ministry of Defense, as a model for the entire public administration, has a propulsive role in this context, always looking more closely at environmental issues as well as at alterations in the eco-environmental system. 

FOTO A (3)
Da una specifica strategia energetica della Difesa per ottimizzare l’utilizzo delle risorse energetiche e accrescere la sostenibilità, all’impegno dei militari in prima linea per portare aiuto in caso di calamità naturali e disastri ambientali che colpiscono il Paese, fino all’intervento in scenari operativi internazionali per garantire protezione anche al patrimonio storico e culturale. Ecco alcune delle iniziative che puntano a minimizzare l’impatto dell’attività militare sulla natura e sul nostro ecosistema.

Ministro, in che modo oggi, la Difesa contribuisce alla tutela dell’ambiente?

La Difesa italiana è da sempre attenta alle problematiche relative all’ambiente e all’energia, anche in ragione delle sue peculiari attività che ne fanno una delle amministrazioni più energivore dello Stato. Io stessa, nell’assumere la responsabilità del Dicastero, ho chiesto che venisse prestata particolare attenzione alle problematiche legate alla tutela dell’ambiente e all’utilizzo delle fonti energetiche. In questi ultimi anni abbiamo sviluppato una specifica Strategia Energetica della Difesa, in linea con quella nazionale e aperta alla collaborazione con tutti i soggetti pubblici e privati, italiani e internazionali, operanti nel settore. L’obiettivo è quello di condividere strategie comuni per produrre un’energia sicura, rispettosa del clima e dell’ambiente, competitiva. Proprio tenendo conto della necessità di gestire in modo omogeneo le molteplici iniziative in corso in ambito Difesa, è stata costituita un’apposita Struttura di Progetto Energia (SPE) che fin dal 2015 coordina i settori delle Forze armate che si occupano di questa materia. Attraverso questa struttura abbiamo avviato una serie di progetti e di rapporti di collaborazione scientifica anche con diversi poli Universitari, quali l’Università di Roma “La Sapienza” e l’Università di Genova. Altri accordi sono in fase di sviluppo con diverse realtà accademiche nazionali. Il bilancio di queste collaborazioni è stato finora senza dubbio positivo, perché oltre a garantire importanti risultati in termini di ottimizzazione delle risorse energetiche, hanno consentito un prezioso affinamento dei livelli tecnologici del “sistema difesa” e di sostenibilità dello strumento militare stesso per il Paese.

Ministro, nel giugno 2015 ha firmato un protocollo d’intesa con il Ministro dell’Ambiente, cosa prevede il tavolo tecnico ambiente-difesa?


Con il Protocollo di FOTO Bintesa firmato nel 2015 con il Ministro dell’Ambiente abbiamo voluto affrontare il tema particolarmente delicato della gestione dei poligoni utilizzati durante le esercitazioni militari. L’accordo prevede la costituzione e l’apertura di un tavolo tecnico congiunto che impegna i due Dicasteri a una reciproca collaborazione per la redazione e l’implementazione dei “protocolli ambientali” connessi alle attività esercitative. In base all’accordo, il Ministero della Difesa curerà la trasmissione di relazioni annuali sul monitoraggio ambientale dei siti interessati dalle esercitazioni militari. Il monitoraggio riguarderà anche l’individuazione, il recupero, la gestione, la tracciabilità e lo 
smaltimento dei rifiuti c
onnessi alle attività. Questo accordo è il frutto di una collaborazione instaurata da tempo con il Ministero dell’Ambiente, una collaborazione che ritengo strategica e necessaria perché riguarda aspetti strettamente connessi non solo alla salute dei militari ma anche alle comunità locali e all’ambiente. L’attività di addestramento, voglio evidenziare, rappresenta un elemento fondamentale per l’efficacia e la sicurezza delle operazioni militari. Attività che seppur necessarie, ritengo debbano essere svolte nella massima cornice di sicurezza possibile, per i cittadini, i militari, l’ambiente. 

Negli ultimi mesi i militari sono stati impiegati anche nella lotta agli incendi boschivi, in particolare a Napoli per fronteggiare le fiamme che hanno interessato l’area vesuviana e a Castel Fusano, il sindaco di Roma ha invocato e ottenuto l’aiuto delle Forze Armate per l’emergenza fuochi. Crede che questa sia solo una parentesi d’impiego marginale per i militari o potrebbe diventare una costante?
I nostri militari concorrono quotidianamente alla sicurezza del Paese, fuori e dentro i confini nazionali. La Difesa c’è sempre, e quando è necessario si mette in moto con professionalità e cuore anche in supporto alle emergenze e in caso di calamità. L'antincendio è soltanto una delle capacità duali che le Forze armate mettono a disposizione della collettività, perfettamente inserita nella macchina emergenziale pubblica, operando in stretta sinergia e a supporto delle diverse agenzie e corpi dello Stato. In tali contesti, i nostri militari vengono impegnati nei soccorsi a terra e in volo, come accaduto non solo nell’emergenza incendi dell’area vesuviana, ma anche in occasione del terremoto di Ischia e più recentemente, dell’eccezionale ondata di maltempo che ha colpito Livorno. La Difesa è sempre pronta a garantire la disponibilità dei suoi uomini per rispondere alle esigenze del Paese. Lo ha fatto e lo sta facendo, ad esempio, anche con l’operazione “Strade Sicure”, che da anni vede i nostri militari impegnati nelle strade delle principali città italiane a presidio e controllo del territorio. Nell’ultimo periodo l’impiego delle Forze armate nell’operazione è più che raddoppiato, anche per l’incidenza di grandi eventi come l’Expo di Milano, il Giubileo a Roma, il G7 a Taormina, in cui abbiamo messo a punto un modello di lavoro coordinato tra Forze dell’ordine e Forze armate che ha dimostrato di funzionare perfettamente. Non solo. “Strade Sicure” è stata capace di dare risposte adeguate anche facendo molta attenzione alla qualità dell’evento. Quando abbiamo progettato la sicurezza dell’Expo, ad esempio, abbiamo voluto che l’evento fosse una grande festa per le famiglie e i bambini e che la presenza dei militari dovesse esserci evitando che fosse vissuta in modo oppressivo. E così è stato.

 
Recentemente ha voluto incontrare i primi generali donne dell’Arma dei Carabinieri provenienti dalla Forestale. Come l’accorpamento di queste due importanti e antiche istituzioni potrà costituire un vantaggio per il Paese e la sicurezza dei cittadini?

Il Corpo forestale dello Stato ha assolto nel tempo, con efficienza ed efficacia, i compiti istituzionali di difesa del patrimonio forestale, del paesaggio, della biodiversità e, nel rispetto degli accordi internazionali, della tutela delle specie protette, grazie alla passione e alla preparazione tecnico-scientifica unanimemente riconosciute dei suoi appartenenti. Con l’accorpamento si è voluto integrare la competenza e la specializzazione di quel personale in una Istituzione già fortemente impegnata nella lotta alla criminalità ambientale e affine alla vocazione territoriale del Corpo. La sinergia creata è stata immediatamente produttiva, sin dalle prime prove per fronteggiare le esigenze del sisma che ha colpito il Centro Italia e gli eventi determinati dal maltempo. In questi drammatici accadimenti, il nome dei “Carabinieri Forestali” è divenuto familiare nelle cronache degli interventi. Per rendere possibile questo ambizioso progetto, agli sforzi organizzativi iniziali si è affiancato il fattore fondamentale della motivazione e dell’entusiasmo con cui il personale proveniente dal Corpo ha accolto e vissuto la nuova esperienza. Un entusiasmo che si è immediatamente tramutato in simbiosi operativa e unità d’intenti. A ciò vanno aggiunte la convinzione e la determinazione dell’Arma, da sempre consapevole che rafforzare la difesa dell’ambiente significa difendere un interesse prioritario del Paese e lavorare per elevare la stessa qualità della vita dei cittadini.
 
FOTO CIn che modo la Difesa si impegna a minimizzare l’impatto che l’attività militare ha sulla natura e sull’ecosistema? Esistono dei programmi specifici?

Come già detto, la Difesa è da sempre particolarmente sensibile al tema energetico e attenti alle dinamiche nazionali ed europee legate al settore dell’energia. Ad oggi, sono numerosi i programmi di riqualificazione energetica che abbiamo realizzato, anche in collaborazione con istituti di ricerca, università, poli scientifici, italiani e internazionali, per abbattere l’impatto energetico delle nostre attività peculiari. Tra questi, voglio ricordare il progetto “Green Fleet” della Marina Militare, nato con l’obiettivo di incrementare la sicurezza energetica nazionale ed ottenere al contempo una riduzione delle emissioni. Grazie a tale progetto, la Marina è stata la prima e l'unica al momento ad aver impiegato e qualificato il “Green Diesel”, un combustibile con il 50% di frazione bio. Il tutto in anticipo anche rispetto agli obiettivi dell'Unione Europea che prevedono l’impiego di combustibile contenente una quota del 10% di prodotto ricavato da fonti rinnovabili entro il 2020. Altri progetti di efficientamento energetico riguardanti immobili della Difesa sono stati eseguiti presso l’Accademia della Marina a Livorno, l’Accademia Aeronautica di Pozzuoli e la Scuola Militare “Nunziatella” di Napoli. Attualmente sono in fase di valutazione da parte del Ministero dello Sviluppo economico ulteriori 27 progetti, e stiamo lavorando per presentarne altri entro il 2020. Il nostro obiettivo è quello di riqualificare energeticamente almeno il 3% annuo della superficie coperta utile degli immobili della Pubblica amministrazione, in pieno accordo con l'Agenzia del Demanio e in linea con gli obiettivi nazionali. Oltre agli interventi sugli immobili vorrei, infine, ricordare altri progetti di imprese e centri di ricerca cofinanziati dal Dicastero tramite il Segretariato Generale della Difesa/Direttore Nazionale degli Armamenti nell’ambito del Piano Nazionale della Ricerca Militare. Tra questi il Programma “Deserti” e il Progetto “Seaspoon SEAH – H”. “Deserti” si propone di fornire una risposta adeguata nel settore della purificazione dell’acqua e dell’approvvigionamento energetico in aree in cui le condizioni climatiche sono sfavorevoli, sperimentando la produzione di acqua da sorgente marina. “Seaspoon SEAH – H”, invece, riguarda un convertitore di energia del moto ondoso che permetterebbe di ottenere dei punti di immagazzinamento di energia in grado di conservare energia pulita per fornirla a veicoli autonomi le cui missioni operative diverrebbero così ad altissima durata. 

Le Guerre non devastano soltanto popolazioni e città, ma spesso creano danni irreversibili al patrimonio artistico e culturale, distruggendo secoli di storia. Ci sono ambiti nei quali la Difesa è impegnata in tal senso?

Sono tanti anni che a causa delle guerre assistiamo, quasi impotenti, alla distruzione e al saccheggio di straordinarie opere d’arte, importantissime per la storia e la cultura di tutta l’umanità, come avvenuto, ad esempio, nella città siriana di Palmira ad opera del Daesh. Noi che viviamo in un Paese così straordinariamente ricco di arte e di storia, viviamo con sofferenza ogni nuova distruzione. Non dobbiamo negare l’evidenza che abbiamo di fronte: ci si accanisce contro il patrimonio artistico perché si vuole distruggere, con esso, una parte fondamentale della cultura che, nei secoli, ha prodotto conoscenza, tolleranza, dialogo e rispetto degli altri. Quando i nostri contingenti militari sono schierati in un’area di intervento, riusciamo a garantire un certo grado di protezione anche al patrimonio storico e culturale dei luoghi. Così è avvenuto in Iraq, ad esempio, e così avviene da molti anni in Kossovo. Ma questo non basta. Abbiamo voluto immaginare una forma di intervento internazionale, dedicata e altamente specializzata, proprio per tutelare il patrimonio culturale e artistico mondiale messo in pericolo da guerre o calamità. Era necessario predisporre una capacità di intervento e la cornice di legittimità giuridica per operare. Questo è quanto siamo riusciti a fare con la creazione dei Caschi Blu della Cultura italiani, costituiti da personale dell’Arma dei carabinieri altamente specializzato che, sotto le insegne dell’ONU, si occuperà della tutela del patrimonio culturale mondiale. Sono sicura che con loro faremo ancora di più e ancora meglio, perché uniremo le nostre competenze nel campo della protezione dei beni artistici e storici con le nostre capacità e il nostro “modo di fare” nella gestione delle crisi e negli interventi di stabilizzazione. 

 
FOTO DIl concetto di sicurezza ha assunto una connotazione pluridimensionale e multifunzionale. Il Ministero della Difesa ha un ruolo fattivo in questo contesto che guarda sempre con più attenzione alle tematiche ambientali e alle alterazioni del sistema eco-ambientale di tutti i paesi sviluppati. Cosa si potrebbe fare di più e cosa auspica per il futuro?

La Difesa ha avviato il suo percorso ed intende perseguire con determinazione gli obiettivi fissati. Stiamo lavorando a questo attraverso la razionalizzazione dell'uso dei nostri immobili, l’efficientamento energetico, la produzione di energia da fonti rinnovabili, la formazione del personale e l’adeguamento organizzativo. Il nostro obiettivo è quello di proporci come modello per l’intera pubblica amministrazione.