Rivista tecnico-scientifica ambientale dell'Arma dei Carabinieri                                                            ISSN 2532-7828

ATTUALITA'
IL VERDE PUBBLICO RIFLESSIONI INTERIORI PER MEGLIO COMPRENDERCI
21/11/2022

di Antonio RICCIARDI
Gen. C.A. a.r. dell’Arma dei Carabinieri,
già Comandante del C.U.F.A.



Il “Verde pubblico” è la nostra “Res publica”, va protetto e ne va favorito lo sviluppo affidandoci ad esperti che con le loro specifiche conoscenze possono tutelare al meglio la presenza di questi spazi in città.

The "Public green" is our "Res publica", it must be protected and its development must be encouraged by relying on experts who, with their specific knowledge, can best protect the presence of these spaces in the city.

Cam-verde-pubblico-696x466 “L’erba del vicino è sempre più bella”, si dice comunemente per indicare una certa propensione umana all’invidia, al desiderio di ciò che non ci appartiene, prendendo simbolicamente come indicatore proprio il verde che la natura ci dona.

Figura 1: immagina tratta da www.ambientesicurezzaweb.it

La “Res publica” degli antichi, letteralmente indicava la “cosa del popolo”, cioè proprio quel che è fuori della nostra esclusiva disponibilità, ma significava in senso più nobile l’insieme dei diritti e degli interessi dei cittadini e dello Stato romano.

Quindi quando oggi parliamo di “verde pubblico” vogliamo riferirci non solo a ciò che non è nella sfera della proprietà privata, come i terreni coltivati o i giardini più o meno grandi che contornano le nostre dimore, ma tutta la vegetazione che costituisce un patrimonio che per diritto originario appartiene a tutti, indistintamente.

Certamente il distinguo tra pubblico e privato è meno arzigogolato quando siamo negli spazi aperti, nei boschi e nelle aree protette, siano riserve o parchi, dove il vincolo della conservazione si impone indipendentemente dal titolo giuridico del possesso, riconoscendo la priorità dell’interesse collettivo al mantenimento di quegli ecosistemi di particolare rilevanza.

Il vero problema nasce nelle città e, in genere, negli agglomerati urbani, dove l’equilibrio tra la presenza umana (con il cemento, l’asfalto, le infrastrutture, gli opifici, le attività) e gli ecosistemi tipici di quello stesso territorio è spesso compromesso per la prevalenza di interessi economici o di esigenze sociali, talvolta a causa di scelte antiche che scaturivano da una diversa sensibilità ambientalista.

Ma il verde pubblico delle città è parte integrante del capitale naturale di un paese e serve agli cittadini più di quanto essi siano soliti immaginare, rendendo quei servizi ecosistemici che generalmente si ritengono estranei alle realtà metropolitane, proprio quelle che, invece, ne hanno maggiore necessità.

Il verde urbano è infatti il polmone verde delle città, con i parchi, le aiuole, i viali alberati, le rotonde e le aree spartitraffico piantumate, che mitiga gli effetti del degrado e dell’impatto ambientale prodotto dalle attività umane, equilibrando il microclima e arricchendo la biodiversità.

Svolge una importante funzione sanitaria, favorendo la salute fisica e psichica anche per il suo effetto rilassante, e ha un preciso contenuto sociale, regalando ai residenti giornate all’insegna della natura e della tranquillità, oltre ai benefici economici per le professionalità che si occupano di progettare e gestire le aree verdi.

Molto importante è pure la funzione culturale del verde in città, con i giardini storici e i parchi botanici in cui i più giovani, soprattutto ma non solo loro, entrano a contatto con la natura e le scienze correlate.

Ma la funzione architettonica è senz’altro quella che più direttamente si apprezza perché impreziosisce il volto delle città, costituendo l’arredo urbano la cui presenza è fondamentale per mantenere l’equilibrio, anche dal punto di vista estetico, tra l’uomo e l’ambiente.

Nel 2013 una apposita legge, “Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani”, finalmente riconosce a livello nazionale l’esigenza di un Piano del verde urbano, progetto di estrema importanza ecologica ed economica nella gestione e nello sviluppo delle città, per attuare strategie di contrasto al degrado conseguente a una gestione del rapporto uomo-ambiente poco lungimirante e piuttosto “improvvisata”.

Lo sviluppo urbano deve essere in accordo con i principi cardine del protocollo di Kyoto, nell’ottica della sostenibilità, per far germogliare nei cittadini la consapevolezza del proprio patrimonio naturalistico.

Il Piano verde, in particolare, deve contenere tutte le azioni necessarie (pianificazione, progettazione, gestione, formazione degli addetti, manutenzione, produzione del materiale vegetale, scelta del materiale inerte e di arredo) per essere uno strumento unico che gestisca efficacemente il patrimonio paesaggistico, con professionisti formati per mantenere l’equilibrio ecologico ed economico dei territori comunali.

La legge istituisce espressamente il “Comitato per lo sviluppo del verde pubblico”, sostenuto del Ministero della Transizione ecologica, formato da professionisti, da rappresentanti delle Istituzioni e da esponenti del mondo della cultura, in modo da integrare differenti competenze ed esperienze, con lo scopo di verificare il raggiungimento degli obiettivi prefissati nella legge stessa, e che al riguardo presenta annualmente una Relazione sullo stato dell’arte nel nostro Paese.

Il Comitato si è dimostrato un utilissimo strumento di supporto al Ministero, ma anche al Legislatore per l’adozione delle decisioni politiche più adeguate, svolgendo tante diversificate attività per la formazione delle coscienze, l’approfondimento delle problematiche e l’individuazione delle strategie, proprio come nello spirito della legge istitutiva dell’organismo.

E noi, scendendo come si conviene dai massimi sistemi al nostro vissuto quotidiano, cosa possiamo fare? Informiamoci sempre, per essere davvero utili alla risoluzione dei tanti problemi inerenti il verde urbano, quello più prossimo e quindi più banalmente alla nostra portata, quando intervengono associazioni di cittadini di varia origine per chiedere l’abbattimento o il mantenimento di alberi, la potatura o l’integrità delle piante, la conservazione o l’eradicazione di specie non gradite, la realizzazione di aree verdi oppure di parcheggi asfaltati secondo le esigenze del momento, evitando di mettere tante volte la nostra firma su petizioni apparentemente ineccepibili per il benessere della comunità ma che di scientifico hanno sovente molto poco o addirittura niente.

Il “Verde pubblico” è la nostra “Res publica”, che ci appartiene come l’orticello dietro casa, e dobbiamo proteggerlo e favorirne lo sviluppo affidandoci ai botanici e agli esperti, i soli che con le loro alte conoscenze possono tutelare al meglio l’interesse collettivo, a vantaggio dei singoli e delle nostre città.